Serie D – Latte Dolce tra gruppo e difesa: coperta corta, ma le soluzioni non mancano
Daniel Lumera, La Biologia della Gentilezza e la rivoluzione cortese
di Barbara Chessa
Daniel Lumera e Immaculata De Vivo ci spiegano come la gentilezza può cambiarci la vita e renderci più sani
Compiere atti di gentilezza, ottimismo, perdono, gratitudine e felicità non solo rinfranca l’animo ma fa bene anche alla salute.
A sostenerlo – dati alla mano – sono Daniel Lumera, riferimento internazionale nella pratica della meditazione e nelle scienze del benessere e Immaculata De Vivo, epidemiologa della Harvard Medical School tra i massimi esperti mondiali di genetica del cancro. Nel loro bestseller “La Biologia della Gentilezza”, i due autori analizzano questi valori dal punto di vista scientifico paragonandoli a vere e proprie medicine naturali altamente impattanti sul nostro benessere psico-fisico.
Uno dei messaggi portanti veicolati dal libro si basa sull’assunto che i fattori scatenanti delle malattie sono costituiti soltanto in parte dalle predisposizioni genetiche e in maniera più rilevante dai fattori ambientali, cioè dalle scelte di vita e dalle sostanze a cui ci esponiamo.
In altre parole gli stili di vita che conduciamo influiscono in maniera incisiva sulla nostra biologia in quanto hanno il potere di modificare alcune aree del nostro DNA, i telomeri, indicatori biologici della longevità soggetti a naturale deterioramento con l’avanzare dell’età.
La scienza ha dimostrato che comportamenti nocivi come la sedentarietà, l’alimentazione disordinata, l’uso di nicotina e sostanze alcoliche, come pure stati di malessere esistenziale indotti da rabbia, rancore, preoccupazioni o dispiaceri, accelerano il naturale deterioramento dei telomeri causando invecchiamento precoce, infiammazione e danni al sistema immunitario.
Secondo gli autori chi coltiva valori come la gentilezza, la gratitudine, il perdono, l’ottimismo e la gioia contrasta attivamente lo stress ossidativo prevenendo l’insorgenza di patologie croniche.
La portata di questo messaggio è rivoluzionaria, in primis perché ci restituisce il potere di determinare consapevolmente il nostro stato di salute e secondariamente perchè sovverte le derive del darwinismo sociale a cui dobbiamo l’idea dell’esistenza come lotta per la sopravvivenza. Darwin affermò semplicemente che: il più adatto alla sopravvivenza era colui che meglio si adattava al cambiamento ma la sua tesi venne distorta nell’idea che il più adatto al cambiamento è il più forte. Questo libro ci dimostra invece che il più adatto a sopravvivere in questo pianeta è il più gentile, perché è il più longevo e si ammala di meno.
La Biologia della Gentilezza porta alla ribalta valori come la gentilezza, il perdono e la gratitudine rendendoli rivoluzionari, così come rivoluzionari erano i personaggi che li incarnarono nel corso della storia come Gandhi o Mandela.
Come si può perdonare quando si riceve un grave torto?
Quando subiamo un torto e non riusciamo a perdonare dobbiamo innanzitutto fare una lista del perché non ci riusciamo. Quali sono le nostre resistenze? Quali sono i nostri dubbi?
Compiliamo poi una seconda lista composta invece dalle emozioni che ci impediscono di perdonare. Rifiuto, rabbia, rancore, impotenza, collera? Quali sono le emozioni che bloccano il perdono? La terza lista riguarda invece le ragioni. Quali sono le ragioni più logiche e convincenti per cui non riusciamo a perdonare?
La compilazione di queste tre liste ci servirà a fare chiarezza dentro noi stessi. Spesso infatti è proprio la confusione ad impedire alle persone di perdonare. Proviamo determinate emozioni ma siamo inconsapevoli dei nostri blocchi, ovvero delle ragioni reali e profonde che ci frenano.
