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Sassari | Intervista a Paolo Depperu, presidente dell’Azienda Trasporti Pubblici
Paolo Depperu, 46 anni, commercialista, riveste la carica dal 2020, padre di famiglia, di Ortueri e sassarese di adozione
Una vita divisa tra numeri, autobus, viabilità, imprese, social, focolare, per un impegno totalizzante. Come concilia questo full-time?
Appena mi alzo la mattina, penso a quello che dovrò fare tutto il giorno e cerco di farlo al meglio. Accettando l’incarico all’Azienda trasporti pubblici ho dovuto ovviamente tagliare molti impegni personali, la parte hobbystica della mia esistenza e, purtroppo, ho sottratto del tempo ai miei figli. Tutto quello che prima mi era concesso di fare oggi non mi è più possibile compierlo.
A cosa aspirava da bambino?
Ero convinto di seguire la strada tracciata da mio padre, un imprenditore con attività fiorenti tempo fa nell’ambito dell’arredo urbano. A diciotto anni, dopo il diploma di maturità, dovevo compiere il servizio militare e decisi di fare domanda come ausiliario dei vigili del fuoco. Ma per una serie di vicissitudini mi andò male e presi la strada dell’università di Economia e commercio.
Deludendo suo padre?
I commercialisti li ha sempre frequentati assiduamente per via della sua professione. Ricordo che quando avevo otto-nove anni mi disse: “Fai quello che vuoi ma mai il commercialista”. Oggi però è contentissimo di me. E se svolgo questa professione lo devo, più che alla vocazione per i numeri, a quella per le imprese e al mondo di cui mio padre ha fatto parte.
Da due anni siede sulla poltrona più alta dell’Atp? Perché il sindaco Nanni Campus ha scelto proprio lei?
Ho sposato il progetto politico di questa amministrazione, seguendo un percorso di circa un anno e mezzo prima delle Comunali. Credo che il primo cittadino abbia avuto modo di conoscermi in quel lasso di tempo come persona ma immagino che le mie competenze tecniche e la mia professionalità abbiano inciso nella decisione.
Che cosa le ha detto per convincerla?
Voglio ringraziarlo perché mi ha fatto un discorso da padre a figlio, dandomi coraggio, ed è stata di certo una buona arma di convinzione. Non mi sarei comunque tirato indietro visto che me l’ha chiesto lui.
Una curiosità: quante preferenze ha avuto alle elezioni?
160. Lo ritengo un buon risultato perché, di assicurato, avevo solo il voto di mia moglie. Tutti gli altri sono venuti da persone che mi conoscono, mi stimano e si fidano di me.
Quando si è insediato all’Atp cosa ha detto ai dipendenti?
Purtroppo sono arrivato a inizio pandemia, nel febbraio del 2020, e fare incontri di persona non era più possibile. Così sono stato costretto quasi sempre a comunicare per iscritto o video. Devo dire che mi manca molto il rapporto diretto anche se è vero che in azienda esiste un rapporto gerarchico, e io conferisco prima col direttore generale che poi deve relazionarsi coi dipendenti. Posso farlo pure io ma è più raro.
Dopo due anni come giudica il suo apporto all’azienda?
Almeno sufficiente, considerando che sono capitato proprio in una fase di emergenza che ha limitato tantissimo i miei progetti, altrimenti avrebbe potuto essere più che buono.
Lei appare spesso serafico e sorridente. Si adira mai? E cosa fa in quei casi?
Cerco di isolarmi, perché non voglio trasmettere sensazioni negative agli altri. Magari faccio un giro in macchina o una passeggiata. E’ comunque raro che accada. Sono convinto che ci sia sempre una soluzione a tutto, quindi cerco di non arrabbiarmi preferendo invece concentrarmi sulla risoluzione del problema.
Quali sono al momento i maggiori risultati ottenuti all’Atp?
Diversi. Citerei avere assunto trenta ragazzi, che hanno portato entusiasmo- mostrando tra l’altro subito un grande attaccamento all’azienda, oppure sottolinerei la trasformazione delle aree di fermata. Intanto ci aspettano nuove sfide come la riconversione della mobilità che deve essere sempre più sostenibile. E speriamo di ottenere nel prossimo futuro almeno qualche linea in città che rientri in questi parametri.
Lei è spesso presente sui social in modo non ingessato e non ha distinto il suo profilo pubblico da quello privato.
La mia è una comunicazione ironica e qualche volta irriverente anche se una delle mie priorità consiste nel non mancare mai di rispetto a nessuno. Affronto, per quel che mi riguarda, il problema della comunicazione social come l’esatta rappresentazione di quello che si è nella vita. Per cui io non posso essere un Depperu presidente Atp, scollegarmi ed essere poi quello privato. Io sono sempre io, cambia solo il tono dei post. Si dà leggerezza all’argomento che lo richiede e serietà quando è necessario. Dopodiché, io confido molto nella capacità di discernimento da parte di chi legge e gradirei la gente capisse che la vita ha mille sfaccettature.
A proposito di facebook. Talvolta vi compaiono delle rimostranze contro l’Atp. Come si comporta in quei casi?
