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L’avventura a Videolina/4
Quarta parte della storia di Gibi Puggioni: le vicende personali, i racconti e gli aneddoti da Sassari Sera a Videolina a L’Unione Sarda, di chi con scarpe comode e schiena dritta continua a fare il giornalista
di Gibi Puggioni
Il 1982 è l’anno in cui è nato il mio rapporto di collaborazione con Videolina: primo corrispondente dal nord Sardegna. “Primo” l’ho aggiunto per ricordare che fino a quel momento il segnale di Videolina non arrivava a Sassari e dintorni e quindi la proprietà si era limitata alla collaborazione di un tecnico per il controllo dei ponti, Roberto Spano, rinviando la scelta di aprire una redazione sassarese. Il progetto però era imminente. Installati nuovi ponti sul Limbara, a Monte Alvaro (Porto Torres) e a Palmavera (Alghero) la televisione di Nicola Grauso era pronta a trasmettere anche nel nord Sardegna. Avevo conosciuto il direttore del Tg di VL, Francesco Birocchi, durante la visita a Sassari del presidente della Repubblica Sandro Pertini avvenuta il 1° giugno del 1982. Birocchi era accompagnato da Bepi Anziani. Profittai dell’incontro per manifestare ai colleghi la mia disponibilità a collaborare con Videolina. “Non abbiamo scelto ancora nessuno, mandaci il tuo curriculum e una foto” mi disse Birocchi. Così feci.
Dopo qualche mese da Cagliari non si era ancora fatto sentire nessuno. Sapevo di essere sotto osservazione e mi venne un po’ di ansia, di fretta, il desiderio di sollecitare insomma una chiamata attraverso un amico che già collaborava con Videolina, Gian Giacomo Nieddu, conduttore di un’infinità di programmi e collaboratore occulto per anni anche di Sassari Sera. Gian Giacomo mi rispose serio: “Mi auguro non abbia chiesto niente a nessuno altrimenti Grauso ti farà fuori in un attimo. Non tollera interferenze. Aspetta e stai tranquillo”.
Aveva ragione. Qualche giorno dopo la segretaria di redazione di Videolina chiese la mia disponibilità ad un incontro con l’editore e il direttore. Fissammo la data. Andai a Cagliari cercando di non farmi illusioni. Incontro cordiale nella redazione di viale Marconi e poi pranzo dal Corsaro. Grauso aveva raccolto informazioni su di me, fortunatamente tutte positive: “Ma perché a Sassari tutti parlano bene di lei?” mi chiese. “Forse perché conosco il mio lavoro e non sono politicamente condizionabile. Il mio maestro mi ha insegnato a tenere la schiena dritta con tutti” conclusi. “Chi era il suo maestro?” mi chiese Grauso pur conoscendolo benissimo. “Pino Careddu. Sono stato al suo fianco a Sassari Sera per otto anni. Gli devo tutto.” Birocchi ascoltava e annuiva. Finito il pranzo Grauso mi disse che aveva apprezzato molto la mia disponibilità ad una collaborazione “ma devo essere onesto. Non si aspetti una proposta economica esagerata. La nostra è una piccola Tv, ha bisogno di crescere e per crescere è necessario fare nuovi investimenti. Le va bene un fisso e il rimborso delle spese?.” Una stretta di mano chiuse l’incontro e aprì la mia carriera a Videolina.
Nel 1983 Birocchi lasciò per passare alla Rai e per un anno la responsabilità del Tg passò a Sandro Angioni. Fino al marzo del 1984 quando iniziò la carriera di direttore di Bepi Anziani. Giornalista affidabile, lontano dalla politica, buon mediatore, ha guidato Videolina verso traguardi importanti in termini di ascolti e di organizzazione sul territorio regionale. E’ il giornalista che detiene il record di longevità alla direzione del TG: venticinque anni. Aveva stima di quel brontolone sassarese perché sapeva non l’avrebbe mai tradito. Non a caso, non ricordo l’anno, mi propose di trasferirmi a Cagliari per fargli da vice, proposta che declinai non per timore delle responsabilità legate all’incarico ma per la consapevolezza di avere un carattere difficile e scarse doti di mediazione. Il più bel complimento che ho ricevuto dopo il pensionamento me l’ha fatto proprio lui: “Caro Gibi, hai fatto più tu per Sassari di dieci sindaci”. Era un gradito riconoscimento del lavoro che ho svolto per Videolina nella mia carriera, al di là della scherzosa esagerazione sui sindaci. Con lui è rimasta una bella amicizia.