Molte persone hanno paura di perdonare per paura di tornare ad amare. Amare, da un altro punto di vista, significa anche aprirsi e rendersi quindi vulnerabili: si teme di essere feriti nuovamente e di soffrire. I nostri meccanismi mentali ci raccontano invece che odiare e provare desiderio di vendetta è un meccanismo di difesa e, in quanto tale, lo consideriamo un meccanismo utile e giusto. Il nostro cervello impulsivo ci racconta che questi aspetti sono fondamentali per la nostra sopravvivenza e quindi per difenderci non dobbiamo affatto perdonare, bensì giudicare, odiare e provare risentimento. Tuttavia, l’aspetto di cui non siamo consapevoli è che sono proprio questi meccanismi i vincoli che ci legano profondamente ai nostri “carnefici”.
Se, dopo aver subito un torto, continuiamo a nutrire odio o risentimento verso chi ce lo ha inferto, quell’odio diventa un cordone di energia che alimenterà la persona che ci ha feriti. Questo legame d’odio rimarrà anche se non lo percepiamo. Sarà il “sottofondo musicale” della nostra vita. L’ascolto di noi stessi serve proprio a identificare questo cordone e a reciderlo.
Successivamente – come secondo step – ascoltiamo, ringraziamo e accettiamo ciò che proviamo. Non tanto la persona o il torto stesso ma, semplicemente, ciò che sentiamo.
Per riuscire a perdonare l’imperdonabile bisogna sentire ciò che non si riesce a perdonare e perdonare ciò che si sente, ringraziandolo e accogliendolo in quanto ci sta indicando degli aspetti di noi che non abbiamo mai preso in considerazione e che meritano invece di essere accolti e integrati profondamente.
In che modo la gratitudine può migliorare la nostra vita?
Coltivare la gratitudine ha enormi benefici su molteplici livelli della nostra esistenza. Le ricerche scientifiche sul tema sono quadruplicate negli ultimi dieci anni e riconoscono la gratitudine come una delle chiavi fondamentali non solo per il benessere emozionale e psicofisico, per creare relazioni più soddisfacenti, lavorare meglio, godere di una salute migliore ma anche per migliorare la propria vita in almeno 7 modi.
- Il primo è favorendo nuove relazioni, uno studio del 2014 pubblicato su “Emotion” dimostra che è sufficiente ringraziare una persona conosciuta da poco per renderla più propensa a coltivare quella nuova relazione.
- Il secondo è migliorando la salute fisica rendendo più inclini a prendersi cura della propria salute attraverso maggiore movimento fisico e controlli medici regolari.
- Il terzo è favorendo la salute psicologica grazie alla riduzione di una moltitudine di emozioni tossiche che vanno dall’invidia e dal risentimento alla frustrazione e al rimpianto, oltre ad aumentare la felicità e ridurre la depressione come dimostra Robert A. Emmons un noto studioso del tema.
- Il quarto è lo sviluppo dell’empatia e la riduzione dell’aggressività: chi pratica gratitudine ha infatti maggiori probabilità di comportarsi in modo prosociale, anche quando altri si comportano in modo meno gentile, evidenziando quindi maggiore sensibilità ed empatia verso le altre persone e un ridotto desiderio di vendetta.
- Il quinto effetto “collaterale” della pratica della gratitudine è il miglioramento del sonno: secondo uno studio del 2011 pubblicato su “Applied Psychology: Health and Well-Being” bastano 15 minuti annotando la gratitudine della giornata prima di andare a letto per dormire meglio e più a lungo.
Per concludere, la gratitudine aumenta l’autostima, riduce i confronti sociali e la tendenza a paragonarsi agli altri facilitando l’apprezzamento per i risultati altrui e diminuisce lo stress, sviluppando resilienza e svolgendo un ruolo importante nel superare i traumi.
