Scherma – Orgoglio CUS Cagliari: il fioretto maschile va in B1

La straordinaria storia della terra dei Giganti e della loro preziosa bevanda: Sa Crannatza de Aristanis
Avete mai sentito parlare di antiche sculture risalenti alla Civiltà nuragica ritrovate casualmente nel marzo del 1974 nella penisola del Sinis, delimitata fra la baia di Is Arenas a Nord, ed il Golfo di Oristano a Sud? Recenti scoperte, hanno portato alla luce queste maestose effigie di guerrieri, che oggi si possono ammirare esposte nel museo di Cabras, in tutta la loro fierezza. Stiamo parlando dei Giganti di Mont’e Prama, imponenti sculture, dei colossi di pietra, rimaste sotto terra per diversi millenni. Ma le sorprese non sono finite qui. Gli scavi in un’area poco più a Sud, hanno evidenziato altri aspetti, su come si svolgeva la vita quotidiana a quei tempi. Nuove testimonianze di resti organici e di semenze sono affiorate e hanno così permesso di risalire verosimilmente al tipo di alimentazione e all’agricoltura al tempo dei Nuragici.

Una storia arcaica quella della Sardegna che non smette mai di stupirci. Nella nuova strada provinciale tra Oristano e Cabras, è stato rinvenuto nel 2008 un sito nuragico denominato Sa Osa. Gli scavi si sono susseguiti per circa otto mesi, tra il 2008 e il 2009, sotto la direzione della Soprintendenza Archeologica di Cagliari e di Oristano con la collaborazione delle Università di Cagliari e Sassari.

All’interno del sito sono stati rinvenuti alcuni pozzi e fosse, utilizzati per l’approvvigionamento e la conservazione delle derrate alimentari. Tra i residui di vasellame ceramico, sono emersi rimanenze di orzo, lenticchie, grano duro, fave, piselli e semi di frutto come mora, sambuco, fico e uva. All’interno di queste buche, si era creato l’ambiente favorevole per la conservazione di materiali, di origine vegetale e animale. I semi d’uva, sottoposti ad una analisi al carbonio -14, hanno permesso di datare i vinaccioli tra il 1303-1126 a.C., una importante scoperta che riscrive la storia e che evidenzia l’antica coltura della vite in Sardegna.
Quando i romani giunsero nel territorio, trovandosi di fronte una vite ignota la definirono “vernaculum”, cioè vite locale. Tale nome latino veniva utilizzato, per indicare le viti autoctone a loro sconosciute. I Sardi pare quindi evidente, furono i primi a praticare la viticoltura nella zona Ovest del Bacino del Mediterraneo. I semi nuragici, sono stati messi a confronto dagli esperti, con le viti selvatiche della Sardegna e con le attuali coltivazioni presenti. Dopo un’attenta valutazione si è concluso che, i vinaccioli ritrovati appartengono alle varietà coltivate, che hanno una stretta relazione parentale con la vite selvatica. Il seme scoperto in Sardegna, sembra appartenere alle Cultivar a bacca bianca e raffigura connessioni genetiche, con le piante della Vernaccia e della Malvasia isolana. Praticamente sono simili ai vitigni, oggi diffusi nella parte Centro-Occidentale e Sud dell’isola.
La Vernaccia di Oristano, è l’orgoglio dell’enologia sarda. Prima DOC riconosciuta della regione nel 1971, la sua particolarità è la maturazione ossidativa di almeno 3-4 anni in botti scolme, di rovere o castagno. La presenza di ossigeno, favorisce la risalita dei lieviti sulla superficie del vino, creando un caratteristico velo denominato “flor”. La particolare muffa, contribuisce a formare l’aroma tipico della Vernaccia, definito con l’antico termine dialettale “murrai”. Questo singolare affinamento, avviene ancora oggi, nelle tradizionali “cantine oristanesi di paglia e fango” dal caratteristico tetto in coppi poggiati su cannicciato.

Mappa del Disciplinare delle zone di Produzione “UVE VERNACCIA”
L’area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Vernaccia di Oristano, si estende sulle colline dell’omonima provincia di Oristano situate al Centro-Ovest della Sardegna, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all’espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.

La Zona di Produzione comprende il territorio dei comuni di: Siamaggiore, Zeddiani, Baratili S. Pietro, Nurachi, Riola Sardo, Oristano (con le frazioni Nuraxinieddu, Massama, Donigala Fenugheddu, Silì), Santa Giusta, Palmas Arborea, Cabras (frazione Solanas), Simaxis (con la frazione S. Vero Congius), Solarussa, Ollastra, Zerfaliu, Tramatza, Milis, S. Vero Milis e Narbolia.
Le caratteristiche della Vernaccia sono determinate da molteplici coefficienti. Le Componenti che contribuiscono sono: una stretta connessione con fattori umani, il microclima della Bassa Valle del fiume Tirso e, la composizione geologica delle terre alluvionali della regione. Un eccellente mix di autori, che favoriscono alle uve di giungere alla giusta maturazione. Infine, l’equilibrio e il grado zuccherino dei frutti, conferiscono al vino la struttura ottimale e la giusta armonia.

Da questo vitigno tipico si ottiene anche un bianco giovane, che viene commercializzato con il marchio IGT “Valle del Tirso”. Sono diverse le varietà, che possono essere acquistate nelle enoteche. Tra gli scaffali si trovano alcune tipologie e la classificazione e espressa, in base alla lavorazione e all’invecchiamento del prodotto. Sono: Vernaccia di Oristano (Vino Bianco), Vernaccia di Oristano Superiore (Vino Bianco Superiore), Vernaccia di Oristano Riserva (Vino Bianco Invecchiato), Vernaccia di Oristano Liquoroso (Vino Bianco Liquoroso).

Versandolo nel calice, ci appare ricco di sfumature dal colore ambrato, con complesse sensazioni olfattive maderizzanti. Dal punto di vista analitico ed organolettico, si presenta giallo, dorato intenso. Profumo delicato, alcolico, con sfumature di fiori di mandorlo e miele amaro. Il tutto al palato si amplifica. Sapore fine, caldo, una lunga persistenza gustativa, con leggero e gradevole retrogusto di mandorle amare nel finale. Può essere servito come aperitivo, se si tratta di un vino giovane. A seconda della tipologie e all’invecchiamento, la vernaccia si può abbinare con zuppe di pesce speziate, pesce di mare affumicato, pesce azzurro grigliato, bottarga e formaggi piccanti. Le versioni dolci sono ottime con pasticceria secca a base di mandorle o formaggi erborinati.

Nell’800 il docente Sante Cettolini, Preside della Scuola di Viticoltura e di Enologia di Cagliari scriveva in riferimento alla vernaccia: “…deve essere giudicata con i sensi…è il suo aroma che vale; è la delicatezza del suo assieme che conquista; è quel suo curioso sapore di frutta, di amarognolo, pieno di grazia che non vi stanca mai, anzi vi seduce…”Una descrizione poetica, che si addice a questo vino secco, dalla singolare personalità diffusa in tutte le espressioni sensoriali: visive, olfattive e gusto-olfattive.

I produttori delle aziende vitivinicole oristanesi, durante l’anno organizzano numerosi eventi. Offrono degustazioni ai turisti e a chiunque sia interessato a trascorrere del tempo tra le numerose cantine e poderi sparsi nel territorio.
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