Negli anni Ottanta si era già cominciato a parlare della nascita imminente di una nuova Tv: Sardegna 1, fondata dal proprietario di alcune cliniche, Paolo Ragazzo, e rilevata dall’imprenditore Sergio Zuncheddu, già proprietario di Tele Nova di Oristano. L’obiettivo era ridurre lo strapotere di Videolina proponendo contratti allettanti ad alcuni dei giornalisti e tecnici di maggiore qualità ed esperienza. Questa operazione era stata affidata a Sandro Angioni che conosceva come nessun altro le emittenti e i suoi giornalisti più bravi. Per Sassari, Sandro cercò me: “Gibi, è una cosa seria. L’editore intende investire cifre consistenti. Fai una proposta economica e vedrai che troveremo un accordo” disse Angioni. “Intanto mi farebbe molto piacere se partecipassi alla cena che abbiamo organizzato in un ristorante vicino a Oristano per guardarci in faccia e approfondire le cose che non fossero ancora chiare”. Ero sorpreso. E’ vero che il compenso che ricevevo da Videolina non era granché ma in quella tv ci stavo bene, avevo un buon rapporto con tutti, perché dovevo andare via?
Chiamai Angioni e gli dissi: “Conosco alcuni colleghi di Vl che sono disposti a passare a Sardegna 1. Hanno per lo più motivi di rivalsa con l’azienda. Io no, ci sto bene, perciò perdonami ma non verrò a Oristano”. Sandro la prese male: “Guarda Gibi che sei libero di fare qualsiasi scelta ma ora ho bisogno di individuare le persone che secondo me potrebbero irrobustire in modo considerevole Sardegna Uno. Fallo per me, vieni a cena e poi decidi”. Accettai solo perché Sandro era un amico e un ottimo professionista.
Fu un piacevole incontro, l’occasione di ritrovare tanti colleghi con i quali non ci si vedeva da tempo. Venne affrontato il tema della serata, cioè la proposta di passare a Sardegna 1, le garanzie previste per tutti, i tempi dell’operazione poi ci salutammo impegnandoci a comunicare a Sandro le nostre decisioni. Il giorno dopo ricevetti una telefonata da Pino Careddu. Aveva saputo da Grauso delle trattative di alcuni suoi giornalisti con la Tv di Zuncheddu. “Tra questi, mi ha detto con amarezza, ci saresti anche tu. Qualcuno gli ha riferito di averti visto a cena in un ristorante di Oristano con Sandro Angioni. E’ così Gibi? “ mi chiese Pino. “Si, sono stato a quella cena ma non ho alcuna trattativa in corso con la nuova Tv. Sandro mi ha fatto anche un’offerta economica interessante ma non ho alcuna intenzione di lasciare Videolina” gli risposi. “Ora chiamo Niki e sgombriamo il campo da questioni che non hanno motivo di esistere”. Pino mi frenò: “Ti chiamerà lui”.
E puntualmente arrivò la telefonata di Niki. Della “cena dei traditori”, come definì il gruppo, sapeva tutto. Anche cosa avevamo mangiato. L’attacco fu questo: “Gibi, se vuoi andar via perché l’offerta di Sardegna 1 è di quelle cui non si può dire di no, fallo. In questo momento non sono in grado di venirti incontro in alcun modo. E credimi, mi dispiacerebbe molto perderti”. Sentire Grauso parlare con quel tono preoccupato mi sorprese. “Niki, ti prego di credermi. Ho ricevuto una proposta interessante sulla quale un altro si sarebbe buttato al volo. A me non interessa, Videolina è casa mia e a Videolina voglio restare. Per quanto mi riguarda puoi stare tranquillo”. Due settimane dopo mi telefonò la segretaria di Grauso per fissare un appuntamento a Cagliari. Da questo momento in poi racconterò un aspetto molto privato della mia vita professionale perché rivela un inedito aspetto caratteriale di Grauso.