Quali sono le motivazioni scientifiche che portano a concludere che essere gentili fa bene alla salute?
Sempre più studi testimoniano come la gentilezza risulta essere la strategia evolutiva migliore per vivere a lungo, in salute e felicemente. Nel libro “Biologia della Gentilezza” scritto insieme alla docente di Harvard Immaculata De Vivo riportiamo moltissime evidenze che per il loro impatto hanno permesso a questo libro di ottenere nel 2020 il premio “Scienze della vita e della salute” nel Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica 2020. Ad esempio, una ricerca realizzata dall’Università di Oxford mostra che è sufficiente una settimana di “gentilezza” verso chi ci sta intorno per migliorare la nostra salute. E non si tratta solo di “sentirsi meglio”, ma anche di migliorare parametri fisiologici quali pressione sanguigna, cortisolo o livelli di endorfine. Un altro studio condotto nel 2011 dall’Università di Harvard mostra che otto settimane di esercizi finalizzati ad allenare la gentilezza hanno effetti positivi sulla salute di pazienti cardiopatici, con un abbassamento della pressione sanguigna e un maggiore livello di benessere.
Basti pensare che nei centri di ricerca sul cancro più avanzati del mondo ad esempio, sono stati adottati dei protocolli di supporto psicologico ai pazienti e alle loro famiglie incentrati proprio sulla gentilezza come veicolo di vicinanza umana alle persone che affrontano la malattia. Che essere gentili sia la migliore strategia evolutiva per sopravvivere e prosperare, ce lo dicono addirittura i nostri geni che rallentano il processo d’invecchiamento grazie ad una vera e propria “biologia della gentilezza” fatta anche di perdono, compassione, empatia e di pratiche come la meditazione. I sentimenti che ci fanno stare bene non hanno solo un ruolo a livello emozionale, ma anche un impatto sul DNA, aiutando a combattere l’infiammazione e l’ossidazione che accelerano i processi d’invecchiamento. Anche le pratiche meditative basate sulla gentilezza, come la “Meditazione della Gentilezza Amorevole” (Metta, in sanscrito) che consiste nel rivolgere pensieri gentili a se stessi, a una persona cara ma anche a un estraneo o all’universo, hanno effetti benefici tanto che l’American Hearth Association le inserisce tra le pratiche consigliate per prevenire le malattie cardiovascolari.
Daniel, cosa è per te la meditazione?
La meditazione oggi è indicata come una delle più forti tendenze nel campo delle scienze del benessere e della qualità della vita. In pochi anni è salita sul podio – insieme alla dieta sana e all’esercizio fisico – come uno dei pilastri del benessere e, secondo il CDC (Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie della sanità pubblica degli Stati Uniti), è la tendenza sanitaria in più rapida crescita in America, con il numero di “meditatori” triplicato tra il 2012-2017. Sono oltre 8,000 studi scientifici pubblicati ad oggi, la maggior parte dei quali presenti su PubMed, il database di articoli biomedici della National Library of Medicine degli Stati Uniti, e decuplicati negli ultimi 19 anni (erano meno di 800 nel 2000, ndr.) suggerendo che questa pratica sia davvero una valida panacea contro ogni male.
