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“E sarà luce ritrovare il passo perso”, la chiave per aprire lo scrigno poetico di Elisa
Le poesie della Fonnesu provocano la mente, ridanno vita e luce (e buio) alle cose dimenticate. Ma talvolta basta una parola per riportare alla luce frammenti di vita
di Paolo Salvatore Orrù
È come immaginare di vivere due vite parallele: la prima scruta dall’alto quel che accade, la seconda si immerge nel profondo per tentare di carpire il segreto dell’esistenza. Vite che coesistono ma non si incontrano, perché si alimentano di emozioni separate anche se poi entrambe raccontano quanto è difficile essere uomini, essere carne. Le poesie di Elisa Fonnesu, scrittrice di Villacidro, si nutrono di questi sentimenti, ma spesso nel loro profondo si scorge anche un fragile e tiepido raggio di luce, quanto basta per far intuire che l’esistenza è anche, a volte, impagabile gioia.
“E sarà luce ritrovare il passo perso” (Kubera edizioni) è il titolo di un libro degno di essere letto, perché culla imprevedibile e misteriosa di una serie di frammenti lirici che bruciano dentro. “Ancora non so chi sono, rovisto angoli bui alla ricerca di frammenti scuciti nell’urto dover essere”, ha scritto la poetessa, come se non riuscisse a ritrovare la strada che porta a un antico paradiso perduto. Ed è proprio dentro queste parole che potrebbero celarsi le chiavi che aprono lo scrigno di Elisa.
Le poesie di Fonnesu inducono a una confessione laica, provocano la mente, ridanno vita e luce (e a volte di nuovo buio) a cose dimenticate. Talvolta basta una parola, una frase, un fiore, un viso, un dolore antico per ridare luce a lontani istanti di vita. “Siamo ciò che abbiamo vissuto e ciò che abbiamo amato o odiato … noi con il nostro essere stato e il possibile divenire”, ha scritto. La vita è, dunque, non solo dolore, ma anche amore, passione, forse (solo molto raramente) eternità: “E sarà quel che sarà, nulla ci sorprenderà, di questo amore esploso sotto il sole cocente d’agosto, quasi ci conoscessimo da sempre, prevedibili e incostanti, ma attratti da una possibile eternità”.
La poesia è un sentiero che Elisa ha deciso di percorrere 20 anni fa. “Prima di allora scrivevo in forma sporadica e disordinata senza curarmi di raccogliere i versi e di metterli insieme. In un primo momento ho scritto filastrocche e racconti per indurre all’attenzione i mei scolari. Solo dopo ho scoperto che potevo farlo per me, solo cinque anni fa, per un forte senso di pudore, l’ho reso noto ai miei famigliari e agli amici”, ha detto a City&City l’artista. La maestra pensava che i suoi versi “non valessero tanto”. Poi un buon successo di critica avuto in un concorso letterario l’ha indotta a pubblicare Di mare, di cielo e di terra, la sua prima raccolta.
Quasi subito la sua seconda opera, A colpi di cuore mi attraversa il mare. E infine il terzo, l’ultimo, E sarà luce ritrovare il passo perso. Tra una poesia e l’altra la docente ha trovato il tempo per pubblicare anche una collezione di filastrocche per bimbi. Ad ispirarla sono “la natura e le sue manifestazioni (le utilizzo come metafora dei miei stati d’animo), ma anche eventi e emozioni fanno spesso parte del mio mondo immaginario”. Cielo, terra, mare, la Sardegna, saranno al centro del prossimo cimento, ha spiegato, segno che presto ci sarà altro da leggere.
La sua poesia non si nutre solo di sentimento, ci sono anche i grandi – “Pavese, Montale, Prevert – e i contemporanei che non usano un linguaggio troppo ricercato – ma che esprimono sentimenti profondi potenti” – a ispirarla. E sarà luce ritrovare il passo perso, titolo che induce alla riflessione. “La speranza dopo il patire. Ritrovarsi nelle piccole cose e amarle; ricercarsi nel passato per accettarci e capire perché sentiamo e proviamo certi sentimenti. Perdonare e rinascere. La ricerca della luce nelle cose. Poi parlo di come ho vissuto e come vivo”.
Poesia, novelle, e un romanzo? “Il lavoro mi assorbe, la famiglia anche, non riesco a concentrarmi. Per scrivere una poesia non mi occorre tempo, lei nasce spontanea e subito. Il racconto è complesso: ha bisogno di tempo e ripensamenti, la poesia no, nasce all’istante e chiede solo di essere scritta”, ha concluso la poetessa villacidrese. Un libro che vale la pena di essere letto. Perché è bello.