Serie D – Latte Dolce tra gruppo e difesa: coperta corta, ma le soluzioni non mancano
In libreria | Pasta ai ricci, un piatto che Roberto Orlandini tinge di giallo e di rosso sangue
Lo scrittore iglesiente non finisce di stupire, il suo nuovo romanzo, Le spine dal mare, avvince, convince e costringe a pensare. Il libro sarà presentato sabato 8 ottobre 2022 alle ore 18:00 presso il Teatro Electra dal professor Roberto Targhetta
Di Paolo Salvatore Orrù
“Un giorno veniamo informati che nessuno potrà più pescare i ricci della nostra costa, tranne un gruppo di pescatori che autorizzati dalla Regione possono depredare il mare contravvenire alle regole e portare i nostri fondali alla desertificazione, mentre gli abitanti del paese non potranno pescare nemmeno una quota minima per onorare la tradizione”: Roberto Orlandini non finisce di stupire, il suo nuovo giallo – Le spine dal mare – ambientato ancora una volta nella “sua” Portoscuso avvince, convince e costringe a pensare.
Forse perché i personaggi che lui ha raccontato esistono o sono davvero esistiti? Lo scopriremo solo leggendo. Così come nel corso del romanzo il lettore riuscirà finalmente a capire perché un marinaio esperto passa fra l’Isola dei Meli e l’ultimo lembo di costa della Sardegna che guarda a ovest, bordeggiando in un brandello di mare dove nessun navigatore degno di tale nome dovrebbe.
Ed è proprio quest’ultimo particolare, che può essere noto solo a chi sa di salsedine, di secche, di correnti e di naufragi, a mettere in subbuglio la mente analitica del medico detective di Orlandini. “Tutto il racconto si svolge nella mia mente come in un tempo reale. Non è che non conoscessi il nome dell’assassino quando ho cominciato a scrivere, ma avevo più la necessità di far emergere una sofferenza del paese che l’efferatezza dell’autore del delitto, tutta la storia si dipana in questo contesto. Quasi che il vero delitto fosse un altro”, suggerisce lo scrittore. Il vero colpevole, c’è sempre in un romanzo noir, a modo suo, è un’anima candida. Un vendicatore. Un Robin Hood dei disperati. Un uomo che lotta contro le istituzioni. Un anarchico. “Protagonisti del racconto tutto ad un tratto diventano lo Stato e la diffidenza suscitata da chi arriva ‘autorizzato’ in un piccolo paese per depredarne le coste”, sostiene il medico.
Lo Stato c’è, ma con un ottuso centralismo che non tiene conto delle differenze, nemmeno nella caccia” al riccio. “La vita di un piccolo paese non è quella della città. Noi viviamo di soprannomi, di tradizioni, della processione della nostra Madonna che attraversa il mare a bordo di un peschereccio con tutte le barche del porticciolo che la seguono, viviamo delle nostre tradizioni culinarie. cuciniamo i brabacciali del tonno i loro stomaci, pezzi della torina che non trovano posto sui banchi dei mercati e, dulcis in fundo, i ricci”. I ricci sono così preziosi da meritare una guerra? Sì, quando “uno Stato, prepotentemente e senza mediazioni, infligge punizioni ingiuste e crea un ambiente di diffidenza, o peggio, favorisce una inevitabile borsa nera di quel prodotto”. Quando la pesca entra in fermo biologico, il divieto è valido per tutti, nessuno è escluso da quest’obbligo. Quando invece si parla di ricci questa presunta equità sembra non valere più.
La motivazione è financo ineccepibile: la protezione del mare, la difesa dei fondali, tutte cose giuste e sacrosante. La realtà è però, ha spiegato Orlandini, “inaccettabile: i ricciai sì la popolazione no, pena denunce penali e multe salatissime”. Ed è subito battaglia. Perché se c’è un gruppo di persone che depreda il mare, contro di loro si forma subito un ambiente ostile e quindi “un inevitabile contrasto con la popolazione, da qui il delitto”, ha commentato lo scrittore. Il romanzo è avvincente. “Un giall0 è una cosa relativamente semplice da scrivere ed architettare, se lo si scrive dalla fine. Questo è più o meno il lavoro che svolge lo scrittore. La prima scena che si concretizza nella fantasia è quella in cui I ‘intrico della trama trova la sua spiegazione, l’assassino è svelato e regna una lettura logica di tutto il racconto, basta dunque, solamente descriverla, facilitati dal sapere a priori come andrà a finire”, ha detto ‘ermeticamente’ Orlandini.