Ma se mi chiedi cosa sia davvero la meditazione, devo prima dirti che il mio percorso di pratica e di ricerca inizia quando avevo 19 anni (sono quasi 30 anni di pratica), percorso che ho approfondito grazie alla guida di Anthony Elenjimittan, discepolo diretto di Gandhi. La società odierna celebra la velocità, il multitasking e la gratificazione egoica immediata, spingendo più all’euforia del sensazionalismo interiore piuttosto che al benessere autentico. La meditazione per me non è solo una soluzione reale ed efficace contro lo stress, l’ansia e la pressione prodotti dalla fase storica in cui stiamo vivendo, alle esigenze di una cultura fast-food e ai meccanismi usa e getta a cui siamo abituati dimenticando il reale significato del ben-essere e della consapevolezza. C’è molta confusione intorno alla parola e all’esperienza della meditazione. Meditare non consiste, come erroneamente molte persone credono, in un processo di visualizzazione, immaginazione, respirazione o in una esperienza legata a fenomeni interiori (sensazione di espansione, emozioni di gioia e gratitudine, ricordi, fenomeni percettivi extra ordinari, etc.). Meditare non è pregare, riflettere su qualcosa e neanche rilassarsi profondamente. La meditazione non è un fare, un avere o un apparire. Lo stato di meditazione inizia esattamente dove finiscono tutte le cose che ho appena citato; quando nel silenzio assoluto della mente risplende solo una profonda consapevolezza di essere senza forme, definizioni, nomi, giudizi o livelli di identificazione. Questo stato è altamente rigenerativo e ha come effetti collaterali un autentico e duraturo benessere psicofisico. Non è difficile raggiungere questi risultati ed è un’esperienza alla portata di tutti grazie alla guida di una persona esperta, disciplina e un corretto stile di vita. Ci sono inoltre straordinarie evidenze scientifiche nel campo della medicina, della psicologia e delle neuroscienze sugli innumerevoli effetti positivi.
C’è un tipo di felicità che fa bene alla salute?
Esistono principalmente tre tipi di felicità: quella edonica che corrisponde al mero soddisfacimento del piacere dei sensi; quella eudemonica che si associa al piacere che si prova quando si allena e sviluppa il proprio potenziale: talenti, virtù e capacità; quella esistenziale che origina dalla piena consapevolezza di esistere e di essere immersi in un miracolo, quello della vita. Quest’ultimo tipo di felicità non dipende dal fare, dall’avere o dall’apparire, ma solo dalla consapevolezza di essere e può essere sviluppata mediante la pratica della meditazione.
La ricerca scientifica ha dimostrato che l’influenza biologica della felicità eudemonica crea una migliore risposta immunitaria e una ridotta infiammazione a livello cellulare, mentre il benessere edonico ha dato risultati opposti, risultando associato a una risposta immunitaria diminuita e a un’aumentata propensione all’infiammazione. I piccoli piaceri ci danno quindi l’impressione di felicità ma non ci aiutano ad ampliare la nostra consapevolezza o realizzare i nostri talenti, abilità, capacità, e questo costituisce uno “svantaggio evolutivo” che sembra essere direttamente percepito a livello cellulare. Il corpo non mente e risponde meglio a un diverso tipo di benessere basato su un senso di connessione e scopo, rivelando i costi nascosti del benessere puramente edonico e aprendo nuove porte agli studi che collegano in modo diretto la ricerca dello scopo della vita con la qualità e la lunghezza della vita stessa. Il tipo di felicità che crea il maggior impatto sui processi infiammatori è quella esistenziale, perché è associata ai processi meditativi che regolano i geni preposti ai processi di infiammazione.
Lottare per sopravvivere o cooperare: qual è la migliore strategia evolutiva?
La società attuale è in gran parte il riflesso di una visione antropocentrica della vita e il risultato di un percorso evolutivo governato dalla competizione: la “legge del più forte” da sempre giustifica violenze e soprusi non solo a danno dei nostri simili, ma anche delle altre specie. Questo sistema di vita non potrà essere modificato con nuove leggi, ma attraverso una presa di coscienza collettiva che affondi le radici in una nuova percezione che ciascuno ha di sé. Fintanto che l’uomo continuerà a credere di essere al vertice della piramide evolutiva – quindi superiore a tutte le altre specie e in diritto di sfruttare senza limiti e scrupoli le risorse del pianeta – non sarà in grado di compiere scelte decisive per il futuro dell’umanità e della Terra.
