Serie D – Latte Dolce tra gruppo e difesa: coperta corta, ma le soluzioni non mancano
I cattivi per sempre esistono solo nelle favole
Antonello Unida
Garante Territoriale di Sassari delle Persone private della Libertà personale
Questi mesi per me non sono per niente facili, ma certamente appassionanti: mesi di battaglie per ottenere più civiltà e umanità nella Struttura di Bancali. Una battaglia, che mi sta particolarmente a cuore, continua ad essere la più complicata da portare avanti ed è quella di cambiare (insieme al Garante nazionale professor Mauro Palma) il circuito del 41/bis di Sassari e affermare con forza che non esistono “i cattivi per sempre“.
Certo non è facile, io rivesto il ruolo di Garante Territoriale delle Persone private della Libertà personale da poco tempo, ma quel poco mi è bastato per capire subito come determinati circuiti continuino a “lievitare”. Ci sono oggi in Italia più di 8/9.000 persone rinchiuse al loro interno del circuito carcerario(nell’Alta Sicurezza) e 730 in regime di 41/bis, (90 a Bancali) ma nessuno, o quasi, ha il coraggio di metterli in discussione, perchè il primo rischio che si corre è di essere accusati di voler “indebolire la lotta alla mafia”. Niente di tutto questo!
Al contrario, noi la lotta alla mafia la vogliamo rafforzare, vogliamo farne una battaglia culturale, perchè è la Cultura che va cambiata, è la debolezza delle Istituzioni che va messa in discussione, è il ruolo delle Stato che va reso più chiaro e riconosciuto; ed è per questo che noi continueremo a portare avanti le giuste istanze in modo ostinato.
Attualmente la sezione 41/bis di Bancali, non rispecchia assolutamente l’articolo 27 della nostra Costituzione, per non parlare dell’articolo 32, del diritto sacrosanto alla salute per ogni cittadino italiano, lo sottolineo con forza, manca una struttura sanitaria adeguata, sopratutto per il regime del 41/bis, (il “famoso” S.A.I. acronimo che sta a significare il Servizio di Assistenza Intensiva).
Diversi detenuti, confrontandosi con me, si dissociano (dopo tanti anni di 41/bis) da quanto fatto e di aver fatto parte di determinate organizzazioni criminose. Loro hanno avuto il coraggio di staccarsi dal passato, ora tocca a qualcun’altro accettare la sfida del cambiamento, accettare che non esistono i “cattivi per sempre”, se così non dovesse avvenire, che senso ha, nei vari convegni perdersi in elucubrazioni mentali, sarebbe veramente una sconfitta per tutti noi.
Quando si afferma che nel carcere non c’è niente di normale, si dice una verità assoluta. Dobbiamo saper ascoltare, solo così possiamo crescere, solo così possiamo creare un nuovo paradigma, perché solo chi sa ascoltare può aiutare a far crescere i “cattivi per sempre”.