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L’amore al tempo di Equitalia
di Vanessa Barrui
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L’intensa vicenda di un successo, un rovescio finanziario e, forse, una risalita, è il leitmotiv del romanzo d’esordio di Alex Deplano
Alessandro Deplano – Alex! -, fumettista e autore cagliaritano, fondatore dell’agenzia di comunicazione GruppoMisto e scrittore. Il suo libro L’amore ai tempi di Equitalia, pubblicato di recente in allegato con L’Unione Sarda, andato quasi esaurito con una tiratura di oltre seimila copie, lo ha portato alla ribalta tra gli autori esordienti sardi grazie ad uno stile letterario fresco ed originale.
City&City lo ha incontrato e questa è la sua intervista semiseria.
Alex Deplano, creativo, visionario e oggi anche scrittore. Quanto c’è di autobiografico nel libro che hai appena pubblicato?
Innanzitutto grazie per il visionario, è un bel complimento per un creativo.
Venendo alla tua domanda, tutti coloro che si dedicano al mestiere della scrittura mettono un po’ di sé dentro le loro opere. Anche dentro L’amore ai tempi di Equitalia c’è buona parte della mia storia personale e non solo. Non a caso, molti dei miei amici e conoscenti che hanno avuto il piacere di leggermi, hanno trovato – o hanno creduto di trovare – dei riferimenti alla vita reale. In realtà, è solo un inganno dello scrittore. O magari no. Chissà…
Mi piace l’idea di entrare nella mente dello scrittore: partendo dallo spunto iniziale, quanto tempo ti è servito per arrivare all’opera finita?
Mi aspettavo questa domanda, anzi ti ringrazio per avermela posta, soprattutto perché non so cosa risponderti! Il libro nasce molti anni fa, quasi venti, e attraversa un periodo storico in cui molte cose sono cambiate, non solo nella mia vita, ma tutto intorno a noi. Banalmente, penso ai telefoni cellulari: se vent’anni fa ci avessero detto che avremmo potuto utilizzarli per fare cose molto diverse dal telefonare o che i tasti sarebbero spariti avremmo fatto un po’ di fatica a crederci. Molte persone che ho avuto il piacere o il dispiacere di incontrare in questo lungo periodo non ci sono più, molte altre sono entrate nella mia esistenza, a volte per restarci.
A proposito del titolo del libro, che opinione hai dell’amore?
Menomale…! Temevo mi chiedessi che opinione ho di Equitalia. (ride) L’amore è dappertutto, nelle piccole e nelle grandi cose. A volte ci sfiora e sfugge, altre ci colpisce duro fino a farci male. Ho incontrato l’amore poche volte nella mia vita e altrettante volte sono fuggito a gambe levate, forse per la paura di lasciarmi coinvolgere troppo.
In questo senso, Paolo Resol, il protagonista del tuo libro, ti somiglia; anche nella sua storia virtuale gli incontri amorosi sono molteplici…
Tu dici? Mah, forse. D’altro canto, la componente sentimentale del libro non è che un ingrediente di contorno, a discapito del titolo. Credo che sia più un romanzo che racconta la trasformazione profonda di un uomo abituato ad avere tutto e che improvvisamente perde qualunque certezza. Come diceva quel detto? Solo l’amore ci salverà. Peraltro, oggi sento di essere pronto per vivere l’amore in una nuova dimensione, quella di padre, una vera e propria avventura che so già mi sconvolgerà, ma che attendo con grande emozione.
Solitamente un bravo scrittore è anche un buon lettore. Quali sono gli autori che ti hanno ispirato per la stesura del libro?
Grazie anche per il bravo d’incoraggiamento. Sopra il mio comodino si sono avvicendati tantissimi autori negli ultimi anni; sono un lettore molto vorace, ma anche molto disordinato. E ti confesso che molti libri non sono ancora riuscito a finirli di colorare.
No, dai, seriamente…
Seriamente è una parola che fatico ad elaborare, specie quando vengo intervistato. (ride) Comunque, ti direi che tra le mani ho avuto autori molto diversi tra loro, da Garcia Marquez a Calvino, per arrivare ad autori borderline giapponesi e coreani dai nomi impronunciabili.
E il tuo libro preferito?
Il mio. (ride) No, dai seriamente. Il mio libro preferito sono tanti…
Il maestro e Margherita di Bulgakov ha segnato la mia adolescenza tanto quanto Opinioni di un clown di Böll e Madame Bovary. Da bambino sono stato affidato a Twain, Jerome, Alcott e ovviamente Collodi. Ma anche Esopo, me lo leggeva mio padre insieme ai fratelli Grimm.
Per concludere, che consiglio daresti ad un aspirante scrittore che volesse cimentarsi con la pubblicazione del suo manoscritto?
Di innamorarsi, perché scrivere non è un’impresa facile. L’attuale mondo editoriale è una giungla, dove solo in pochi riescono ad avere l’opportunità di stringere tra le mani il proprio libro pubblicato. Io sono stato fortunato, faccio parte di quelli che ci sono riusciti, ma la possibilità di vedersi sbattere delle porte in faccia o di rimanere non letti è senz’altro statisticamente più frequente. Nonostante ciò, mai mollare. Alle fine, è l’unica cosa che conta. E, credimi, questo lo dico davvero seriamente (sorride, mentre fa l’occhiolino).
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