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Il profumo della lettura
Il cartaceo resiste alle insidie dell’online
“Entrai in libreria e aspirai quel profumo di carta e magia che inspiegabilmente a nessuno era ancora venuto in mente di imbottigliare”. (Carlos Ruiz Zafon)
Scrigni di saggezza e grande umanità. Volumi ordinati, adagiati l’uno contro l’altro negli scaffali, in armoniosa complicità. Odore di cellulosa e lignina confortano l’olfatto, fedele alle nostre più grandi risposte emotive. Sentore di vecchi libri, respiri e stanze antiche. E capisci che l’era del digitale non sarà mai in grado di competere con tutto questo. Il profumo della lettura. Quello vero. Non surrogato.
E se è attendibile che – nella smania attuale di cogliere più informazioni possibili nel minor tempo concepibile – stia entrando in competizione un tipo di lettura alternativo, fatto di lembi visivi, è anche vero che i circuiti di lettura profonda, sviluppati nel corso di millenni, sono sempre efficienti. E la nuova generazione non ha smarrito la capacità di gustare quel che legge e pensare. Soprattutto quello. Anche se si tuffa con estrema attitudine nell’era digitale e tecnologica. Se è credibile che gli italiani leggano poco, in Sardegna riusciamo ancora a fermarci un’ora sulla poltrona e a vagabondare in luoghi lontani. Gli indicatori della lettura, nella nostra isola, infatti, sono superiori alla media nazionale. Secondo quanto afferma un noto libraio sassarese, figlio d’arte:
la Sardegna storicamente è una regione in cui è sempre stata forte la tradizione orale e questo spiega anche la stagione in termini di scrittura. C’è una grandissima voglia di raccontare e ciò non può essere escluso dagli indici di lettura
Da un’indagine svolta a Sassari si rileva che la città abbia seguito l’onda del flusso generale e non abbia presentato caratteristiche particolari. Ha vissuto come il resto d’Italia la crisi economica e la rivoluzione digitale. La prima ha sicuramente inciso di più. Quindi chi vive del libro in carta si è trovato di fronte ad un ridimensionamento dal 2 al 5%.
Hanno conquistato la strenna natalizia, Chirù dell’oristanese Michela Murgia e Quaderni Giapponesi del cagliaritano Igort.
Il ritorno della Murgia al romanzo, racconta la tensione e la manipolazione che si nasconde anche nel più puro dei sentimenti: l’amore. Una storia di dono e gioventù. Lei maestra, lui allievo.
Igor Tuveri – in arte Igort – viaggia alla scoperta della cultura e dell’anima giapponese. Un saggio per le giovani generazioni dei fan di fumetti e cartoni. E per i genitori curiosi di sapere perché l’immaginario del Sol Levante affascina tanto i loro figli.
Tra i migliori libri dell’anno segnalati: Cattivi del torinese Maurizio Torchio e ancora Chirù di Michela Murgia. A seguire i soliti noti: Andrea Cammilleri, Marco Malvaldi e Fabio Volo.
Torchio porta una testimonianza cruda e disillusa di un ergastolano rinchiuso in isolamento. Quest’uomo, di cui non sapremo mai il nome, si confessa, si auto analizza e finisce per raccontare tanto di sé. Di ciò che è stato e di ciò che sarà. Senza pietismo.
La fascia degli adolescenti è molto produttiva spinta dalla letteratura per giovani adulti di Anna Todd.
“Il verbo leggere non sopporta l’imperativo” diceva Gianni Rodari e, a quanto pare, anche la generosità. Ecco perché l’iniziativa del libro sospeso non ha ottenuto a Sassari i risultati sperati. Ciò che è avvenuto, invece, con il book- sharing: scambio a distanza di libri tra lettori seri e rispettosi.
Scorazziamo molto in giro. E’ il nostro modo di fare i conti con la sovrabbondanza di informazioni on line. Ma stiano sereni i nostalgici della carta stampata: riusciamo ancora a soffermarci tra le pagine di un libro. Di grande rilievo nell’esplorazione e nella definizione di noi stessi. E questo è incoraggiante.
Roberta Gallo
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