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Il sacro, il diavolo e la magia popolare negli studi di Tomasino Pinna
Il 25 giugno del 2016 ci lasciava uno tra i più grandi esperti e studiosi del passaggio dell’Inquisizione in Sardegna: il professore di Storia delle Religioni dell’Università di Sassari Tomasino Pinna
Sardegna, terra di mare smeraldo, nuraghi e tradizioni millenarie, da sempre luogo riconosciuto di culti ancestrali come la devozione a idolatrie arcaiche che si perdono nella notte dei tempi. Ancora oggi l’isola conserva, dopo migliaia di anni, quell’aura magica della quale abbiamo oggi testimonianze attraverso libri, racconti e numerosi ritrovamenti archeologici. La religione nasceva tra gli uomini primitivi dalla necessità di interpretare gli eventi naturali: un temporale, il boato dei tuoni o i fulmini che squarciavano gli alberi e degeneravano nel fuoco oppure terremoti e vulcani. Tutti fenomeni che turbavano l’animo umano e ponevano innumerevoli interrogativi. Spesso questi erano considerati dei cattivi presagi e sinistri avvertimenti di un essere superiore e immaginario, che esigeva rispetto e doveva essere così venerato. La morte di un familiare, un parente o di un capo tribù, erano anch’esse una ragione di culto e preservare le spoglie di un congiunto era motivo di buon auspicio per il defunto che così nell’aldilà avrebbe potuto proteggere la famiglia stessa o l’intera comunità. Gli egiziani ad esempio adoravano il sole e l’acqua, riconoscendole come fonti della vita e conservavano i corpi con il rito dell’imbalsamazione. Tutte queste pratiche e antiche credenze hanno portato nei secoli al diffondersi della religione con la necessità di creare un riferimento nelle comunità. La ricerca di una protezione terrena, come strumento interiore, spirituale, difensivo per il corpo e l’anima. Non ultimo il bisogno di domare le paure verso l’ignoto e di tutto ciò che non avesse una spiegazione plausibile.
Molti studiosi, hanno dedicato la loro vita all’aspetto sacro dei popoli e alla successiva evoluzione delle loro credenze popolari, vera e propria materia di studio negli atenei e nelle varie culture europee. Anche in Sardegna, grazie agli insegnamenti di Tomasino Pinna, abbiamo numerose tracce del nostro sentimento religioso. Professore e docente dell’Università di Sassari, ha rivolto la sua vita alla Ricerca dei culti religiosi nati in Sardegna nel periodo pre-nuragico, scrivendo svariati libri, approfondendo costantemente le sue conoscenze e insegnando la sua materia principale: la Storia della religione in Sardegna.
“Un valido insegnante” – tratto dalla testimonianza, dopo la sua scomparsa, ad opera del suo collega e amico professor Attilio Mastino – “Coerente con se stesso, severo anche con gli amici, rigoroso nel suo lavoro sempre pieno di curiosità, di passioni, di interessi, che partivano dal mondo antico con il Satyricon di Petronio ” – (l’arbiter elegantiarum, così definito da Tacito) – “per arrivare a Gregorio Magno fino all’inquisizione spagnola, con l’impegno di ritrovare in tutte le società complesse i sistemi mitico-rituali, inquadrabili entro la categoria della magia, delle superstizioni e del sacro, nelle tradizioni popolari della Sardegna”. (1)
Lo studio di Tomasino Pinna, abile ricercatore, è impresso nei ricordi di colleghi e studenti. Un uomo colto, distinto, della riconosciuta padronanza del linguaggio e con la rara abilità di cambiare registro comunicativo con tante realtà con le quali interagiva. Sapeva trasmettere con passione le sue conoscenze, negli anni da docente nei due atenei isolani. Una buona parte le aveva documentate presso l’Archivo Historico Nacional di Madrid, città nella quale si recò e visse anni addietro, quando era ancora studente. Sono tante le opere, gli appunti e i racconti scritti dall’insegnante dell’Ateneo Turritano e Cagliaritano, tra questi ricordiamo due dei suoi libri più importanti che, con orgoglio, amava sottoporre all’attenzione degli studenti durante le lezioni: “Julia Carta, storia di una strega” e “Il sacro, il diavolo e la magia Popolare “.