L’appuntamento era nella sede dell’Unione Sarda in via Regina Elena. Un grande cantiere. Dopo aver acquistato il giornale con l’aiuto economico della Spi, la società pubblicità italiana, e gli utili ricavati da Videolina, Grauso aveva dato il via al processo di rinnovamento del giornale in tutti i suoi aspetti: macchine, locali, materiali. Il vecchio giornale era ormai un pezzo di archeologia industriale, il nuovo si avviava a diventare uno splendido esempio di modernità e funzionalità. Grauso volle subito farmi visitare il cantiere. “Dai, parliamo camminando” mi disse. “Ho apprezzato la tua franchezza l’altro giorno quando abbiamo parlato di Sardegna 1. Credimi, per me è il momento più difficile da quando è nata Videolina. Che qualcuno la voglia impoverire portandomi via i migliori tecnici e giornalisti mi preoccupa. Sto cercando di sventare questo rischio. A proposito, cosa vi siete detti l’altro giorno a cena?”. Fui molto diretto: “Niki, di me ti ho detto tutto e te lo confermo ma non chiedermi di tradire l’amicizia con Sandro Angioni”. Seguì un lungo silenzio poi Grauso mi chiese a bruciapelo: “Gibi, se per te è l’occasione della vita non perderla. Vedi cosa sto facendo all’Unione e immagina l’entità dell’investimento che ho fatto. Oltre non posso andare. Mah, solo per curiosità, quanto ti hanno offerto?”.
Niki è sempre stato un personaggio stravagante, di grandissima intelligenza, caratterialmente difficile da comprendere. Perché tornare sulla questione economica se gli avevo giurato che non mi interessava? Ci pensai un attimo poi gli risposi: “Il doppio esatto di quello che guadagno qui”. Sorrise e scosse la testa: “Sai che l’avevo intuito?”. Come, non lo so. La visita al cantiere dell’Unione si era conclusa. Era arrivato il momento dei saluti. Lui mi ringraziò per aver accettato il suo invito, io gli feci gli auguri per il futuro della sua nuova creatura e mi avviai verso l’uscita. “Gibi”, mi sentii chiamare da Niki. “Oggi mi hai dimostrato attaccamento all’azienda e stima nei miei confronti. Se sei d’accordo restiamo così: ti darò cento mila lire in più rispetto all’offerta di Sardegna 1. Però non subito, dammi quattro-cinque mesi poi definiamo il nuovo contratto. Ti fidi?.” Detto e fatto, Niki mantenne la promessa. Avrei urlato di gioia.
Ho raccontato questa parte del mio privato perché la ritengo una bella storia, da raccontare non da nascondere. Anche a distanza di tanti anni penso ai valori che racchiude: sincerità, stima, correttezza, sentimenti sempre più rari ai nostri tempi.
Con Grauso c’era una stima reciproca. A Pino Careddu aveva confidato che avrebbe voluto trasformarmi nell’uomo immagine dell’Unione Sarda per il sassarese ma si era lamentato perché non avevo ancora risposto alla sua proposta di assumermi al giornale tenendomi contemporaneamente come collaboratore di Videolina. Credo fosse il 1992-93. Oggi posso dire che non aver risposto già allora alla proposta di Grauso (lo feci nel 1997) fu un grosso errore. Prese il mio silenzio come un tradimento e non me lo perdonò. Quel perdono che invece concesse ad alcuni colleghi che avevano lasciato Videolina per Sardegna 1 e poi erano tornati a casa accolti a braccia aperte. Bravi colleghi, per carità, ma io non avevo tradito né Grauso né Videolina, semmai mi era mancato il coraggio di lasciare l’ente pubblico per dedicarmi a tempo pieno al giornalismo. Accogliendo così la proposta dell’editore. Una cazzata in assoluta buona fede.