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Niki Grauso acquista il quotidiano L’Unione Sarda 15/24
Nel 1985 L’Unione Sarda viene acquistata da Niki Grauso con i proventi di Videolina e il sostegno della Spi, concessionaria nazionale di pubblicità. Per il suo arrivo al giornale non si brinda con lo champagne. Il nuovo editore non gode della stima dello zoccolo duro del giornale, gente con la schiena dritta e poco propensa al signorsì.
Grauso però non va subito allo scontro, la priorità è il progetto di ristrutturazione della redazione di via Regina Elena. Grauso in ogni caso trova una situazione tranquilla garantita da un direttore stimato come Gianni Filippini, uno dei giornalisti più autorevoli della scuola Unione Sarda. Resterà in carica fino al marzo del 1986 per poi lasciare il posto a Fabio Maria Crivelli, un pezzo importante della storia del quotidiano che aveva già diretto per ventidue anni, dal 1954 al 1976. Seguiranno Massimo Loche, ex Unità, cacciato via dopo meno di un anno per un incidente di percorso con l’allora potente boss dei socialisti Giovanni Nonne. Quindi Cicci Clavuot, Antonangelo Liori, pupillo di Grauso. Giornalista bravo ma spregiudicato. La sua carriera verrà compromessa da una serie di vicende giudiziarie che lo porteranno in carcere. Quindi lo scrittore e intellettuale Bachisio Bandinu che sarà l’ultimo direttore della gestione Grauso dal 2 agosto 1999 al 7 settembre del 2000.
Pur essendo il più diffuso quotidiano dell’isola, L’Unione Sarda non aveva ancora cambiato i suoi antiquati mezzi di stampa. Era tra i pochi in Italia che ancora stampato con le macchine a piombo e le linotype. In poco tempo il quotidiano viene profondamente modernizzato con l’elettrificazione e la telematizzazione della stampa che sostituisce quella a piombo. La nuova proprietà costruisce un moderno impianto in viale Elmas, vicino all’aeroporto, con due rotative off-set in grado di stampare L’Unione con 40 pagine, anche a colori, e altri quotidiani nazionali ricevibili in via telematica. In questo periodo aumenta anche la vendita dell’Unione che si colloca tra i principali quotidiani italiani. Oggi nell’impianto di Elmas vengono stampati i giornali nazionali più importanti, fatta eccezione per Repubblica che utilizza il centro stampa de La Nuova Sardegna, a Sassari.
Il 4 dicembre del 1994 Grauso fonda Video on line, uno dei primi provider italiani, grazie al forte legame con il centro di ricerche CRS4 allora guidato dal premio Nobel per la Fisica, Carlo Rubbia. Con questa collaborazione Grauso mette online L’Unione Sarda che diventa il primo quotidiano in Europa consultabile via internet. Video on line ha purtroppo avuto vita breve. Enormi i costi di gestione e quelli che Grauso aveva dovuto sostenere per finanziare una capillare e onerosa campagna pubblicitaria, pesante il contratto con la Telecom. Il suo genio gli valsero stima e ammirazione incondizionate. Alla presentazione di Video on line a Cagliari e Sassari Grauso aveva al suo fianco Mikhail Gorbaciov e Nicholas Negroponte, guru americano dell’informatica, due personaggi che avevano intuito le potenzialità della creatura di Grauso. Ma nonostante gli sforzi dell’editore ogni tentativo di salvare la sua creatura fallisce. Nel 1996 la situazione debitoria diventa insostenibile e Grauso è costretto a cedere Video on line alla Telecom per una cifra che si aggirava intorno ai 60 milioni di euro.
Secondo la rivista “Storia e futuro” on line, “una delle motivazioni che spinsero Grauso a iniziare questa avventura fu la ricerca di nuove opportunità di impresa. In tal senso, la Rete rappresentava un rischio, ma anche una nuova frontiera che avrebbe potuto garantire risorse economiche aggiuntive rispetto a quelle del giornalismo della carta stampata, della radio e della televisione, mercati saturi ed in forte crisi di inserzionisti pubblicitari, di lettori, ascoltatori e telespettatori. L’editore sardo – si legge ancora nella rivista – comprese subito che la diffusione di Internet avrebbe potuto mettere in contatto milioni di persone sparse in tutto il mondo, trasformando in modo radicale il loro modo di vivere, lavorare, socializzare e realizzare affari economici”.
Purtroppo, oltre ai costi, vi era un altro fattore che forse Grauso non aveva valutato appieno. La novità di internet si era rivelata oscura, poco comprensibile insomma per buona parte degli utenti mentre tanti altri, dotati di un minimo di conoscenza del mezzo web, avevano capito di essere di fronte ad un progetto di rilevanza mondiale giunto però sul mercato in largo anticipo sui tempi di assimilazione della sua utilità. Video on line, minuscola azienda alla periferia di Cagliari, ha comunque conquistato una posizione di prestigio nella storia mondiale dell’web.
Grauso non rimane inattivo per molto. Amico personale di Lech Walesa, leader di Solidarnosc, il potente sindacato dei minatori e presidente della Polonia dal 1990 al 1995, indirizzò i suoi progetti editoriali su un paese in tumultuoso sviluppo. Acquistò e rinnovò giornali e televisioni rendendoli più competitivi e quando nubi improvvise e inattese si addensarono sulla Polonia vendette tutto e tornò a Cagliari. Nel 1998 Grauso sfida La Nuova Sardegna nella sua città, Sassari, con un nuovo giornale, Il Quotidiano. Scelta incomprensibile, ed è forse per questo che non me ne parlò. Mi chiamava Bartali perché ero un brontolone, non gli dicevo sì a tutti i costi e qualche volta gli dicevo pure no. Quell’avventura è andata come avevo previsto. Nel 2001 Il Quotidiano non era più in edicola.
Nel 2004 Grauso tira fuori un’altra idea editoriale, inizialmente legata al gruppo Epolis, che naufraga malamente. L’editore cagliaritano a questo punto ripiega su un giornale free-pay distribuito gratuitamente. Questa iniziativa, oltre a quella più vasta di Epolis, si sono concluse nel 2014 con il fallimento decretato dal tribunale di Cagliari. L’avventura di Niki nel mondo dell’editoria si avvia al termine.