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Nelle mani gentili della Costituzione: intervista a Maria Luisa d’Alessandro Fiore, Prefetta di Sassari
Maria Luisa D’Alessandro è una gentile signora che ci accoglie con un sorriso aperto, vestita di colori solari, molto femminili. Questa donna è la prefetta di Sassari, colei cui rispondono le forze di pubblica sicurezza, ed è garante dei rapporti tra Stato e autonomie locali e ne assicura il regolare funzionamento: in parole povere è lo Stato
Che impressione ha avuto dalla città di Sassari?
É una città molto colta, sede di una delle più prestigiose Università d’Italia. Mi colpisce la sua vivacità culturale. Non a caso, ha dato i natali a ben due Presidenti della Repubblica, oltre che a personalità di grande spessore politico, civile, culturale e artistico. Sassari è sede e cuore della Brigata Sassari, l’unità più decorata dell’esercito italiano: molto valorosa, molto amata, molto ammirata, molto fiera. È sede di riferimento per la Chiesa cattolica con la presenza da secoli di un Arcivescovo Metropolita. Si contraddistingue anche per la capacità di iniziativa dei suoi cittadini, penso, per fare un solo esempio tra i tanti, all’eccellenza nel basket della Dinamo. Oltre alle bellezze della città in sé, quello che mi ha molto colpita è il carattere dei suoi cittadini, i sassaresi. Essi, infatti, hanno saputo accogliermi con grande gentilezza e hanno avuto la capacità di coinvolgermi nel loro sentimento di sincero amore per la città. Una amore che si esprime al massimo livello nella celeberrima Faradda dei candelieri, spettacolare e fortemente sentita dalla cittadinanza.
Lei ha compiti molto importanti, un potere tale che farebbe tremare i polsi a molti. Come lo affronta?
Quello che lei chiama potere in realtà è costituito da funzioni pubbliche attribuite e regolate, nell’esistenza e nell’estensione, dalla legge per la tutela dell’interesse generale. Queste attribuzioni si svolgono nel più puntuale rispetto della legge e prima ancora della Costituzione, i cui valori ci guidano nel selezionare la scelta più opportuna rispetto al caso concreto in base a quel piccolo margine di apprezzamento che le norme ci riservano. Oltre a questo l’esercizio delle attribuzioni della Prefettura è in via sistematica oggetto di attenta ponderazione e di condivisione con tutte le autorità, che con grande senso di responsabilità ne affiancano l’attività nel rispetto del principio di leale collaborazione. In un Repubblica democratica come la nostra il concetto di potere non è sinonimo di arbitrio o di imposizione, ma è sinonimo di funzione, di limitazione e di responsabilità. Le istituzioni che esercitano la potestà a loro attribuita dalla legge sono chiamate a farlo con modalità condivise, concordando e coordinando la propria azione con le altre autorità al servizio dei cittadini.
C’è mai stato un momento in cui il suo lavoro le è sembrato più duro?
Ci sono stati molti momenti particolarmente impegnativi nel corso della mia carriera. L’attività di prefettura è bella ma al tempo stesso complessa perché impone di confrontarsi con una vasta gamma di situazioni anche molto diverse tra loro. Se volessimo portare un esempio, nel recente passato mi sono trovata a gestire un’attività particolarmente delicata di contrasto alla criminalità organizzata attraverso l’emanazione di un’interdittiva antimafia. Non solo, provenendo da una Regione ad alto rischio sismico, in cui ho prestato servizio per diversi anni, mi è capitato di confrontarmi con la gestione delle emergenze sismiche. Oggi ci troviamo davanti all’emergenza sanitaria per rispondere alla quale, nella maniera più efficace possibile, ho bisogno di tutta l’esperienza maturata negli anni, soprattutto gestendo situazioni complesse. Senza dimenticare certamente il lavoro egregio di tutte le istituzione coinvolte e la collaborazione sincera della cittadinanza sassarese.
Lei ha dovuto anche sovrintendere allo smistamento in strutture di accoglienza dei 115 migranti fatti sbarcare dall’Alan Kurdi ad Olbia, sbarco avvenuto tra proteste e polemiche. Quale è la sua posizione?
Le diverse posizioni politiche non sono di competenza del Prefetto. Quello che il Prefetto può e deve fare in questo tipo di situazioni è assicurare che l’accoglienza e la gestione dei migranti avvengano in maniera sicura e corretta nel rispetto della normativa vigente.
Prefetta e pandemia: come vive questo momento?
Il nostro Paese sta affrontando questa grave emergenza sanitari grazie al lavoro di tutte le Istituzioni, alla dedizione degli operatori sanitari e alla collaborazione della grande maggioranza dei cittadini. Nel perseguire gli obiettivi indicati da chi ha responsabilità di governare questa emergenza non possiamo dimenticare l’ assoluta necessità di prudenza da parte di tutti, tanto nel rispetto delle regole quanto nel porre in essere ogni azione della vita nostra quotidiana attenendoci strettamente al buon senso. In questo tempo non possiamo dimenticare la solidarietà verso tutti i nostri concittadini. Non dobbiamo dimenticare i sacrifici fatti negli ultimi mesi, soprattutto da quelle persone che ad oggi versano in una situazione di forte difficoltà. Dobbiamo essere consapevoli che l’emergenza oltre che sanitaria ha colpito fortemente tutto il sistema sociale ed economico. Quello che, come istituzioni, dobbiamo trasmettere ai cittadini è un forte senso di vicinanza, fare capire con azioni concrete alle persone in difficoltà che non sono sole e che lo Stato è presente.
Lei ha un osservatorio privilegiato con i giovani, ha sei figli. Ma come si vedono i ragazzi dalla prefettura?
Penso che dobbiamo fidarci dei giovani, lo ha dimostrato il comportamento diligente assunto dalla maggior parte di loro in questi tempi difficili. Inoltre, se li si osserva con attenzione, ci si rende conto che sono più responsabili, più studiosi, più curiosi di quanto mi ricordi fossimo noi alla loro età. Faranno bene, io ho moltissima fiducia in loro.
Ma allora lei è ottimista.
Più che ottimista in senso provvidenzialistico sono una realista che riesce a vedere il bene dove c’è. Per fare un esempio, sono ottimista quando guardo ai comportamenti coscienziosi e rispettosi della cittadinanza del sassarese.
Lei calabrese, suo marito sassarese. Come si trova in Sardegna?
Conosco la Sardegna da quando ero fidanzata e trascorrevo le vacanze ad Alghero nella casa dei miei suoceri, parliamo degli anni novanta. Ho sempre provato un senso di forte benessere in Sardegna, quasi la sensazione di ritorno ad una casa molto amata. Mi sono sempre sentita a mio agio anche grazie al carattere dei sardi e alle loro qualità, che che ammiro davvero molto. E’ per questi motivi che è qui che vengo da sempre a cercare ristoro durante i periodi di vacanze. E ora venite con me, voglio farvi vedere una delle piazze più belle d’Italia.
La dottoressa apre le finestre del suo ufficio su piazza d’Italia e vediamo che è vero, per come la guarda quella piazza, che Sassari le piace davvero.