Se la lamentela è fondata rispondo e convoco il personale presso l’azienda per avere maggiori informazioni sul disservizio. Non ho mai sottovalutato le critiche. Certo ci sono quelli che attaccano a caso, allora devo dare seguito. Quando mi si dice ad esempio che si è costretti a salire sui mezzi senza titoli di viaggio perché non ci sono le macchinette sugli autobus, rispondo che i biglietti si possono comprare dappertutto. Aggiungo anche che ci devono aiutare perché il progresso sia sostenuto. Se a Sassari la metà delle persone non paga il biglietto, come abbiamo scoperto aumentando i verificatori da quattro a quattordici, non si può pretendere che l’azienda investa. È un problema di giustizia sociale.
Proprio questo aspetto è uno di quelli coperti dalla campagna comunicativa affidata a Pino e gli Anticorpi.
E’ stata una scelta collegiale presa insieme al consiglio di amministrazione e al direttore generale con cui condivido ogni scelta. Abbiamo chiamato loro perché parlano un linguaggio universale, in grado di arrivare a chiunque, e sempre con l’obiettivo di educare la nostra utenza. Poi certo serve anche l’aspetto repressivo, e lì ci sono i verificatori, che hanno aderito alla nostra manifestazione d’interesse presentandosi come volontari e hanno poi seguito un corso regionale.
Il momento di maggiore difficoltà dal 2020?
Senz’altro la pandemia. Uno scenario sconosciuto che ci costringeva a prendere decisioni giorno per giorno.
Qualche mese fa un autista ha scongiurato un tentato suicidio dal ponte Rosello.
L’Atp è formata da tantissime persone notevoli dal punto di vista professionale e umano. Non era scontato il gesto del nostro autista che ha dimostrato una volta di più l’alto valore dei nostri dipendenti.
Di recente ho letto una critica rivolta proprio ai vostri autisti: “Li hanno presi alla Ferrari”?
Sul problema velocità ci stiamo lavorando. Non voglio difenderli per forza però credetemi che rispettare gli orari con un servizio di trasporto pubblico in mezzo al traffico, perlopiù privo di corsie preferenziali, non è semplice. Si trovano costretti a fare dei salti mortali affinché non ci si lamenti troppo. Ma è vero che ci sono delle difficoltà, tant’è che ai nuovi ragazzi, tutti sui trent’anni e che possono fare 120 ore di formazione all’anno, stiamo facendo dei corsi anche su questi aspetti. Ad esempio con lezioni di fisica, per far loro capire che un’accelerazione in partenza può creare dei disagi a chi sta in piedi. Ci vorrà del tempo però perché queste abitudini cambino.
Esiste qualcuno a Sassari a cui sta antipatico Paolo Depperu?
Probabilmente. Non li conosco personalmente. Ma se a qualcuno sto antipatico vuol dire che non mi conoscono, io sono una persona abbastanza serena. Mi preoccuperei però se piacessi a tutti e devo dire che io non punto alla simpatia. I miei principi sono il rispetto e la lealtà.
A che punto siamo con le sfide ecologiche?
Intanto preciso che non esiste azienda ora come ora che non punti al green. A oggi abbiamo strumenti messi a disposizione dal ministero- piano nazionale della mobilità sostenibile e del pnrr- che ci consentono, coi piani quinquennali, di fare i primi passi e siamo a un punto di svolta. Nel 2023 avremo almeno la linea centrale, la 8, fornita da mezzi elettrici. Ci saranno altri passi, compresi dei progetti col consorzio industriale e l’eventuale conversione dei nostri mezzi a biometano. Nutriamo un grande entusiasmo in questo senso, un entusiasmo che deve però collimare con le risorse disponibili.
Si parla molto di body-cam, le mini-telecamere portate dal personale sui mezzi.
Stiamo risolvendo gli ultimi ostacoli per la privacy. Sarà uno strumento adatto a scongiurare l’eventuale presentazione di false generalità da parte del passeggero. Molti infatti sono sprovvisti di documenti e attraverso le immagini scattate siamo in grado di risalire all’identità.
Lei ha due figli piccoli. Cosa pensano del suo lavoro?
Devo fare un distinguo. Il grande, che ha sette anni, sa che faccio il commercialista e il presidente dell’Atp. Il piccolo invece è a conoscenza del fatto che “vado in studio e che ci sono in città un sacco di autobus bianchi di babbo”. Tanto che talvolta la mattina mi chiede: “Oggi vai a guidare l’autobus?”
Nell’immagine profilo su facebook punta il fucile contro un obiettivo. A chi spara?
A questa situazione pandemica che spero ci siamo lasciati alle spalle. Non ne possiamo più anche in azienda, viste le conseguenze sul fatturato. Basti pensare che nel 2020 abbiamo ridotto del 90 % la bigliettazione.
Non sarebbe il caso che lasciassimo la macchina a favore dei bus?
Assolutamente sì. Stiamo lavorando perché la nostra utenza aumenti e si adatti a una scelta conveniente ed ecologica. Ma non posso biasimare chi usa ancora la macchina in città perché le condizioni del trasporto pubblico a Sassari al momento non sono ottimali.
Ha ancora fiducia nell’umanità quando vede l’ennesima pensilina degli autobus vandalizzata?
Devo averla. Poi vado sui social per comunicare quel che è avvenuto, per adirarmi o sdrammatizzare.
Tra due anni avverrà l’avvicendamento con il prossimo presidente dell’Atp. Cosa vorrebbe le venisse detto?
Mi basterebbe sentirmi dire un grazie.