Il modello biocentrico, al contrario di quello antropocentrico, pone la vita stessa alla base del processo evolutivo; di conseguenza la principale forza è la cooperazione. A ben pensarci, anche la biologia suggerisce che l’organismo umano utilizza una strategia evolutiva di questo tipo, in quanto miliardi di cellule cooperano e si specializzano in vista del benessere dell’organismo nel suo complesso. Nell’ottica antropocentrica, l’uomo tende a isolarsi come una cellula cancerogena e smette di comunicare con l’esterno, moltiplicandosi e fagocitando altre cellule fino a esaurire tutte le risorse. Il modello biocentrico, invece, si basa sul rispetto della vita in tutte le sue forme e sull’interconnessione fra le specie viventi. Ma oggi sappiamo ancora di più, perchè è proprio la scienza a dirci che è la gentilezza, il comportamento prosociale e la cooperazione a rappresentare la miglior strategia di sopravvivenza dell’essere umano come specie oltre che ad avere il più grande impatto su salute, benessere e qualità della vita. Basti pensare che un recentissimo studio pubblicato a dicembre 2020 sul Psychological Bulletin – che presenta la più ampia metanalisi svolta ad oggi con oltre 198.000 persone coinvolte – ha dimostrato che chi è più gentile svolge maggior attività di volontariato e che, a sua volta, abbassa il rischio di mortalità fino al 60%, aumenta la longevità e la prospettiva di vita tra il 22% e il 44%, oltre ad una serie di altri benefici fondamentali per la salute fisica, emotiva, psicologica e sociale. Che si tratti di gentilezza in metropolitana, in un campus universitario, in ospedale o tradotta nel volontariato sembra essere questa la chiave della nostra sopravvivenza e del futuro del nostro benessere.
Siamo parte di un unico organismo e interconnessi a molteplici livelli: una tempesta nel Sahara influenza i ghiacciai polari, che influenzano il clima della città di New York, che a sua volta incide sull’umore e sui pensieri di milioni di persone. La vita sulla Terra riflette la biologia di un organismo unico. Tutti ne facciamo parte. Pian piano si sta comprendendo che la sopravvivenza del pianeta dipende sempre più dalla consapevolezza dell’unità della vita e della interconnessione esistente fra tutte le specie. La percezione della realtà separata trae origine nella nostra mente ed è causa di sofferenza. Internet, i social network e le comunità virtuali, ad esempio, sono espressione di tale interconnessione. In un’ottica biocentrica non ci percepiremmo più superiori o inferiori agli altri bensì complementari. E sperimenteremmo il piacere di lavorare per la realizzazione, il benessere e la felicità altrui. Una delle conseguenze di questa presa di coscienza consisterebbe nella manifestazione spontanea di amore e rispetto verso ogni forma di vita, percepita come intima parte di sé.
Un neofita che si voglia approcciare alla pratica meditativa che caratteristiche dovrebbe ricercare in un maestro?
Quando mi pongono questa domanda rispondo sempre di osservare se la guida che si vuole scegliere rispetta queste caratteristiche:
- Lignaggio chiaro e autentico: da chi ha imparato?
- Coerenza: è coerente con i valori che trasmette? Li vive e li applica coerentemente nella sua vita quotidiana?
- Scienza: ha un dialogo costante con la scienza capace di dare una dimensione fisica, biologica e pragmatica alla sua ricerca?
- Impatto Sociale: ha una vocazione sociale? È disposto ed è capace di mettere al servizio e a beneficio della comunità tutta i valori e le realizzazioni interiori?
Dal libro è nato spontaneamente il movimento Italia Gentile. Di che si tratta?
La gentilezza è una medicina naturale che la scienza ha dimostrato far bene al nostro corpo in termini di longevità, salute e benessere. Ma oltre a questo è anche un elemento relazionale, di estrema importanza in tutto il processo di trasformazione sociale. In un momento storico particolare, infatti, in cui molte persone sono soggette a emozioni relative agli istinti primari come rabbia, ansia, paura, incertezza, frustrazione, inserire un elemento di coesione, reciprocità e cooperazione, che permetta un rilascio dello stress e generi meccanismi di interdipendenza, interconnessione e solidarietà, è quanto di più importante possiamo e abbiamo il dovere di fare.
