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È morto Pelé, aveva 82 anni: il mondo del calcio in lutto
Il fenomeno brasiliano era in gravi condizioni da tempo: il cordoglio della famiglia e del mondo del calcio
Pelé, pseudonimo di Edson Arantes do Nascimento è morto a San Paolo dopo che le sue condizioni di salute erano vertiginosamente peggiorate nell’ultimo anno. Ci lascia quello che universalmente è considerato con l’argentino Diego Armando Maradona il calciatore più iconico della storia del calcio. Ha legato la sua storia sportiva al Santos e alla nazionale brasiliana con la quale si è laureato – unico a riuscirci – tre volte Campione del mondo: esordiente nel ’58 in Svezia a soli 18 anni, si confermò quattro anni più tardi in Cile (non giocò la finale per infortunio) e imprimendo il sigillo finale alla sua epopea in Messico, nel 1970, contro gli Azzurri di Riva, Rivera e Mazzola che dovettero accontentarsi del secondo posto dopo secco un 4-1 rimasto nella storia della Coppa Rimet.
Lasciata la nazionale verde oro nel 1971 e qualche anno dopo il Santos col quale vinse tutto, comprese due Coppe Libertadores e altrettante Coppe Intercontinentali, sposò nel 1975 l’avventura Nord americana del nascente soccer giocando nei New York Cosmos. In tre anni diventa una star, frequenta attori, artisti, e rende il calcio uno sport popolare anche nel paese a Stelle e Strisce. E pensare che all’inizio quella maglia non la voleva indossare. Pelé firmò con i Cosmos il contratto più ricco della storia del calcio fino a quel momento: 6 milioni di dollari per 3 anni, scomodando anche l’allora segretario di Stato Henry Kissinger. È il giocatore nero più pagato, persino più dell’altro mito O.J. Simpson che di dollari ne guadagnava 700.000 all’anno.
“Se Pelé non fosse un uomo, sarebbe un pallone da calcio.”
[Armando Nogueira, giornalista brasiliano.]
Il ritiro e il cinema
Il 1º ottobre 1977, vent’anni dopo il suo debutto, Pelé concluse la sua carriera disputando un’amichevole dalla forte connotazione simbolica tra Cosmos e Santos, le due squadre della sua vita. Un Giants Stadium gremito in ogni ordine di posti fece da cornice all’incontro trasmesso dalle televisioni di 38 Paesi di tutto il mondo. Si ritirò dal mondo del calcio dopo aver realizzato – così recitano statistiche più o meno ufficiali – la bellezza di 1.281 gol ma che con un conteggio “moderno” (quello che viene utilizzato per celebrare le qualità realizzative di Messi e Cristiano Ronaldo) sarebbero “solo” 757 escludendo quindi esibizioni varie e amichevoli.
Terminata la carriera agonistica, Pelé, a differenza di molti suoi colleghi, preferì non fare l’allenatore di calcio. Si cimenterà invece nel ruolo di attore. Nel 1981 insieme ad altri celebri calciatori degli anni sessanta e settanta e a Michael Caine e Sylvester Stallone, recitò in Fuga per la vittoria, film sul tentativo di fuga di alcuni detenuti in un campo di concentramento nazista durante la seconda guerra mondiale.
Anni Novanta e storia recente
Nel 1990, per i suoi 50 anni, fu organizzata una partita in suo onore a Milano allo stadio San Siro.
“Pensavo che fosse fatto di carne ed ossa come me. Mi sbagliavo.”[Tarciso Burgnich, difensore italiano che ha marcato Pelé nella finale del Campionato del mondo del 1970.]
Nel 1992 fu nominato ambasciatore delle Nazioni Unite. Nel 1995 il presidente brasiliano Cardoso lo nominò ministro straordinario per lo sport.
Nel 2000 l’International Federation of Football History & Statistics lo elesse il miglior calciatore del XX secolo.
La stessa cosa fece la FIFA nello stesso anno: lo premiò col FIFA Player of the Century, un riconoscimento una tantum creato dal Governo del calcio mondiale per decretare il più grande giocatore di calcio del Novecento, annunciato durante l’annuale gala mondiale FIFA, tenutosi a Roma l’11 dicembre 2000. Diego Armando Maradona e il brasiliano sono stati vincitori congiunti del premio.
Nel 2004 ha inoltre supervisionato per la FIFA la famigerata stesura del FIFA 100, lista dei 125 calciatori viventi (123 uomini e 2 donne) considerati i migliori al mondo.
“Ehi, sei proprio famoso!”[Robert Redford vedendo che Pelé firmava decine di autografi a New York, mentre a lui non ne veniva chiesto neanche uno]
È del 2016 invece l’attesissimo film Pelé che racconta la sua vita. Nello stesso anno, a Parigi, prima dell’inizio dell’Europeo, ha modo di riappacificarsi col suo eterno amiconemico Diego Armando Maradona mettendo da parte i vecchi dissidi.
L’aggravarsi del peggioramento delle sue condizioni di salute nel corso degli ultimi anni diradano le sue apparizioni pubbliche, scatenando la preoccupazione della stampa mondiale e dell’opinione pubblica. Perde, infine, la sua lunga battaglia il 29 dicembre 2022, nell’ospedale brasiliano Albert Einstein di San Paolo.
La storia dell’asso brasiliano si intreccia anche con la Sardegna
Il suo Santos, in tournée in giro per l’Europa e per il Mondo, venne a giocare al Sant’Elia in un’amichevole che gli sportivi sardi ricordano bene: era il 1972, Gigi Riva, il più grande giocatore della storia del Cagliari incontra in amichevole la Perla nera, considerato il più grande calciatore di tutti i tempi. La gara si svolge il 1° maggio, il Cagliari, reduce da un brillante quarto posto in campionato, per l’occasione indossò una inedita maglia azzurra. Finì 3-2 per il Santos: una bella festa di sport per i 20mila spettatori presenti davanti a quelli che allora erano i giocatori più forti e rappresentativi del momento. Terzo tempo, raccontano gli annali, a Villasor. Ma questa è un’altra storia.
[Carlos Drummond de Andrade, poeta brasiliano]