Il buio e la luce, uno sconvolgente viaggio fotografico dentro la malattia
Intervista con Gabriella Floris, la professoressa di filosofia che con una toccante mostra ha voluto raccontare la sua battaglia contro il tumore
di Paolo Salvatore Orrù
“Pubblicare questa locandina mi fa tremare le mani. Si dice che l’emozione non abbia voce, dunque, questa volta userò le immagini. La mostra, ci tengo a dirlo, vuole dare visibilità a tutte le donne che hanno a che fare con un percorso di cure chemioterapiche, interventi chirurgici e radioterapia”, ha scritto Gabriella Floris, la fotografa di Mogoro (Or) che dal 08 al 28 ottobre presenterà nella galleria SpazioRaw di Milano “A tu per tu”, la cronaca in immagini di un percorso fatto di dolore, di paura, ma anche di speranza.
“Nell’esposizione fotografica si parla del mio personale percorso nelle cure per il tumore al seno. La protagonista sono io e la mia famiglia che con me ha vissuto la preoccupazione più nera, lo sconforto e la disperazione per una diagnosi di questo tipo. I miei familiari sono stati la mia luce e il mio porto sicuro anche nei momenti in cui di sicuro non c’era nulla. Hanno sofferto e gioito in prima linea”. “A volte”, ha scritto Alessandro Baricco, “le parole non bastano. E allora servono i colori. E le forme. E le note. E le emozioni”. Le forme, le emozioni e le note Floris le ha trovate, nonostante la malattia, dentro di sé e le ha riversate nelle sue composizioni fotografiche. “È un cammino durissimo, tempestato però da una grande possibilità: quella di conoscere la propria forza spirituale, sperimentare la pazienza più profonda e la gratitudine per la benevolenza che si incontra nel percorso. “La poesia – racconta la professoressa di filosofia – nasce anche dal percorso stesso. Un periodo difficile quello delle cure oncologiche, di cui si deve poter parlare, però, con più libertà“.
Fotografare, fare di sé l’oggetto di una mostra fotografica è un atto di coraggio, “perché parlare di tumore è ancora tabù “. “In questo anno di cure, al contrario di quanto si potrebbe pensare, non ho dedicato molto spazio alla fotografia, ho scoperto altre attività. Ho curato la mia anima con lo yoga e la meditazione, attività che mi hanno accompagnato in tutto il percorso di cura e forse hanno ispirato questa iniziativa. Ogni tanto mi fermavo a scattare qualche foto, perché mi rendevo conto dell’importanza di bloccare con un semplice clic i tempi che stavo vivendo, ma lo facevo senza avere la consapevolezza di una possibile mostra futura”. L’arte è sempre prima di tutto passione. “Da quando molti anni fa comprai una Reflex a rate e feci un corso elementare di fotografia a Buenos Aires (dove Floris insegnava italiano ndr). Mi sembrava di dover fissare tutto con la fotocamera. Poi piano piano impari che ci sono situazioni in cui la fotocamera va tenuta in borsa e altre in cui va usata. Fotografare rimane assolutamente una terapia, come lo fu il tango argentino tanti anni fa”.
Se la passione per la fotografia c’è sempre stata, l’humus culturale che Mogoro ha saputo donare all’artista viene da lontano. Da quei ragazzi – Vittorio Cannas e Stefano Pia – che più di un decennio fa si sono sfilati, e con loro un certo numero di bravi musicisti, dai pantani dei cento bar del paese creando il miracolo di Bìfoto “un festival consolidato”, che ha trascinato all’ombra del nuraghe di Cuccurada, esposizioni di fotografi importanti, che “ovviamente hanno contribuito alla mia creatività stimolando la mia voglia di raccontare per immagini”. Un grazie speciale hanno meritato anche il “maestro” cagliaritano Roberto Salgo e il “grande” mogorese Stefano Pia.
Di grande ispirazione sono anche i “fotografi della National Geographic, ma naturalmente, non potendo raccontare di mondi esotici e non avendo né la loro strumentazione né la loro opportunità lavorativa, mi sono concentrata sull’intimità delle mie situazioni familiari”. L’iniziativa, oltre ad aver avuto l’avallo di BìFoto Fest e spazioRAW, è stata sostenuta (“hanno creduto nel mio progetto e quotidianamente lavorano affinché le malate oncologiche mantengano un’elevata qualità di vita””) dalle associazioni BePositive, ClaudiaSun, Komunque Donne, ODV Associazione. Infine, l’urlo di battaglia: “Forza ragazze! Non siete sole. Mai. A tutte le donne consiglio esami annuali e una prevenzione costante per una maggiore possibilità di guarigione”. Le statistiche dicono che una donna su otto, nell’arco della propria vita, abbia a che fare con un tumore al seno. Ad oggi i controlli annuali e una diagnosi precoce permettono una maggiore aspettativa di guarigione. Coraggio.