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Sardi volete arruolarvi? Rinunciate ai tatuaggi
Lo stato maggiore dell’Esercito il 7 marzo ha avviato un censimento paventando sanzioni disciplinari e citando “l’uomo delinquente” descritto nel 1876 da Lombroso”. Cosa faranno i parà o i ragazzi della Brigata Sassari. Il commento di Luca Marco Comellini
Di Paolo Salvatore Orrù
“I tatuaggi per moltissimi militari sono un segno distintivo e di appartenenza al reparto. Si pensi ad esempio ai ranger o ai paracadutisti della brigata Folgore o della Brigata Sassari. Reparti d’élite dove il tatuaggio non è solo un simbolo di appartenenza ma è una tradizione, eppure lo stato maggiore dell’Esercito lo scorso 7 marzo ha avviato un nuovo censimento, paventando sanzioni disciplinari e citando “l’uomo delinquente” descritto nel 1876 da Lombroso“, ha spiegato a City&City Luca Marco Comellini, segretario del Sindacato dei militari.
L’incipit spiega già quasi tutto: è in corso una guerra contro un segno distintivo, abbastanza comune, oltre che nei già citati reparti, anche fra i marinai, dove l’àncora spesso è impressa sulla spalla o in qualche altra parte recondita del corpo. “È evidente che le menti eccellenti dello stato maggiore dell’Esercito che hanno dato il via a questa nuova battaglia contro i tatuaggi non hanno nulla di più importante e serio da fare altrimenti non avrebbero perso tempo e soldi dei contribuenti per obbligare il personale, uomini e donne della forza armata, di sottoporsi a un nuovo censimento per scovare eventuali tatuaggi presenti su qualsiasi parte dei loro corpi che siano incompatibili con quanto previsto dalla direttiva, cioè che abbiano contenuti osceni, con riferimenti sessuali, razzisti, di discriminazione religiosa o che comunque possano portare discredito alle Istituzioni della Repubblica Italiana ed alle Forze Armate“, ha spiegato il sindacalista romano.
In questi giorni è tornato in auge Marco Ezechia Lombroso, chiamato Cesare, medico, antropologo e giurista, da alcuni studiosi considerato il padre della criminologia.
Per essere al massimo riassuntivi: Lombroso sosteneva che – al contrario di Jean Jacques Roussea, che lo legava all’ambiente sociale – si diventa criminali per nascita. E, sempre per lo scienziato di Verona, il comportamento criminale sarebbe insito nella caratteristiche anatomiche. Addirittura, qui d’accordo con Niceforo e Orano, l’intera Sardegna (e non solo i nuoresi) apparterrebbero a una razza delinquenziale, biologicamente inferiore.
“Purtroppo anche in questa crociata contro la più antica forma di espressione della personalità umana il vertice dell’Esercito non si fatto alcuno scrupolo nel citare, tra i riferimenti storici e sociali, anche il saggio l’uomo delinquente pubblicato nel 1876 da Lombroso avendo grande cura di precisare che l’autore “mette in stretta correlazione il tatuaggio e la degenerazione morale innata del delinquente: il segno tatuato è ritenuto fra quelle anomalie anatomiche in grado di far riconoscere il tipo antropologico del delinquente”.
“Secondo il Lombroso – prosegue l’arguta disposizione dello Stato Maggiore dell’Esercito -, il delinquente nato mostra specifiche caratteristiche antropologiche che lo avvicinano agli animali e agli uomini primitivi e l’atto di tatuarsi di criminali recidivi è sintomo di una regressione allo stato primitivo e selvatico”, ha commentato Marco Comellini.
Insomma, gli insegnamenti degli illuministi con questa richiesta di censimento tatuaggi sono finiti nel dimenticatoio. Il segno dei tempi e delle nuove politiche? Giudichino i lettori, noi non siamo autorizzati a commentare. “A prescindere dalla liceità o meno delle modalità con cui viene effettuato il censimento riteniamo che questa sia l’ennesima azione dei vertici dell’Esercito sintomatica di una pericolosa deriva antidemocratica d’altri tempi dalla quale riteniamo di dover prendere le opportune distanze.
Per questi motivi, nell’invitare gli uomini e le donne dell’Esercito a prendere le opportune distanze da simili atti di arroganza e quindi a restituire al mittente, senza compilarla, l’assurda dichiarazione sulla presenza di tatuaggi sul corpo, riteniamo anche di dover invitare il Capo di Stato maggiore dell’Esercito prima a prendere severi provvedimenti nei confronti dell’autore di tale assurda disposizione e poi a chiedere scusa agli uomini e alle donne della forza armata che sfoggiano con orgoglio sui loro corpi i tatuaggi come libertà di espressione, individualità, unicità o spirito di corpo e appartenenza al reparto nel quale servono con onore e fedeltà la nazione, perché, ancorché indirettamente, ha inteso paragonarli a “l’uomo delinquente” descritto da Cesare Lombroso, ha concluso Comellini, conduttore su Radio Radicale di Cittadini in Divisa.