Attraverso il movimento Italia Gentile (abbracciato da oltre 200.000 persone) stiamo creando un’ondata virale di gentilezza, un “virus gentile” che contagia gli ambiti più diversi, dall’educazione alla politica, dalla sanità alla cultura, e che ci ricorda come si possano superare i periodi più difficili grazie a un senso di collettività e di comunità, a un senso profondo del “noi”.
Grazie al libro e sulla falsa riga del “caffè sospeso” o della “spesa sospesa”, ha preso il via anche “l’atto di gentilezza sospeso”, secondo il quale le persone hanno iniziato a regalare il volume dando vita a una serie di iniziative spontanee che oggi coinvolgono un centinaio di realtà profit e non profit tra librerie, hotel, ristoranti (significativa la collaborazione con Simone Salvini, Chef di Alta Cucina Vegetale), enti e associazioni non profit, nonché istituzioni e città (ad oggi Bari, Arco, Chieti, Sirolo, Soave, Palermo, Mazara del Vallo, Albignasego, Verucchio e Corleone), oltre alla Repubblica di San Marino, primo Stato Gentile al mondo dal luglio scorso.
Di cosa parlerà il nuovo libro che stai scrivendo insieme alla dottoressa De Vivo e quando verrà pubblicato?
Il libro uscirà a Maggio 2021 ed è un libro che ci insegna a trasformare i grandi (e piccoli) cambiamenti della nostra vita in un motore straordinario per il benessere, la salute e la nostra realizzazione. Nel libro è contenuto un metodo rivoluzionario e trasversale che unisce i pilastri del benessere e della salute: alimentazione, relazioni, mondo digitale, meditazione, natura e sessualità alla riscoperta di un nuovo modo di essere umani, per espandere il benessere attraverso il “noi”.
Puoi descriverci il tuo personale approccio alla giustizia riparativa e di cosa si occupa il progetto “Liberi dentro”?
Quando una persona finisce in carcere, la responsabilità è collettiva perché a fallire è l’intero sistema educativo.
Sono entrato nelle carceri perché volevo verificare queste parole «Gli ultimi saranno i primi». Ho capito che questa cosa doveva accadere prima di tutto in me stesso: chi sono gli ultimi per te, per me, in questo momento? Vai da loro per un momento e mettili al primo posto nella tua vita. Almeno per un periodo, per un momento, e guarda cosa succede quando metti gli ultimi al primo posto.
Quando sono entrato nelle carceri credevo che avrei potuto insegnare qualcosa a queste persone. Invece è accaduto il contrario. Storie diverse: di pedofili, di assassini. Mi sono chiesto chi sono io per condannare una persona per un’azione che è avvenuta in un determinato istante della sua vita? Con il progetto “Liberi dentro” ci siamo messi a disposizione di queste persone, abbiamo meditato insieme, respirato insieme, perdonato insieme.
Il cambiamento passa necessariamente per una presa di coscienza di se stessi, delle proprie responsabilità, per uscire dal concetto di colpa che inchioda la persona reclusa nella rassegnazione per ciò che è stato, acquisendo la consapevolezza che possiamo sempre scegliere e di conseguenza innescare una trasformazione. Questo è il cuore di “Liberi Dentro”: un percorso di consapevolezza nel quale si parte dall’ascolto profondo di se stessi. Si può diventare liberi anche in uno stato di reclusione. Ed è il modo migliore per mettere a frutto quel tempo e quello spazio, affinché la pena diventi davvero rieducativa in vista del reinserimento in società.
