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La vita al tempo della fame
La Casa della Fraterna Solidarietà è un argine contro la nuova miseria
Il terzo millennio ha esasperato i contorni della crisi.
Anche la nostra città a lungo considerata oasi felice di terziario e quieta borghesia ora conosce la lacerante realtà di un serpentone di nuovi poveri, che combattono angosciamente il problema del pane quotidiano. Molte attività commerciali hanno ceduto alle ingrate dinamiche dei centri commerciali, ed è terribile ripartire dal nulla.
Il tema della carità e della solidarietà sta diventando centrale a Sassari. Migliaia di persone bussano la porta ai centri di assistenza, come la benemerita e nobile CASA FRATERNA SOLIDARIETA’. Tanti altri si vergognano ed affrontano il digiuno in silenzio. Il suo responsabile Aldo Meloni ci illustra con disarmante sincerità Sassari sotterranea, che moltiplica ogni forma di richiesta.
Ecco il suo racconto.
Aldo, parlaci del viaggio doloroso intorno alla nuova povertà del nostro capoluogo, in questi giorni di crisi e recessione…
Hai perfettamente ragione. Si tratta di una realtà nuova e dolorosamente inattesa. Eravamo abituati ai volti consueti di questa fame, prima che improvvisamente si moltiplicassero le facce nuove. Siamo spaventati da questa escalation. Tante attività hanno conosciuto il dramma della chiusura, in questi ultimi anni. La grande distribuzione ha spazzato via tanti piccoli negozi di ieri. Come vivranno questi poveretti?
Ci sono casi di difficoltà clandestina?
Oh, tantissimi! Sono persone che si vergognano di mostrarsi in fila. Ma le donne sono straordinarie nella solidarietà. Le nostre volontarie sono impagabili nell’aiutare i conoscenti e gli amici di infanzia, recapitando personalmente e con grande discrezione il sacchetto dei viveri. In questo modo è custodita la dignità di un reciproco segreto.
Una tua frase fulminante: “La fame non va in ferie”
Rende egregiamente l’idea, no? C’è tanta dignità a Sassari. Ma la gente ha bisogno di ogni cosa. Non basta il cibo: servono gli abiti e le scarpe. Ma soprattutto c’è il dramma delle bollette scadute della luce e dell’acqua. Poi spesso occorre la bombola del gas. E non dimentichiamo le medicine di fascia C. Non sono solo gli unguenti, ma anche gli ansiolitici. Se qualcuno è depresso e non ha i soldi per comprarli in farmacia un giorno o l’altro potrebbe lasciarsi cadere disperatamente dal Ponte Rosello.
Quanti sono i non abbienti?
Una marea. Sono decine di migliaia di persone a Sassari e nelle frazioni vicine. La mensa dei poveri è solo per gli homeless, ma il sacchetto dei viveri di prima necessità aiuta gruppi familiari di quattro-sei persone.
Che cosa potrebbe fare la politica locale?
Fa quello che può. Mi permetto solo di suggerire un rigore maggiore ed una grande cautela nella distribuzione delle risorse, per non commettere delle involontarie ingiustizie che penalizzano i più indifesi.
Chiedete delle referenze?
Per un sacchetto assolutamente no. Per dare da mangiare non controllo mai l’età e la religione, il colore della pelle e l’ appartenenza politica. Invece sono prudente nel pagamento delle bollette. Non consegno mai del denaro contante, che potrebbe finire nel vizio incontrollato della ludopatia. Le bollette sono regolarmente pagate da noi alle Poste, e la ricevuta viene consegnata al legittimo proprietario. Non vogliamo alimentare la mania del gioco d’azzardo per cercare un’improbabile fortuna.
Quale è il principale problema?
I poveri sono irresponsabili ed intimoriti. Non pagano la prima bolletta, ed accumulano il debito con le successive. Quando ci arriva un debito superiore ai mille euro, non è facile nemmeno per noi. Viviamo del cinque per mille, di qualche munifica donazione dei privati e di un modesto contributo delle casse comunali. Facciamo i salti mortali!
Il dono più bello?
Un abito da sposa quasi fiammante dato alla famiglia di una ragazza, che non poteva provvedere per il giorno più felice della congiunta.
Un’altra cosa della quale va fiero Aldo Meloni, con il lavoro collettivo della Casa della Fraterna Solidarietà?
Il milione e mezzo di euro per le dentiere consegnate, grazie al lavoro generoso di due odontoiatri e di un impagabile odontotecnico rigorosamente coperti dall’anonimato. Ci viene chiesto solo il saldo delle materie prime, e siamo arrivati a seicento unità consegnate.
Un’ultima banale domanda:ma tu credi alla Provvidenza, Aldo?
Ci credo ciecamente. Sono credente, ma di estrazione laica. In un sistema sociale avanzato non dovrebbero esistere le Onlus filantropiche. Ogni cittadino dello Stato dovrebbe dedicare energie economiche e tempo per combattere le diseguaglianze del sistema e venire incontro alla fame ed alla povertà, alla fragilità ed ai problemi dei più deboli. Io credo una cosa: fare del bene è meglio del Prozac. E’ un grande antidepressivo, che libera le nostre migliori energie e ci restituisce un grande benessere interiore.
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