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MUSICHE DAL CARCERE
di Gibi Puggioni
Piero Marras presenta “Le carte liberate”
Le prove di registrazione del suo nuovo Cd Piero Marras le ha già cominciate. Entro marzo l’opera dovrebbe essere pronta. Titolo di copertina, “Le storie liberate”. Dodici-tredici brani tratti da altrettante storie contenute nella monumentale opera di Vittorio Gazale e Stefano Tedde sugli archivi di tutte le carceri e colonie agricole dell’isola. Il titolo, “Le carte liberate”, dice molto sul lavoro prezioso di un gruppo di detenuti guidati da un archivista che ha consentito di recuperare migliaia di documenti e lettere bloccate nei cassetti dalla censura. Piero Marras le ha lette quando il lavoro di recupero era ancora in corso. Per lui è stato un tuffo in un mondo sconosciuto. Alcune storie lo hanno letteralmente rapito, coinvolto al punto che oggi guarda alla realtà carceraria, ai detenuti e ai loro custodi con “una sensibilità che non pensavo di avere”. È stato un attimo per lui associare alle parole le note musicali. Capire che quelle storie che appartenevano ai “reietti del reame” potevano essere“liberate” con la musica e il canto. Qualcuna delle canzoni l’ha composta subito. E quando l’opera libraria edita da Carlo Delfino è stata presentata nel museo della Tonnara a Stintino, Marras le ha cantate per la prima volta. “Se io potessi scrivere” è la storia dolorosa di Nello, caporal maggiore della brigata Nembo, condannato dal Tribunale militare straordinario di guerra a 15 anni di reclusione, interdizione dai pubblici uffici e degradazione del ruolo militare per aver rubato una pecora perché affamato. Mentre “Non ero io, lo giuro” è l’autodifesa di Marcello, matricola n. 555, condannato per tentato femminicidio; la più tragica è la vicenda di una giovanissima e ingenua guardia carceraria che aveva stretto amicizia con un detenuto della cui innocenza era convinto. Un giorno il direttore gli ordinò di accompagnare il recluso al lavoro. Un attimo di distrazione e l’agente pagò con la morte la sua generosità. C’è infine la corrispondenza d’amore di una giovane coppia, Nello, detenuto di origine umbra, ed Eleonora, una ragazza di
Piscinas.
Alcune decine di lettere intime traboccanti amore che anche questa volta la cecità della censura ha impedito giungessero al detenuto. Dentro una di queste c’era una foglia appassita di basilico e poche righe: “Ti invio questa foglia del basilico piantato da noi, odorala anche tu come ho fatto io! Ti bacio forte”.
La scoperta della realtà disumanizzante delle strutture carcerarie ha inciso profondamente nell’animo del cantautore.
Le sue canzoni sono per lo più storie di detenuti ma ce n’è una, “Fare l’agente di custodia”, che è dedicata al duro lavoro quotidiano degli agenti di polizia penitenziaria. “L’applauso che mi hanno dedicato nel carcere di Bancali detenuti e agenti al termine dellapresentazione del libro e l’esecuzione di alcune canzoni de “Le carte liberate” – ricorda Piero Marras – è stato per me un momento di grande gratificazione umana e professionale. L’ho sentito veramente sincero. Non lo dimenticherò”.