Sassari – ATP, il biglietto per viaggiare sui bus diventa elettronico
Villacidro – I vincitori del Premio “Giuseppe Dessì”
Il trentasettesimo Premio Dessì ha espresso i suoi verdetti: Fabio Stassi con il romanzo “Mastro Geppetto” (Sellerio) e Valerio Magrelli con la raccolta “Exfanzia”, sono rispettivamente i vincitori delle due categorie, narrativa e poesia, in cui si articola il concorso letterario intitolato all’autore di “Paese d’ombre”
Sabato 24 a Villacidro, la cittadina del Sud Sardegna dove Giuseppe Dessì aveva le sue radici, la cerimonia di proclamazione e premiazione, condotta da Neri Marcorè, ha visto sul palco della Palestra di via Stazione, insieme ai due “supervincitori”, gli altri finalisti: Paolo Colagrande con “Salvarsi a vanvera” (Einaudi) e Raffaele Nigro con “Il cuoco dell’imperatore” (La Nave di Teseo) per la narrativa; Silvia Bre con “Le campane” (Einaudi) e Mary B. Tolusso con “Apolide” (Mondadori) per la poesia.
Nel corso della serata, intramezzata dagli interventi musicali del cantautore tabarchino Matteo Leone, sono stati consegnati anche i due premi speciali che, come sempre, affiancano quelli propriamente letterari: alla drammaturga e regista Emma Dante il Premio Speciale della Giuria, al giornalista e scrittore Matteo Collura e all’attore e regista Michele Placido il Premio Speciale della Fondazione di Sardegna.
Vincitori e finalisti del concorso letterario sono saliti sul podio del Dessì dopo la selezione operata dalla giuria tra le 267 le opere pervenute entro la scadenza dello scorso 15 giugno (189 per la narrativa e 78 per la poesia); giuria presieduta da Anna Dolfi (massima studiosa dell’opera di Dessì) e composta da Duilio Caocci, Giuseppe Langella, Giuseppe Lupo, Luigi Mascheroni, Gino Ruozzi, Stefano Salis, Gigliola Sulis e dal presidente della Fondazione Dessì, Antonello Angioni.
Fabio Stassi e Valerio Magrelli, che si aggiudicano l’assegno di cinquemila euro previsto per i vincitori (agli altri finalisti vanno in dote millecinquecento euro), iscrivono dunque i loro nomi nell’albo d’oro del Premio Dessì accanto a quelli di chi li ha preceduti sul gradino più alto delle trentasei edizioni precedenti: Salvatore Mannuzzu, Maria Corti, Nico Orengo, Laura Pariani, Marcello Fois, Sandro Onofri, Andrea Vitali, Giulio Angioni, Michela Murgia, Niccolò Ammaniti, Sandra Petrignani e Marco Belpoliti, tra gli altri scrittori, e poeti come Silvio Ramat, Maria Luisa Spaziani, Elio Pecora, Alda Merini, Giancarlo Pontiggia, Patrizia Cavalli, Eugenio De Signoribus, Gilberto Isella, Maria Grazia Calandrone, Patrizia Valduga e Maurizio Cucchi.
«Il romanzo Mastro Geppetto di Fabio Stassi (Sellerio editore) è una contro – favola, un apologo di sofferenza e di disperazione. Esemplare per intensità e scavo sociale e morale» recita la motivazione della Giuria per il premio andato al romanzo dello scrittore romano, classe 1962. «Nel libro di Stassi, Geppetto è la vittima predestinata, un uomo burlato e messo in croce, tra tradizione letteraria della beffa toscana di età umanistica e ottica evangelica, marginalità e segregazione. (…) Geppetto è l’uomo solo per eccellenza, senza figlio, senza amici, senza fate. Gli unici che lo aiutano e lo sostengono sono altri miserabili come lui. Uno dei molti meriti di Stassi è di avere portato fino in fondo questa parabola, senza lieto fine, evitando quella “pornografia rosa” denunciata tante volte da Ennio Flaiano. Pertanto romanzo di grande rigore morale sostenuto da uno stile asciutto eppure mosso e partecipe, mimetico nel seguire e rappresentare il percorso verso l’abisso compiuto dal protagonista, maschera triste e nello stesso tempo sorprendente pagliaccio. I riferimenti culturali, letterari e cinematografici, possono essere tanti. Ma altro merito di Stassi è di averli rivisitati e rielaborati in modo originale, imprimendo loro forza personale e potenza etica. Unite a una ragguardevole espressività linguistica».
