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Fuori il videoclip del brano “Avevamo ragione” di Gabriele Masala
E’ online il video della canzone che dà il titolo al nuovo album di Gabriele Masala. Il pezzo è nato da un testo inedito di Enrico Ruggeri, che ha poi deciso di duettare con il cantautore sardo
Il brano è estratto da “Avevamo ragione”, nuovo album di Gabriele Masala che raccoglie 8 brani i cui testi sono stati scritti e donati da Enrico Ruggeri. All’interno racconti di vita e di persone: dal borghese al trasformista, dal giovane attirato dai talent allo scettico, e così via.
«In ogni album ho voluto affrontare le tematiche più svariate, cercando sempre di scavare nell’animo umano e nelle sue complessità ed ogni lavoro ha quasi sempre avuto un leit motiv tra le canzoni. Quest’ultimo album ha avuto invece una “gestazione” completamente diversa: Enrico Ruggeri ha voluto donarmi 8 testi inediti da musicare» Gabriele Masala.
Una delle caratteristiche compositive di Masala, infatti, è partire dal testo prima che dalla musica per dare vita ai propri brani e l’amico Enrico Ruggeri, conoscendo questa sua caratteristica, ha deciso di affidargli alcuni dei suoi testi. È nato così “Avevamo ragione”, 8 brani in cui si raccontano storie di vita, di persone, dal borghese al trasformista, dal giovane attirato dai Talent allo scettico, e così via; tanto è vero che il primo titolo scelto per l’album era proprio “Personae”, inteso nella sua accezione di «maschera». Solo successivamente la scelta è ricaduta su “Avevamo ragione”, titolo di uno dei brani dell’album.
Poteri forti e presa di coscienza sono temi che tornano nella produzione testuale di Enrico Ruggeri. Ne sono un esempio brani come “Il primo livello” o “La banca” coi Decibel. La storia condanna e perdona, ma da qualche parte esiste una sala dei bottoni in cui si decidono le sorti del mondo, quasi sempre a discapito dei “poveri” o di chi ha meno possibilità. Così come insegna George Orwell, l’invito è a restare vigili osservando il mondo nella sua complessità.
Track by track
La borghesia
Brano rock melodico dove l’autore raccoglie tutte le influenze musicali che lo hanno accompagnato nel suo percorso artistico, con strofe incalzanti ed energiche che lasciano spazio poi ad incisi più riflessivi e melodici.
Il testo affronta con lucida spietatezza ed ironia il mondo della borghesia media. Sono chiari i riferimenti a film come “Il fascino indiscreto della borghesia” e/o “La grande bellezza”. I protagonisti non sono altro che maschere prestate alla vita, privi di moralità e contenuti, che amano solo riflettersi in se stessi.
Il brano ospita il featuring di Enrico Ruggeri.
Anime in vendita
Le speranze e le ambizioni di un giovane si scontrano con la triste realtà dei Talent Show, dove la cosa più lontana e completamente assente è proprio il talento.
Noi due
Brano intimista dove il protagonista riflette sulla vita e prova a rassicurare la compagna di viaggio sul loro futuro, con l’amara riflessione conclusiva “siamo solo barche in mezzo al mare”.
La fine dell’impero
Il protagonista è un uomo mediocre, un politico strisciante, un uomo di potere senza scrupoli, senza dignità e senza onore.
Avevamo ragione
Ruggeri ha già affrontato questa tematica in altri suoi brani, come “Il primo livello” e “La banca” coi Decibel. Si parla di poteri forti e di una presa di coscienza di fronte a situazioni di cui spesso siamo vittime. La storia condanna e perdona; da qualche parte esiste una sala dei bottoni in cui si decidono le sorti del mondo, quasi sempre a discapito dei “poveri”. George Orwell docet.
Il brano ospita il featuring di Enrico Ruggeri.
La canzone delle mani
La canzone parla di fisicità, di carnalità, di ricerca di intimità e di quell’inconfessato bisogno di amore che ognuno ha.
Zelig
Il trasformismo è da sempre una delle peculiarità dell’essere umano, c’è chi si trova a dover cambiare e chi invece sceglie il cambiamento come cifra stilistica. Musicalmente il brano parte elettronico per poi chiudersi in elettrico, proprio a marcare questa capacità di trasformazione.
Una parola
Il brano di chiusura, eseguito voce e piano, accoglie infine uno struggente assolo di chitarra elettrica. Nell’era della comunicazione è la mancanza di contenuti a fare da padrone.