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L’intervista – Maria Pintore, una vita tra le frequenze della radio e quelle del cuore

Maria Pintore racconta ai lettori di City&City come le onde radio sono il cuore pulsante della sua esistenza, rendendola una delle voci più iconiche e apprezzate
Maria, parliamo subito del libro. “In Onda” è per quanto ti riguarda, un titolo che parla da solo. Com’è nata l’idea di questa autobiografia?
Quest’anno la radio ha compiuto i suoi primi cento anni, e mi è capitato di pensare che di questi cento quasi la metà li ho vissuti con lei. È nata così l’idea del libro. Un modo per fare il bilancio degli anni trascorsi. Scrivere un’autobiografia significa rivedere ogni attimo della propria vita, dargli un valore, riflettere su ciò che è accaduto. Sono stata molto fortunata nell’incontrare la mia editor che ha saputo accompagnarmi passo dopo passo verso la conclusione del lungo racconto. La mia storia è iniziata nel ’78, e senza interruzioni è giunta fino ad oggi. Mi ha fatto un certo effetto prenderne atto. Sono abituata a rendere conto del mio operato, questa volta ho voluto fare i conti con me stessa, in questi 47 anni ho raccontato centinaia di storie, questa volta ho voluto raccontare la mia.
Come è iniziata la tua avventura sulle frequenze?
È iniziata in modo assolutamente casuale, lo racconto nel libro, non vorrei rovinare il gusto della lettura. Posso dirti che mi incuriosì il modo di lavorare di un giornalista durante una diretta radiofonica e, osservandolo, capii che era quello che avrei voluto fare.
Chissà quanti aneddoti.
Non ho particolari aneddoti da raccontare. Nel corso degli anni ho incontrato migliaia di persone, ho fatto un numero infinito di domande e ho ricevuto altrettante risposte. Ho raccontato mille vite e ascoltato cantanti, attori, comici, scrittori e serissimi giornalisti. Una volta venne in radio un famoso attore spagnolo, doppiatore di Antonio Banderas; entusiasta della giornata trascorsa con me in radio deciso di realizzare con enfasi teatrale e bassi in prima linea uno spot che diceva più o meno così ‘Questa è la radio International de Maria!!’ È stato faticoso convincerlo che la radio non fosse mia!

Carlo Prevale, un noto DJ, disse che ‘La radio, un lavoro per chi ha profonda passione nell’anima e voglia di trasmettere emozioni.’
Ha ragione, la radio può essere la dimensione ideale di chi ama ciò che fa, di chi cerca la qualità a discapito della quantità, di chi ama raccontare le storie degli altri, cercando di sottolinearne i passaggi con tatto, senza strafare, senza cercare per forza le frasi ad effetto. La radio è sostanza, per questo piace.
H.G. Wells, uno scrittore britannico vissuto nella prima metà del novecento, tra i più popolari della sua epoca, invece disse: ‘La verità è che ho previsto la sua completa sparizione. Confido infatti che tutte quelle brave persone che oggi si divertono ad ascoltarla, riusciranno a trovare quanto prima un passatempo più intelligente.’ Non è stato preveggente.
Mi dispiace per lui, ma ha sbagliato! Non solo la radio non è sparita, ma è riuscita a consolidare la propria posizione, conquistando spazi inattesi. La radio non è la cenerentola della famiglia, è la vera regina. In tempi recenti la Visual Radio è stata anche la salvezza della tv. Per fare bene la radio occorrono qualità precise, spesso tutte insieme: empatia, capacità di sintesi, voglia di sperimentare, curiosità, la voce è importante ma da sola non basta. Per ascoltare la radio è necessario saper immaginare. Alla radio i suoni diventano parole, tutto assume il significato che ognuno di noi vuole attribuire, i suoni alimentano la fantasia, scatenano pensieri, creano vite parallele. La radio è vita.
Come è cambiata invece la fruizione del mezzo rispetto all’era pre-internet?
È solo più veloce. Internet permette l’ascolto o la trasmissione da ogni luogo. Lo consente attraverso le App, Non siamo più legati al trasmettitore o allo studio, possiamo creare programmi da ogni luogo, basta una rete internet, un pc e il giusto programma, che tutto diventa possibile. Se la tecnologia aiuta nella produzione di suoni e contenuti, diventa più complesso fidelizzare gli ascoltatori, che spesso si perdono nel grande mare d’internet.
E invece come bisogna ‘fare radio’ nel 2025?
La radio è una macchina perfetta, fatta di cose che devono incastrare fra loro con una logica, con sapienza, con attenzione. Questa regola non cambierà mai. Esistono talmente tanti tipi di radio (dalla generalista, alla radio di flusso, alla tematica, politica, commerciale, religiosa, in House) che basta decidere cosa si vuole essere. Ci sono poi delle regole base, che non cambieranno mai: chi fa radio gode di un privilegio unico, entra nelle case, nelle auto, nelle stanze segrete di chi ascolta, per questo deve restituire la fiducia accordata, utilizzando il giusto linguaggio, nel rispetto delle regole della comunicazione.
Dal 2022 una nuova avventura: sei Project Manager di WebRoch. Vuoi parlarcene?
Web Roch è l’acronimo di Radio Olbia Community Hub, un progetto unico in Sardegna e non ho problemi a dire, in Italia. Ha una fortissima valenza sociale e tutto ciò che avviene al suo interno nasce dall’esigenza collettiva della condivisione. Quando sono stata contattata per dare vita alla web radio, ho studiato a fondo il contesto nel quale avrebbe operato. Così dopo avere creato dal nulla la struttura tecnica, ho pensato agli speaker, realizzando una serie di corsi di formazione dai quali sono arrivati i conduttori di oggi, tutti adulti motivati e consapevoli del valore infinito del lavoro quotidiano in radio. Durante i corsi non ho insegnato solo come agire tecnicamente sugli strumenti della radio, ma ho cercato di dare le nozioni base per parlare in modo corretto davanti al microfono, ho spiegato come creare un format radiofonico, come realizzarlo, come affrontare le interviste, come usare le parole, come migliorare la dizione e come cercare di perfezionare l’uso delle parole. Insomma Web Roch, oggi non è solo una radio capace di realizzare programmi unici e originali, ma è una vera scuola. Attualmente svolgo i miei corsi sia all’interno dell’Olbia Community Hub sia all’interno delle scuole superiori. I ragazzi si appassionano, si divertono, migliorano il loro modo di parlare, di leggere e senza accorgersi della piccola magia, fanno radio!
Una domanda impegnativa: cosà farà Maria Pintore da grande?
Indovina? Vorrei fare la speaker, oppure la giornalista radiofonica. Ti confesso una cosa: se potessi rinascere, vorrei rifare esattamente tutto ciò che ho fatto finora, senza modificare nulla. Sarebbe Bellissimo.