La storia di Julia Carta, è quella di una donna di Siligo, che nel 1596 è stata accusata di stregoneria e processata dall’Inquisizione. Con meticolosa attenzione, il libro riporta tutti i passaggi processuali, che sono stati compiuti dal tribunale sassarese, il quale ai quei tempi, svolgeva tutte le pratiche accusatorie del processo inquisitorio (senza diritto di difesa da parte dell’imputato), nel Duomo di Sassari.
Nel volume “Il sacro il diavolo e la magia popolare“, si possono trovare alcune importanti ricerche del docente che riguardano momenti e aspetti della storia religiosa sarda, riportate dettagliatamente in tutte le loro vicende dalla numerosa documentazione lasciata dagli inquisitori, acquisita, analizzata e tradotta dal professore negli archivi a Madrid. La vicenda processuale “Il diavolo di Sorigueddo“, raccontata tra le pagine del libro, merita un interesse particolare e si riferisce ad un certo Sebastiano Zucca, noto come Sorigueddo, di Ortueri, il quale subì due processi e due condanne: la prima nel 1574, la seconda nel 1585.
Le testimonianze scritte dal professore, sono tante ed è davvero interessante leggerle tutte. La sua ricerca non era circoscritta al solo ambito dell’Inquisizione e delle pene che venivano inflitte. Va ben oltre. Altri documenti importanti sono riportati nei suoi libri, riguardanti aspetti della religiosità antica della Sardegna, come pratiche rituali, corrispondenze di Gregorio Magno con le autorità politiche sarde, dove si parla della conversione di Ospitone al Cristianesimo e idolatrie che in altre forme esistono ancora oggi. Tutto quello che è riportato negli scritti di Pinna, è frutto della collaborazione con la professoressa Clara Gallini (docente di Storia delle religioni a Cagliari), a sua volta allieva di Ernesto de Martino (antropologo e storico delle religioni). A questo proposito, è doveroso riconoscere che professor Pinna, non ha mai tenuto per sé gli onori, ma ha sempre ricordato, rimarcando con molto affetto e stima durante le lezioni e in ogni altra occasione, chi lo ha aiutato nelle sue ricerche con infinita gratitudine.
Ricordiamolo così Tomasino Pinna, citando le parole scritte da lui stesso, dedicate a Ernesto de Martino:
“De Martino ci lascia strumenti affilatissimi e affinatissimi, per capire i meccanismi del sacro nei processi di formazione e in alcune delle funzioni che esercita. Ha gettato fondamenta solide su cui basarsi, per analizzare i più vari aspetti del campo religioso, anche quelli che non ha espressamente preso in esame (ad esempio, la dimensione delle religioni, come sistemi di potere e i loro rapporti con altri sistemi di potere: politico, economico). Per questo, benchè non sia più fra noi, egli continua ad operare nei nostri giorni con la forza del suo pensiero. Mi piace chiudere parafrasando alla sua maniera (che riformula sovvertendo), la formula che ne definiva la posizione verso le correnti fenomenologiche, ed esprimere il debito culturale nei suoi confronti con il riconoscimento, a dispetto della sua assenza, della sua attualità: “Sine te et cum te“.
Il docente, esperto divulgatore e conoscitore delle religioni, era anche un curioso e attento ascoltatore. Potremmo citare tanti aneddoti dei suoi corsi di Storia delle Religioni a Sassari, quando rapiva l’attenzione degli studenti. Spesso si confrontava con loro, con grande ironia e cortesia come quando per lui, da appassionato di cucina, fu un avvenimento, avere tra i suoi studenti due cuochi. Con grande stupore, disse alla classe: “In tutta la mia carriera non mi è mai capitato niente del genere, avere come studente un cuoco. Adesso, addirittura, siete in due. Tutto ciò per me è un onore, che mi riempie di gioia”.
(1) Fonte
https://www.attiliomastino.it/index.php?option=com_content&view=article&id=277:tomasino-pinna-1949-2016&catid=41:archivio&Itemid=64
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