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«Con un talento ordinario e una straordinaria perseveranza, tutte le cose sono raggiungibili»
Marco Buttu, 41 anni di Gavoi (NU), è un ingegnere elettronico e un ricercatore. Si definisce una persona normalissima ma di certo ora si trova in un posto molto particolare: l’Antartide. Si occupa di studi astronomici, di geomagnetismo e sismologia ma per noi è soprattutto un giovane sardo che insegue – e raggiunge – i suoi sogni.
Non è la prima volta che Marco trascorre dei mesi nel continente più freddo e inospitale del nostro pianeta. Dopo la prima missione del 2019, ha sentito la necessità di ripartire. L’obiettivo è continuare il progetto italo-francese organizzato dal Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA) e dall’Institut polaire français Paul-Émile Victor (IPEV), nella base Concordia. Il PNRA è finanziato dal Ministero dell’Università e Ricerca (MUR) e gestito dal CNR (Consiglio nazionale delle ricerche) e dall’ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile).
L’ambiente estremamente inospitale dell’Antartide potrebbe essere facilmente assimilato a quello di un altro pianeta, sia in termini di temperature estreme che per assenza quasi totale di forme di vita. Ma non solo. Comprendere come il corpo umano reagisca alla scarsità di ossigeno, alla modifica radicale delle abitudini e alla coesistenza forzata con un gruppo di persone è fondamentale per pianificare al meglio le prossime missioni spaziali.
Queste condizioni hanno alimentato non solo la professione ma anche una delle passioni del ricercatore: la scrittura. Ha pubblicato un libro, “Marte Bianco” (Edizioni LSWR, 2019), in cui racconta la sua esperienza nel continente antartico, tutte le differenze con gli ecosistemi tipici della Terra e le similitudini con un altro mondo.
Dalle sue parole traspaiono fin da subito la grande competenza e il profondo amore per il proprio lavoro. Con il suo linguaggio semplice ma dettagliato, Marco ci porta dentro la stazione Concordia e ci racconta la sua storia.
Siamo davvero curiosi di sapere quanto della sua nuova esperienza sarà incluso nel prossimo romanzo e come il lungo e buio inverno antartico segnerà la sua seconda permanenza bianca.
Che condizioni climatiche ci sono ora in Antartide?
L’Antartide è un continente grande una volta e mezzo l’Europa, per cui le condizioni climatiche possono essere molto diverse a seconda della località in cui ci si trova, così come il clima di Cagliari è ben diverso da quello del nord Europa o delle zone alpine. Noi ci troviamo nell’Altopiano Antartico, il posto più freddo al mondo, dove è stata registrata la temperatura più bassa del pianeta (-89°C misurati a terra, -98°C rilevati dai satelliti). Attualmente la stagione è quella estiva e la temperatura si aggira intorno ai -35°C. Siamo qua da due mesi e non abbiamo ancora visto un tramonto perché il sole è sempre sopra l’orizzonte, 24 ore al giorno. Assisteremo al primo tramonto a metà febbraio, dopodiché le ore di luce diminuiranno con il trascorrere delle settimane, sino al 4 maggio, un giorno importante perché il sole tramonterà e non sorgerà più sino a metà agosto. Avremo quindi una notte più lunga di tre mesi e la temperatura scenderà sino a circa -80°C.
Come stai fisicamente?
Fisicamente sto bene, nonostante vi sia una forte carenza di ossigeno e le fasi del sonno siano alterate per via delle condizioni anomale del posto.
Quanto tempo trascorrerai ancora nella base?
Tra circa due settimane partiranno le ultime persone della campagna estiva (il periodo che va da novembre a inizio febbraio), e qua resteremo solamente in 12, isolati e irraggiungibili sino a inizio novembre 2021. Prima di allora non potrò quindi lasciare l’Altopiano Antartico, e presumibilmente rientrerò in Sardegna tra dicembre 2021 e gennaio 2022.
Nella precedente spedizione ti occupavi di astronomia, giusto? Che tipo di ricerche stai svolgendo in questo momento?
Mi occupo ancora di astronomia, ma in aggiunta ho in carico i due osservatori della stazione: geomagnetismo e sismologia. Oltre a questi progetti, ne seguo altri quattro, che riguardano lo studio dell’atmosfera e dei raggi cosmici.
Invece, che tipo di studi stanno svolgendo su te e i tuoi colleghi in ottica missioni spaziali?