«Valerio Magrelli è una delle voci più riconoscibili e accreditate del panorama poetico contemporaneo» si legge invece nella motivazione del premio assegnato al poeta, scrittore, traduttore e accademico, esperto in letteratura francese, anche lui nato a Roma, nel 1957: «Le poesie che ha raccolto in Exfanzia sono centrate sull’io, di cui registrano, in chiave totalmente anti-lirica e anti-idillica, soprattutto l’insofferente reattività di fronte alle occasioni quotidiane di frustrazione, di fastidio e di danneggiamento che la vita e la società ci largiscono nostro malgrado. (…) La poesia di Magrelli nasce da un trauma; se la vita è una “piaga”, la poesia è il “pus” che ne fuoriesce: uno dei pochi sollievi, ma inevitabilmente torbido, limaccioso, coi segni e i reperti della lotta sanguinosa, carico ancora di dolore. E questa è appunto la cifra riassuntiva di una scrittura solo apparentemente estemporanea e umorale, in realtà sorvegliatissima e capace di ogni escursione metrica e linguistica: quella cui sembra alludere, raccogliendo una suggestione etimologica, il titolo del libro, perché, se l'”infante” è il bimbo che non ha ancora imparato a parlare, l’ex-fante è l’uomo che, avendo subìto troppe crudeltà dalla vita, non può più parlarne in termini lusinghieri, celebrativi, con la solennità prevista dal verbo latino fari, anche se la condanna a soffrire senza motivo, legato a una ruota di tortura, che è il sentimento stesso della vita per Magrelli, aleggia sui suoi testi come il “fato”».
«Il percorso di Emma Dante è stato sempre contrassegnato da grande forza, originalità e coraggio» è scritto nella motivazione del Premio della Giuria andato alla regista, attrice, drammaturga e scrittrice palermitana, classe 1967. «Attenta alla realtà sociale, ai mondi familiari, Emma Dante ha sempre raccontato nelle sue pièces la fatica del vivere e la realtà di mondi poveri e degradati, mescolando sapientemente il tragico con il grottesco e la denuncia con la pietas. (…) Riconoscendo all’unanimità a Emma Dante il Premio Speciale 2022, la Giuria del Dessì ha voluto sottolineare la sua straordinaria, inventiva e coinvolgente attività di drammaturga e regista, attestare l’ammirazione per la sensibilità e la dolente umanità delle sue storie, e complessivamente mettere in risalto la forza di una vocazione e di una passione civile che hanno fatto della sua figura di donna intelligente e risoluta un modello e un sicuro punto di riferimento anche per le più giovani generazioni».
Il nome di Emma Dante è oggi iscritto nell’Albo d’oro dei Premi della Giuria, al fianco di personalità del calibro di Luigi Pintor, Sergio Zavoli, Alberto Bevilaqua, Arnoldo Foà, Francesco Cossiga, Marco Pannella, Piero Angela, Ascanio Celestini, Mogol, Philippe Daverio, Toni Servillo, Piera Degli Esposti, Salvatore Settis, Remo Bodei, Ernesto Ferrero, Claudio Magris, Luciano Canfora e Dacia Maraini.
Si aggiungono invece a quelli di Vinicio Capossela, Giacomo Mameli, i Tenores di Neoneli, Carlo Ossola, Massimo Bray, Vittorino Andreoli, Ferruccio de Bortoli, Tullio Pericoli, Lina Bolzoni, Andrea Kerbaker, Renata Colorni e Nicola Piovani, i nomi di Matteo Collura e Michele Placido nell’Albo d’oro del Premio Speciale della Fondazione di Sardegna: «Dal libro al film. Il gioco delle parti: vita straordinaria di Luigi Pirandello di Matteo Collura (Longanesi 2010; TEA 2013), diventa un film diretto da Michele Placido, del quale gli stessi Collura e Placido sono gli sceneggiatori»: comincia così la motivazione del Premio assegnato al giornalista e scrittore siciliano e all’attore e regista di natali pugliesi: «Il film che mancava, questo sulla vita del drammaturgo premio Nobel, nato dall’intesa perfetta tra lo scrittore e il cineasta. Da lungo tempo Michele Placido aveva in animo di girare un film sulla vita di Luigi Pirandello e il momento è arrivato con la lettura della biografia-romanzo di Matteo Collura. Dal regista e dallo scrittore apprendiamo che finalmente verrà fatta luce sulla vita di Pirandello: sul suo fascismo, tutt’altro che episodico e ambiguo, sulla follia della moglie Antonietta, sul rapporto con i tre figli, di cui fu al contempo vittima e carnefice, sull’amore ossessivo e a senso unico per l’attrice Marta Abba, sua splendida musa e sua dannazione».
Completato il percorso della trentasettesima edizione del Premio Dessì con la cerimonia di sabato, la settimana culturale villacidrese propone ancora un ultimo appuntamento domani sera (domenica 25 settembre): protagonista Grazia Di Michele, di scena alle 21.30 a Casa Dessì (o nella Palestra in via Stazione in caso di maltempo) con il recital “Le ragazze di Gauguin”, in cui la cantautrice romana, accompagnata da Fabiano Lelli alla chitarra, ripercorre il repertorio dell’album omonimo, uscito nel 1986; una musica d’autore al femminile, ispirata dal celebre quadro del pittore francese Le ragazze di Tahiti, fatto del tutto nuovo in Italia. Anche musicalmente l’album è controcorrente: tutte le canzoni sono suonate con strumenti originali e le sonorità sono molto mediterranee, mentre in quegli anni si impongono musica campionata e sonorità elettroniche.
il trentasettesimo Premio “Giuseppe Dessì” è promosso dalla Fondazione Giuseppe Dessì e dal Comune di Villacidro con il patrocinio del Consiglio Regionale della Sardegna, dell’Assessorato Regionale della Pubblica Istruzione, della Fondazione di Sardegna, del Ministero della Cultura e del GAL Linas Campidano.
Informazioni e aggiornamenti sul Premio Dessì e i vari appuntamenti in programma sono disponibili al sito (www.fondazionedessi.it) e alla pagina Facebook (www.facebook.com/PremioLetterarioGiuseppeDessi) della Fondazione Dessì, mentre la segreteria organizzativa risponde ai numeri 0709314387, 3474117655, 3406660530, e all‘indirizzo di posta elettronica info@fondazionedessi.it.
* * *
FONDAZIONE GIUSEPPE DESSÌ
via Roma 65 • 09039 Villacidro (SU)
tel. 070 93 14 387 • 347 41 17 655 • 340 66 60 530
fax 178 22 18 462
E-mail: info@fondazionedessi.it
www.fondazionedessi.it
Motivazione Premio Dessì 2022 – Sezione Narrativa
Il romanzo Mastro Geppetto di Fabio Stassi (Sellerio editore) è una contro – favola, un apologo di sofferenza e di disperazione. Esemplare per intensità e scavo sociale e morale. In realtà la favola di Pinocchio è sempre stata piuttosto amara ed è stata edulcorata successivamente in prospettiva pedagogica. Come ben diceva Pietro Pancrazi nella presentazione del proprio Esopo, la letteratura favolistica di tradizione esopica poco concede alla consolazione. È una letteratura per adulti, di radicale bilancio esistenziale. Il libro di Stassi si colloca in questa alta scia moralistica, di letteratura che affronta di petto il tema del destino personale e collettivo. Il personaggio della favola non è pertanto Pinocchio ma Geppetto, l’uomo che cerca con tenacia una propria paternità, una sorta di laico san Giuseppe, che resta ai margini della storia pur essendosi prodigato con ogni mezzo per farla progredire.