Io non sono per una giustizia punitiva, la giustizia punitiva non funziona, numericamente non funziona ed è stato dimostrato. La percentuale di recidiva in Italia è molto alta: 7 detenuti su 10 ritornano in carcere dalle 4 alle 10 volte. Di quale sicurezza stiamo parlando? Non stiamo educando queste persone: basti pensare che spendiamo al giorno circa 140 euro a detenuto, di di cui solo pochissimi euro sono destinati all’educazione. Questa è una follia, soprattutto quando ci troviamo di fronte a storie di persone cresciute in situazioni disagiate. La vita li ha già castigati e noi continuiamo a punirli, senza offrire loro strumenti e opportunità di crescita.
L’approccio e gli interventi che proponiamo come My Life Design Onlus sono fondati su una giustizia consapevole che consenta sia a chi ha subito un crimine che a chi lo ha commesso di rielaborare il proprio vissuto in un processo di guarigione, che porti ad un autentico cambiamento. Per questo, nel 2019, abbiamo dedicato la nostra Giornata Internazionale del Perdono, l’appuntamento istituzionale annuale – già insignito della Medaglia del Presidente della Repubblica – al tema della giustizia riparativa, con la quale ci sentiamo profondamente in linea.
Che cosa sono i codici e in che maniera influenzano la nostra esistenza?
Possiamo considerare il computer come una metafora dei processi percettivi e cognitivi dell’uomo. Ambedue dotati di hardware (la macchina), di software (i programmi) e di codici introdotti che, dopo un processo di sintesi, diventano informazioni. L’effetto GIGO evidenzia l’anomalia per cui i computer, se introduciamo un insieme di dati in entrata insensati (Garbage In – spazzatura dentro), elaborano in maniera acritica l’input producendo, a loro volta, un risultato insensato (Garbage Out- spazzatura fuori). I codici registrati nell’essere umano sono quelle informazioni che influenzano tutti gli aspetti della nostra esistenza. Un insieme di dati acquisiti dalla nascita, dalla linea di sangue paterna e materna, dal tessuto sociale, dalla cultura e dall’educazione, dalle relazioni, dalle ferite, dai successi e dagli insuccessi. Alcune situazioni della nostra vita sono simili a un effetto domino dove le pedine cadono travolgendo tutto. Con questo percorso risaliamo al contrario, a contattare la prima pedina che ha fatto scattare tutte le altre. I codici sono simili a solchi, meccanismi per lo più inconsapevoli incisi sul piano personale, relazionale e sociale che determinano la realtà, ciò che proviamo, le relazioni che costruiamo, come reagiamo alle situazioni. Diventare consapevoli dei propri codici vuol dire avere le chiavi per determinare un nuovo codice allineato a bisogni autentici e diventare autori della propria esistenza liberando un nuovo senso di responsabilità e causalità.
Che iniziative porta avanti la My Life Design Onlus?
La My Life Design Onlus nasce per raccogliere, strutturare e sviluppare la vocazione sociale che da sempre ha accompagnato i ricercatori del My Life Design. Opera mediante progetti sociali in vari ambiti, con l’obiettivo di arrivare direttamente al cuore delle persone e determinare, attraverso la condivisione e l’azione concreta, una radicale trasformazione sociale.
L’area educazione è destinata ai più piccoli ma anche a genitori, insegnanti ed educatori, sostenuti, ad esempio durante l’emergenza sanitaria, con iniziative on-line aperte a tutti. Stessa cosa è stata fatta in ambito sanitario col progetto Med-IT-Aid, dedicato al personale sanitario in questo periodo così complesso. Il comparto giustizia è incentrato sui percorsi di consapevolezza negli istituti penali per adulti e per minori. L’integrazione sociale viene promossa mediante iniziative come Il perdono in viaggio, destinata ai bambini rifugiati, e Kids for free, rivolta a bimbi di famiglie in difficoltà.
