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Le navicelle nuragiche salpano di nuovo, l’arte di Mario Mocci indica la rotta
“Sono rimasto sorpreso e attratto dal lavoro artistico dei nostri antenati, come siano riusciti a scolpire con la padronanza che tutti ormai conoscono un materiale come il bronzo senza avere gli strumenti che oggi noi conosciamo resta davvero un mistero irrisolto”
Di Paolo Salvatore Orrù
La Dea Madre Mediterranea, i bronzetti, le navicelle nuragiche, l’Offerente o il Barbetta rinvenuto a Matzanni, in agro di Vallermosa (SU), le maschere fenicio-puniche, ma anche le ancestrali maschere dei carnevali sardi, le lucerne di epoca romana, la ceramica greca antica, sino ad a qualche richiamo all’iconografia cristiana: questi lavori, ma anche tanti altri che meriterebbero di essere citati (ma soprattutto visti), mostrano qual è la maestria dell’artista-artigiano di Villacidro, Mario Mocci, nella ricostruzione di reperti archeologi.
Una capacità che è stata apprezzata per motivi di studio da Lucia Siddi, ex direttrice e storica dell’arte della Soprintendenza dei Beni Artistici delle province di Cagliari e Oristano. “La scelta di riprodurre i reperti archeologici più significativi del patrimonio sardo, nella ricerca di un rapporto con le radici più profonde della nostra cultura, è approdata con le più recenti realizzazioni a risultati estetici e tecnici di sicura efficacia ed originalità, ma anche di forte significato simbolico”, ha detto la studiosa.
Mocci è un autodidatta che è andato oltre la conoscenza pratica dei materiali, lui conosce anche la storia dei reperti che ha riprodotto. “L’ho appresa”, ha spiegato a City&City, “leggendo libri e documenti, visitando musei e osservando in loco i siti archeologici più importanti”. In particolare, ha voluto ricalcare i bronzetti nuragici. “Sono rimasto sorpreso e attratto dal lavoro artistico dei nostri antenati, come siano riusciti a scolpire con la padronanza che tutti ormai conoscono un materiale come il bronzo senza avere gli strumenti che oggi noi conosciamo resta un mistero irrisolto”.
L’artista villacidrese si è anche cimentato nella pittura e nella scultura, opere che sono state apprezzate dai critici e dai visitatori delle sue mostre. “Negli ultimi anni, affinando ulteriormente la sua tecnica e il suo estro artistico, ha preferito utilizzare la ceramica e la terracotta, creando con queste materie opere del tutto originali e alquanto pregevoli, opere che ci immergono negli echi del nostro passato isolano, ricordando la nostra storia e le nostre tradizioni popolari. A vederle non sembrano di terracotta ma di bronzo, alcune, altre di legno o ancora di pietra, questo è l’effetto che il ceramista riesce a dare con le sue tecniche di pittura e di colorazione”, è stato scritto.
Un’altra grande passione di Mocci è legata alle maschere della tradizione carnascialesca sarda, molte delle sue opere oggi fanno bella mostra di sé in ambasciate e in consolati stranieri. “Nel 2002 risultai vincitore, battendo la concorrenza altri 30 partecipanti, ad un concorso bandito dalla Regione attraverso l’Ente Turismo Sardo (ESIT) che infatti mi commissionò 54 maschere di vari formati e grandezze”. Di recente Mocci ha presentato le sue opere nelle sale del Monte Granatico di Villacidro, solo qualche settimana prima aveva esposto più di cento opere nel Teatro di Sant’Eulalia e nella Cripta del Santo Sepolcro di Cagliari, cogliendo un considerevole successo di critica e di pubblico.
Nella galleria di City&City le immagini di alcune opere realizzate da Mocci.