Nel libro di Stassi, Geppetto è la vittima predestinata, un uomo burlato e messo in croce, tra tradizione letteraria della beffa toscana di età umanistica e ottica evangelica, marginalità e segregazione. Geppetto è l’uomo solo per eccellenza, senza figlio, senza amici, senza fate. Gli unici che lo aiutano e lo sostengono sono altri miserabili come lui.
Uno dei molti meriti di Stassi è di avere portato fino in fondo questa parabola, senza lieto fine, evitando quella “pornografia rosa” denunciata tante volte da Ennio Flaiano. Pertanto romanzo di grande rigore morale sostenuto da uno stile asciutto eppure mosso e partecipe, mimetico nel seguire e rappresentare il percorso verso l’abisso compiuto dal protagonista, maschera triste e nello stesso tempo sorprendente pagliaccio. I riferimenti culturali, letterari e cinematografici, possono essere tanti. Ma altro merito di Stassi è di averli rivisitati e rielaborati in modo originale, imprimendo loro forza personale e potenza etica. Unite a una ragguardevole espressività linguistica.
Per queste ragioni la giuria ha ritenuto il libro Mastro Geppetto meritevole del XXXVII premio Dessì per la narrativa.
Motivazione – Sezione Poesia
Valerio Magrelli è una delle voci più riconoscibili e accreditate del panorama poetico contemporaneo. Le poesie che ha raccolto in Exfanzia sono centrate sull’io, di cui registrano, in chiave totalmente anti-lirica e anti-idillica, soprattutto l’insofferente reattività di fronte alle occasioni quotidiane di frustrazione, di fastidio e di danneggiamento che la vita e la società ci largiscono nostro malgrado. L’esemplarità di questo libro, antipatico e coraggioso, sta proprio nell’interpretare e dar sfogo all’esasperazione impotente e rabbiosa che suscita nelle persone oneste e corrette il trovarsi, sole e smarrite, in un mondo di ladri e di piraña, alle prese, bene che vada, con gente ottusa e idiota. Magrelli non fa nulla per addolcire questa visione: il disprezzo, lo sdegno, l’odio, il livore, sono i sentimenti dominanti di una raccolta che trova proprio nel travaso di bile, salvo qualche raro intermezzo, il suo basso continuo, il suo registro unificante.
In conflitto col mondo, reso misantropo dall’accanirsi della vita contro di lui, il poeta ha sviluppato un’autentica fobia nei confronti di quanti gli hanno fatto “il sangue amaro”, come recitava già il titolo di una precedente raccolta, e non esita a scagliare contro di loro anatemi e maledizioni, augurandosi addirittura la morte piuttosto che doverli sopportare più a lungo. La poesia di Magrelli nasce da un trauma; se la vita è una “piaga”, la poesia è il “pus” che ne fuoriesce: uno dei pochi sollievi, ma inevitabilmente torbido, limaccioso, coi segni e i reperti della lotta sanguinosa, carico ancora di dolore. E questa è appunto la cifra riassuntiva di una scrittura solo apparentemente estemporanea e umorale, in realtà sorvegliatissima e capace di ogni escursione metrica e linguistica: quella cui sembra alludere, raccogliendo una suggestione etimologica, il titolo del libro, perché, se l'”infante” è il bimbo che non ha ancora imparato a parlare, l’ex-fante è l’uomo che, avendo subìto troppe crudeltà dalla vita, non può più parlarne in termini lusinghieri, celebrativi, con la solennità prevista dal verbo latino fari, anche se la condanna a soffrire senza motivo, legato a una ruota di tortura, che è il sentimento stesso della vita per Magrelli, aleggia sui suoi testi come il “fato”.
