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Storie di Calcio – Salvatore Ghiggia Dettori, la luce del calcio di Castelsardo
In Sardegna di Salvatore Dettori ce ne sono diversi. Di Ghiggia Salvatore Dettori nessuno. Perché a Castelsardo e non solo tutti conoscono l’ex talento del calcio sardo con questo affettuoso soprannome, marchio di fabbrica di sapienza calcistica
Estrapolato da Alcide Ghiggia, la fortissima ala destra uruguagia, che mise a tappeto il Brasile il 16 luglio 1950, facendo diventare la Celeste campione del mondo, nel celebre Maracanazo. “In realtà era mio fratello soprannominato Ghiggia – sottolinea Salvatore Dettori –. Gli somigliava moltissimo. Poi quel soprannome venne appiccicato a me e tutti da bambino mi chiamano così”.
Salvatore Dettori, dagli anni 70 agli anni 90, è stato uno dei calciatori di maggior classe del calcio sardo. Nel ruolo di trequartista, specie agli inizi. In seguito regista puro e anche libero. Classe cristallina, tecnica, visione di gioco e gran tiro sono state le sue specialità. Senza dimenticare il suo micidiale calcio d’angolo, che Ghiggia sovente batteva direttamente in porta, forse meglio persino dell’ex calciatore del Catanzaro Palanca, segnando come quest’ultimo parecchie reti. Ben 8 nel campionato di Promozione del 1980-81, in quel fortissimo Castelsardo messo in piedi dal presidente locale Lorenzoni, che aveva tra le sue fila calciatori come Valeri, Fusar, Coni e Barria, solo per citare alcuni nomi.“Finimmo terzi – precisa Ghiggia Dettori – dietro il Sorso e la Nuorese. Quelli erano campionati fortissimi, senza fuori quota, con tanti calciatori che oggi farebbero i professionisti”. Salvatore Dettori ha giocato sino a 42 anni: Castelsardo, Torres, Alghero, Arzachena, Ilva, Tempio, Valledoria tra le sue squadre.
“Smisi a 42 anni vincendo un campionato di Terza Categoria ad Erula”. Circa 700 partite per oltre 200 reti. Dalla serie C alla Prima Categoria. Sempre da protagonista. Con giocate che facevano cambiare le partite.“Un calcio diverso – aggiunge lui –. Con più talenti. Più genuino e penso più duro”. Per Ghiggia Salvatore Dettori nessuna scuola calcio ovviamente.“Non esistevano di certo negli anni 60 – sogghigna –. Io con i miei amici ho imparato in un campetto pieno di pietre a “Lu Pozzu”. E se eri bravo lì lo eri anche in un campo vero, che per noi era sempre in sterrato, con pochissimi campi in erba. Di sintetico non esisteva niente”.
Ghiggia è stato, senza il timore di smentita, il calciatore di maggiore talento espresso dal suo borgo natio. Giocatori di minor bagaglio tecnico hanno fatto fortuna in serie A. Ma questo è stato il destino di tanti calciatori sardi di allora, penalizzati dai trasporti e dalla mancanza di internet e di un mondo globalizzato. Per Ghiggia sono comunque arrivate tante soddisfazioni e riconoscimenti. A fine carriera, a 37 anni, Ghiggia fu tra i protagonisti della cavalcata vincente del Castelsardo in serie D. Allenatore Eppe Zolo. Doveva dare una mano, ma di quell’undici divenne invece una pedina fondamentale. Chapeu.
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