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di Fabio Loi
Alla ricerca della fonte sacra
Rebeccu è una frazione del comune di Bonorva, provincia di Sassari, da cui dista circa 6 km.
La Fonte Sacra di “Su Lumarzu” dista 300 m dall’ingresso del Paese.
Il paese fantasma di Rebeccu e la vicina fonte sacra di epoca nuragica “Su Lumarzu” sono mete suggestive e irrinunciabili per gli appassionati di storia e della nostra bellissima isola in generale.
All’ingresso di Rebeccu si incontra un ampio parcheggio polveroso e deserto, subito le prime case affacciate come un abbraccio a “sos istranzos”, restano lì ferme, immobili.Tutto giace silenzioso e spettrale, si sente solo uno scricchiolio, una vecchia porta aprirsi, una signora magra e ben pettinata porta fuori uno stendino nuovo di zecca.
Il sole brilla cocente, stende lenzuola rosa e fucsia a pallini gialli, dice che sa dove si trova la fonte sacra.
Una casa più alta che larga con una radio anni ’80 gracchia canzoni di Cocciante, disturbate da un qualche radiogiornale. Tutto sembra lì da sempre, ordinato, dignitosamente sistemato in bella mostra di sé, uno di quei spettacoli senza pubblico né fans, solo una regista, la signora, e un mazzo di fiori secchi che colora la parete bianca. La signora misteriosa si chiama Lavinia, è nata qui ma vive a Roma da 45 anni.
Torna in paese in vacanza alcuni mesi all’anno ed è l’unica abitante di Rebeccu. Lei stessa dice che questo è un paese fantasma, ma è anche il suo mare d’estate. Il profumo dell’elicriso si diffonde con il sole di mezzogiorno e accompagna gli avventurieri fino a una stradina di ciottoli, dove le more e le prugne selvatiche si sono abbracciate in un tunnel semibuio, profumato di menta. Qui la magia delle piccole cose s’incastona al ritmo perpetuo dell’estate, qui una donna sarda e coraggiosa ha scelto la solitudine del paese disabitato per riposare.

Lungo il sentiero le storie dettagliate degli ex abitanti del paese si mescolano con le teorie sulla fonte mentre ci si addentra in un bosco fitto, ricco di frutti selvatici e vecchie querce.
Tutto sembra di proprietà della natura e tra sughereti sardi e pirastru selvatico la fonte sacra appare.
Ci si può bagnare le mani con acqua freschissima mentre si ammirano le geometrie stupefacenti di cui erano capaci i nostri antenati, «un tempo c’era più acqua, ora per viadel caldo è diminuita, ma in primavera ritorna». La signora afferra un bastone tutto ritorto con un ciuffo umido everdastro sull’estremità, poi inizia a pescare le naturali muffe che si depositano nella vasca, «se non lo faccio io non lo fa nessuno, se l’acqua non scorre la vasca si riempie e crea un pantano».
È vero che chi ama la propria terra l’accudisce con amore e dedizione, come una madre con i figli.
Così spesso le meraviglie della nostra isola sono curate da persone come Lavinia, l’unica abitante di Rebeccu.