Nel 2020, la Giornata Internazionale del Perdono, che per tre anni ha ricevuto la Medaglia del Presidente della Repubblica per l’alto valore sociale riconosciuto, è stata dedicata al tema del Natural Heritage e ha visto la partecipazione di Vandana Shiva, Tara Gandhi e Alex Bellini. Da lì sono partiti una serie di progetti sociali incentrati sulla riscoperta della Natura come maestra di vita, in una visione all’insegna dell’interconnessione tra tutti gli esseri e l’ambiente, per la salvaguardia del pianeta e della nostra stessa specie.
Che cosa si apprende nella My Life Design Academy?
My Life Design Academy è la prima accademia di consapevolezza online in Italia che oggi conta una community di oltre 30.000 persone più di 2000 studenti attivi. Nasce dal metodo internazionale My Life Design® frutto di oltre 30 anni di ricerca ed esperienza adottato in aziende, università, scuole, seminari, ospedali, carceri, nell’accompagnamento al morente e nell’elaborazione del dolore e del lutto. Ha formato decine di migliaia di persone su specifiche aree (medici, professionisti, docenti, manager, studenti) con un impatto concreto su più livelli ed è stato descritto e documentato in varie pubblicazioni internazionali, tra cui quella del report mondiale sull’educazione superiore della Global University Network for Innovation dell’UNESCO e presentato anche nel congresso mondiale su Management e creatività, organizzato dalla Business School ESADE e pubblicato nel 2016 nei Rapporti ISTISAN 16/21 editi dall’Istituto Superiore di Sanità. È un laboratorio vivo di valori che esplora ed approfondisce i paradigmi delle scienze del benessere e della qualità della vita, trasversali ad ogni ambito di vita unendo scienze d’avanguardia, tradizioni millenarie e saperi trasversali in un approccio pragmatico e concreto.
I temi che si trovano all’interno toccano ogni area della vita: dalle relazioni alla sfera professionale, dal movimento fisico all’alimentazione, dall’educazione al benessere psicofisico e la cura di sé, con un attenzione particolare ai temi della meditazione, della respirazione consapevole, del perdono, della gentilezza ed in generale di tutti quegli elementi che concorrono a formare una nuova biologia dei valori che origina da un senso d’identità autentico.
E invece di cosa si occupa la My Life Design Academy Educational?
Academy Educational nasce dall’intenzione di trasmettere il metodo educativo My Life Design® per promuovere un’educazione alla consapevolezza al fine di sviluppare un’attitudine ed un approccio educativo rivoluzionario che accompagna dal “Sapere e Saper Fare per Essere” al “Saper essere per Saper Fare e Sapere”. L’educazione, infatti, non può essere considerata come una teoria da applicare o un fare prestabilito, ma in analogia con l’etimologia della parola stessa, educare ovvero “trar fuori”, l’educazione diviene un processo mediante il quale facilitare nell’individuo l’evoluzione e la crescita consapevole, così da creare la propria vita nell’autenticità dell’essere. Dalla vera e profonda coscienza di sé nascono spontanee le corrette azioni, l’etica, i corretti modelli, le giuste soluzioni, che sono il semplice riflesso del proprio livello di autorealizzazione. Saper essere, quindi, per vivere consapevolmente e determinare la propria realtà.
Al fine di determinare una rivoluzione di paradigma nell’ambito pedagogico occorre il coinvolgimento di tutti, pertanto l’Academy Educational si rivolge a bambini, ragazzi, genitori, insegnanti, educatori, e a tutti gli operatori dei sistemi educativi privati ed istituzionali. L’Academy Educational si fonda attraverso il metodo My Life Design e fornisce strumenti teorici e pratici mirati a sviluppare la capacità di disegnare consapevolmente la traiettoria della propria vita, per manifestare il massimo potenziale della propria esistenza e realizzarsi.
Si sa: gli occhi dell’osservatore determinano la realtà osservata, educhiamo allora alla consapevolezza gli occhi di chi osserva.