Motivazione Premio speciale della Giuria a Emma Dante
Il percorso di Emma Dante è stato sempre contrassegnato da grande forza, originalità e coraggio. Regista, attrice, drammaturga, fin dalla sua formazione all’Accademia di Arte Drammatica di Roma ha cercato di conciliare la cultura nazionale con le tradizioni, i testi, i dialetti (liberamente ricreati e interpretati) della sua Sicilia. Vicina al teatro d’avanguardia, giovanissima recepì la lezione dell’Odin Teatret, colpita dalle geniali proposte di Kantor. Ha poi lavorato con il Gruppo della Rocca e con Roberto Guicciardini; passando, dopo il laboratorio torinese, a nuove esperienze con Cesare Ronconi. Ognuno di questi incontri ha contribuito in modo determinante ma autonomo alla sua formazione, fino alla creazione, nel 1999, di una sua compagnia.
Attenta alla realtà sociale, ai mondi familiari, Emma Dante ha sempre raccontato nelle sue pièces la fatica del vivere e la realtà di mondi poveri e degradati, mescolando sapientemente il tragico con il grottesco e la denuncia con la pietas. Ma oltre a numerosi testi autonomi, ha saputo anche ideare spettacoli tratti da opere letterarie di successo sia del passato (la Medea di Euripide) che del presente (basti ricordare Dürrenmatt, García Márquez, Landolfi…), e creare regie divertenti e fantasiose per le settecentesche favole di Gasparo Gozzi. Importante anche la sua attività in campo musicale che, avviata con la regia della Carmen di Bizet, che inaugurò alla Scala la stagione 2009/2010, è proseguita con la Cenerentola di Rossini, il Macbeth di Verdi, l’Angelo di fuoco di Prokof’ef (per non citarne che alcune).
Spesso accompagnato da dibattiti e polemiche per l’anticonformismo e la provocazione, il suo impegno creativo l’ha portata a eccellere anche nel campo della scrittura narrativa (il suo primo romanzo vinse nel 2009 il Super-Premio Vittorini-Siracusa) e nel cinema. In particolare va ricordato il suo ultimo film (del 2019, ricavato da un suo testo teatrale), Le sorelle Macaluso, che ha avuto un importante successo di pubblico e critica, con il quale ha ottenuto il Nastro d’argento 2021 per la migliore regia.
Riconoscendo all’unanimità a Emma Dante il Premio Speciale 2022, la Giuria del Dessì ha voluto sottolineare la sua straordinaria, inventiva e coinvolgente attività di drammaturga e regista, attestare l’ammirazione per la sensibilità e la dolente umanità delle sue storie, e complessivamente mettere in risalto la forza di una vocazione e di una passione civile che hanno fatto della sua figura di donna intelligente e risoluta un modello e un sicuro punto di riferimento anche per le più giovani generazioni.
Motivazione Premio speciale della Fondazione di Sardegna a Matteo Collura e Michele Placido
Dal libro al film. Il gioco delle parti: vita straordinaria di Luigi Pirandello di Matteo Collura (Longanesi 2010; TEA 2013), diventa un film diretto da Michele Placido, del quale gli stessi Collura e Placido sono gli sceneggiatori. Il film che mancava, questo sulla vita del drammaturgo premio Nobel, nato dall’intesa perfetta tra lo scrittore e il cineasta. Da lungo tempo Michele Placido aveva in animo di girare un film sulla vita di Luigi Pirandello e il momento è arrivato con la lettura della biografia-romanzo di Matteo Collura. Dal regista e dallo scrittore apprendiamo che finalmente verrà fatta luce sulla vita di Pirandello: sul suo fascismo, tutt’altro che episodico e ambiguo, sulla follia della moglie Antonietta, sul rapporto con i tre figli, di cui fu al contempo vittima e carnefice, sull’amore ossessivo e a senso unico per l’attrice Marta Abba, sua splendida musa e sua dannazione.