Concordia è sulla Terra ciò che più somiglia ad una base su un altro pianeta: la temperatura scende sino a -80°C, si hanno più di tre mesi di buio continuo, l’aria è estremamente secca, vi è una forte carenza di ossigeno, non vi sono forme di vita attorno a noi e per nove mesi saremo irraggiungibili: le persone più isolate al mondo (assieme ai Russi della base di Vostok, che distano 560km da noi). Saremo ancora più isolati degli astronauti a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. L’Agenzia Spaziale Europea (ESA) approfitta di questa condizione: ci studia per capire come il corpo umano si adatta ad un ambiente simil-extraterrestre. Un membro del team è infatti un medico sponsorizzato dall’ESA e conduce vari esperimenti di biologia umana. Riguardano il monitoraggio del sonno (tramite EEG), le dinamiche sociali (ognuno di noi indossa un sensore di prossimità che consente di registrare i nostri movimenti e le distanze tra noi), l’aspetto psicologico (compilazione di questionari, test di memoria e problem solving), lo stato di salute fisica e anche la sfera sessuale. A scanso di equivoci vorrei evidenziare che non è l’ESA ad organizzare la spedizione nella stazione italo-francese di Concordia, ma il Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA) e l’Institut polaire français Paul-Émile Victor (IPEV). Il PNRA è finanziato dal Ministero dell’Università e Ricerca (MUR) e gestito dal CNR per la programmazione e il coordinamento scientifico e dall’ENEA per la pianificazione e l’organizzazione logistica.
Ci sono delle differenze sostanziali rispetto alla precedente spedizione (difficoltà, clima, organizzazione)?
Rispetto alle precedenti spedizioni ci sono state, e tuttora ci sono, maggiori difficoltà logistiche legate all’emergenza COVID. Siamo partiti dall’Europa con un volo charter diretto in Australia, anziché con normali voli di linea. Arrivati a Hobart siamo rimasti in quarantena per circa un mese, e poi finalmente abbiamo raggiunto l’Antartide a metà novembre. Durante la campagna estiva la base è solitamente al completo e ospita 80-100 persone, mentre quest’anno non era possibile gestire così tanti spostamenti, per cui in media era presente una trentina di persone, e adesso che ci avviamo al termine della campagna estiva siamo in 21.
Com’è organizzata la tua giornata?
Adesso, durante la campagna estiva, si fa colazione tra le 7:00 e le 8:00 del mattino e poi si lavora fino alle 12:00. Si pranza tutti assieme e si riprende a lavorare alle 13:30, per concludere alle 18:00. Dopo il lavoro mi dedico alla mia pratica yoga, per circa un’ora e mezzo (sino alle 19:30, orario della cena). Nel dopo cena sto un po’ assieme agli altri a chiacchierare, dopodiché mi ritiro in camera per leggere e alle 23:30 vado a dormire.
A che punto è il tuo nuovo libro? Puoi darci qualche anticipazione?
É un romanzo, genere ben diverso dai miei precedenti libri. Il racconto ruota attorno al tema della realtà percepita e degli stati di coscienza “non ordinari”. Due parole chiave sono “sogno” e “risveglio”. Sinceramente non so dirvi a che punto sia arrivato, perché i tempi e i contenuti dipendono principalmente dal grado di ispirazione, che spero sia alto durante il lungo inverno di Concordia.
Come vedi gli ultimi fatti mondiali, dal COVID al caso USA?
Non so niente di ciò che sta accadendo nel resto del mondo. Approfitto dell’isolamento da tutto e tutti per disintossicarmi dal bombardamento mediatico.
Senti la mancanza della tua famiglia e della Sardegna?
Il momento dei saluti con mia moglie e con la mia famiglia non è stato per nulla semplice. Adesso che sono immerso nel lavoro e ho stretto amicizia con gli altri membri della spedizione, la nostalgia di casa, della Sardegna e in particolar modo della Barbagia, si fa sentire meno.
Cosa potresti suggerire ai giovani che vogliono seguire la tua strada?
Sono una persona normalissima, con un’intelligenza media e forse al di sotto della media, senza alcuna dote particolare, se non forse una: la perseveranza. Sono convinto che ognuno di noi sia in grado di realizzare i propri sogni, se veramente ci crede e non si arrende di fronte agli inevitabili momenti di fallimento e sconforto. Con un talento ordinario e una straordinaria perseveranza, tutte le cose sono raggiungibili.
Crediti: Marco Buttu, il Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA), l’Institut polaire français Paul-Émile Victor (IPEV), il Ministero dell’Università e Ricerca (MUR), il Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) e l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA).