Serie D – Latte Dolce tra gruppo e difesa: coperta corta, ma le soluzioni non mancano
Torrida estate, quando il sole uccide i neuroni ma non i ragni
Il caldo dialogo fra un volo liberista e una argiope lobata che vorrebbe costruire la sua tela sulla vela di un parapendista
Una argiope lobata è venuta a farmi visita in una giornata di sole dedicata al volo. Sono pensionato, anche lei (o è un lui?) non deve essere più giovane, ma forse ha voglia di avventura. Non posso portarla in volo con me, non posso proprio, anche se la bellezza del ragno (ragna?) è sconvolgente, troppo. Fa quasi paura. Lo ammetto, sono impressionato e mentre la guardo mi chiedo: il suo morso è velenoso? e le sue zampette? Non lo so. Non la tocco. La sua forma, le sue sinuose curve non mi piacciono, così gentilmente le ho chiesto di scendere. E lei? manco per niente, è rimasta lì a controllare, mi è sembrato di capire, ogni mio movimento.
Lei mi sta guardando? non posso dirlo: non so dove sono i suoi occhi (ne ha due o più?). Mi sconvolge un pensiero, anche lei è carne come me, schiacciarla sarebbe come schiacciare un po’ me. Il coraggio di prenderla con la punta delle dita non c’è l’ho. Devo volare. Per favore togliti di lì, non voglio farti del male. Basta la uccido: è deciso. Mi fermo, mi procura pena anche pensare di farle lasciare questo mondo di lacrime, che però a lei sembra piacere. Mi procuro un filo d’erba secco, la spingo giù dalla tela della vela. Risultato? Lei risale. E ora? Il tempo scorre e io voglio volare.
Decisione presa, volo con lei, ma se poi cade e ha famiglia da mantenere? Come faranno i suoi figli (ma poi è una femmina?), a me non sarebbe piaciuto morire in questa situazione. Morire, così, a bocce ferme, non mi fa paura, ma morire adesso mi prenderebbe un po’ male. Certo, se ci fosse un futuro nell’aldilà la mia riflessione potrebbe essere diversa, ma nessuno, è noto, è tornato dall’altro mondo per spiegarmi come vanno le cose dall’altra parte del muro. Cara ragna (a me sembra proprio una femmina) vattene da sola, non darmi tutti questi problemi morali ed esistenziali, ché sono vecchio e in pensione. Sai volare? Puoi tessere in fretta e furia il filo, ti agganci a me, e il gioco è fatto. Come funziona il tuo filo? Da dove lo sputacchi? Dopo lo cerco in Google, ma adesso levati di lì.
Cala la sera. E io non ho volato. Mi devo adirare, o mi ha salvato la vita? Forse oggi il parapendio mi avrebbe tradito? Allora, forse, lei si è rivelata per darmi ancora qualche chance: mi piace crederlo, così torno a casa con cuor leggero e senza risentimenti. Cara ragna, ci rincontreremo in questa terra? Credo di no, ma ti cercherò ogni volta che andrò a volare a Guroneddu (Gonnesa), per ringraziarti. Chissà cosa direbbero mia moglie e i miei figli se sapessero che ho parlato con te, per favore tieniti in serbo il nostro segreto. Addio. Mi gira la testa.