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“Princìpi che si incontrano”: lotta e pensiero nel judo e nel jujutsu
I maestri Giancarlo Bagnulo e Alex Giorgi grazie alla lungimiranza dei maestri Antonello Corona e Giuseppe Giglio hanno “seminato” nell’ACSI un nuovo modo di intendere le arti marziali
Di Paolo Salvatore Orrù
Il seminario di Judo-Ju Jitsu che si è tenuto nelle palestre di Guasila (Judo Club Trexenta) e di San Gavino (Dojo Sen No Sen) il 28 e il 29 gennaio scorso ha rappresentato una occasione rara (ma che a detta degli organizzatori non resterà unica) per capire dove e come le due arti marziali si incontrano e si possono evolvere. E in questo senso il “titolo” dello stage – Principi che si incontrano – è stato senza dubbio azzeccato, grazie soprattutto ai maestri Giancarlo Bagnulo (ju jitsu) e Alessandro Giorgi (judo), che hanno saputo portare avanti il tema proposto con competenza. Del resto, sono maestri che possono essere annoverati tra il meglio del gota delle due discipline. Va subito detto, lo stage ha avuto un notevole successo: perché scuole che non si erano mai incontrate hanno avuto finalmente, anche grazie alla lungimiranza dei maestri Antonello Corona e Giuseppe Giglio, la possibilità di confrontarsi.
“L’obiettivo dei nostri seminari”, ha spiegato Corona, “è sempre stato quello di incontrarsi e confrontarsi, in un continuo scambio di informazioni, per ampliare la reciproca formazione. In quest’ultimo incontro, il coordinamento arti marziali ACSI Cagliari-Oristano ha chiesto a Bagnulo e Giorgi di lavorare sui principi di due discipline che hanno molto in comune (anche se in tanti le ritengono totalmente diverse). Riteniamo che l’obiettivo sia stato raggiunto, non solo per la partecipazione di scuole provenienti da diverse parti dell’isola, ma soprattutto per l’interesse mostrato dai praticanti, che hanno praticato e vissuto sul tatami i principi comuni che entrambe le discipline hanno, e che si possono riassumere sottolineando la loro essenza principale: entrambe sono un metodo di educazione fisica e mentale basato sull’equilibrio e sulla non resistenza”.
Le giornate di studio hanno soddisfatto anche prof Bagnulo. “Si sa che lo judo – ha spiegato il tecnico dell’ACSI – nasce dagli studi di Jigoro Kano, che ha tratto tantissimi insegnamenti dal più antico Ju Jitsu, ovvero dall’arte della cedevolezza. Il fondatore aveva infatti studiato e approfondito diverse scuole di JJ in particolare la tenshin shin’yo ryu, specializzata nella lotta corpo a corpo, strangolamenti e leve articolari, e la kito ryu, specializzata nelle tecniche di atterramento al suolo. Nel 1882, in quanto maestro esperto, fondò la sua Scuola che prese il nome di Judo Kodokan, che significa: scuola dove si insegna la via della cedevolezza. Va da sé che lo ju jitsu non ha più le finalità guerriere di una volta e abbinare lo studio del judo, come esperienza educativa, a quella del ju jitsu, con finalità di autodifesa, chiude il cerchio”.
Lo judo è il fratello minore dello ju jitsu, se si ha riguardo per l’età, ma i principi delle due arti marziali sono imparentati tra loro. Per lo judoca Giorgi, le arti marziali sono, oltre che lotta, anche filosofia: “Credo che anche lo judo – ha spiegato in bellissimo articolo pubblicato da alpeadriajudo.it – possa essere un buon sostituto del mito, ecco perché va insegnato a tutti: tutto ciò che riguarda i giovani è formazione, tutto quello che riguarda i non più giovani è educazione permanente. Come si può insegnare il senso del rispetto, dell’amicizia, del coraggio, dell’impegno, della fiducia in sé stessi? Se ne può parlare? Si, forse, ma è più importante che ogni lezione di judo ruoti su questi concetti; è più importante recuperare il potenziale educativo del judo e trasmetterlo ad ogni livello. E si ritorna a lavorare sull’impulso, perché solo lavorando sull’azione (gesto + l’idea) si va a limitare l’impulso. A mio modo di vedere, le nostre azioni contengono pensieri e logiche (ho fatto questo per questo motivo, preferisco fare quest’altro per quest’altro motivo …) se il pensiero non si traduce in azione non è nulla, è solo una distorsione della mente, offuscamento. Lavorando sulle azioni e sulla loro logica teniamo a freno gli impulsi, per questo fare molto judo abbassa l’aggressività, perché lavora sulle azioni”. Judo e Ju Jitzu sono fratelli perché in tutte due le discipline “se il pensiero non si traduce in azione non è nulla“, ha concluso Giorgi.
Soddisfatto per i due giorni di stage e d’amicizia, anche Valerio Fadda, presidente del Comitato ACSI di Cagliari e vice presidente del comitato regionale ACSI (che in Sardegna conta tra i suoi affiliati circa 60 sodalizi che promuovono istituzionalmente discipline marziali): “Attraverso la recente costituzione del Comitato Regionale ACSI Arti Marziali, vogliamo centrare un obiettivo: promuovere il settore attraverso l’organizzazione di eventi di qualificazione per Tecnici e Atleti – manifestazioni sportive – momenti di confronto tra diverse discipline e/o differenti metodi di discipline medesime. Il denominatore comune di queste iniziative è “sinergia”, la promozione dello sport non ha colori o simboli, ecco perché gli eventi ACSI sono aperti e partecipati anche da sodalizi affiliati ad altri Enti o Federazioni”.