Scherma – Orgoglio CUS Cagliari: il fioretto maschile va in B1

“Le intermittenze della vita”, il nuovo album strumentale dell’arpista italo-svizzero, racconta i tempi bui del lockdown. Prodotto e scritto dallo stesso Raoul, il disco vanta preziose collaborazioni con il cantante Beppe Dettori e i musicisti cinesi Wan Xing e Chan Shek Ming
Di Paolo Salvatore Orrù
Il mio corpo era come un’arpa e le parole e gesti di lei come dita sulle sue corde , ha scritto James Joyce in Gente di Dublino. Perché ogni essere umano in alcune circostanze può diventare sensibile come uno strumento musicale. Ed è allora, ha scritto Alexandr Blok, che le anime semplici diventano un’arpa alla quale posso chiedere qualunque melodia. Il Covid 19, il conseguente lockdown ha costretto molti artisti ad un fermo biologico doloroso, Le intermittenze della vita, il nuovo album strumentale dell’arpista italo-svizzero Raoul Moretti nasce proprio in quei giorni grigi e opachi. “Proprio quando il mondo sembrava doversi fermare, ispirandomi al titolo del libro del geniale scrittore portoghese José Saramago, ho pensato di realizzare una sorta di diario musicale per descrivere le emozioni e gli umori di questa esperienza stra-ordinaria a cui l’umanità si è dovuta adattare ho sempre desiderato comporre un’intera colonna sonora per un lungometraggio e all’inizio l’idea per questo progetto era quella di creare la musica per un film distopico”, ha spiegato l’artista.
Con il trascorrere delle settimane la gente ha scoperto che la straordinarietà è diventata troppo lunga. Il lockdown non è però riuscito a piegare gli artisti, benché, loro malgrado, fossero costretti restare rintanati. Le Intermittenze della vita – 12 brani di musica strumentale con cui Moretti si propone di ridefinire le frontiere musicali dell’arpa – raccontano il percorso cronologico e l’evoluzione psicologica-emotiva vissuta durante il periodo di lockdown. Prodotto e scritto dallo stesso Raoul, il disco vanta le preziose collaborazioni con il cantante sardo Beppe Dettori, che in questo contesto ricorre ad un uso particolare delle sue corde vocali, e dei musicisti Wan Xing e Chan Shek Ming, artisti che suonano con modalità molto sperimentali gli strumenti a corde della tradizione cinese, il Guzheng e il Guqin.
“Questa mia ultima fatica non è un punto di arrivo, è una ripartenza, del resto la mia vita è sempre stata legata all’esigenza di mettermi alla prova”, ha detto a City@City Moretti, “infatti, dopo un percorso di studi classico (ha studiato nel Conservatorio di Como ndr), i miei interessi musicali sono andati oltre, così dal 1998 ho cominciato a sperimentare, per dare all’arpa il posto che gli compete nel mondo della musica moderna, ma anche per tentare di cancellare lo stereotipo che la imprigiona tra gli strumenti classici tout court”. C’erano state esperienze simili, Vincenzo Zitello. “Un signore che ha dato all’arpa celtica una estensione moderna: con uno strumento antico è riuscito a raccogliere l’eredità della musica popolare, senza però dimenticare la musica colta e raffinata”, ha spiegato l’artista.
Henry Furst, giornalista, scrittore e regista teatrale Usa scriveva: quattro cose ci vogliono per una buona musica: un violino, un liuto, una cetra e un’arpa. L’arpa nei dischi di Moretti c’è. E si sente. “Quasi tutte le musiche di questo album nascono da suggestioni sonore, solo alla fine di questo percorso mentale ho provveduto alla trascrizione delle parti. Tuttavia, nel corso degli spettacoli non mancheranno le improvvisazioni “. Quando si ascoltano le tracce di Moretti, si capisce subito che nelle sue composizioni c’è qualcosa di rock. “Sì, è rock progressivo, a volte, anche con l’arpa, utilizzo il distorsore”. In effetti nell’album si possono distinguere influenze sinfoniche, temi musicali estesi, ambientazioni fantasy e orchestrazioni che potrebbero essere utilizzate in composizioni più complesse.
Il disco è strutturato in quattro parti, ciascuna composta da tre brani. Nella prima parte viene rappresentato in musica il punto di vista delle persone e le immagini esterne, come il silenzio delle città deserte e i runner solitari; nella seconda parte lo sguardo si apre al mondo e alla Cina, rappresentata nei suoni dagli strumenti a corde della tradizione cinese. La terza parte, invece, descrive in musica gli aspetti psicologici dei momenti di crisi dovuti alla persistenza del Covid; infine, l’ultima parte porta con sé la nascita di una forza interiore dell’uomo, con la speranza che il tempo della nuova peste finisca e si ritorni ad essere liberi. Musiche che piacciono ad un pubblico trasversale, che qualche volta “rimane stupito dal suono dell’arpa elettrica o dall’uso non convenzionale dello strumento “, ha concluso Raoul Moretti.
Questa la tracklist di Le intermittenze della vita: “09 marzo 2020”, “Strade deserte”, “Il Runner solitario”, “Sars-CoV-2”, “Al di là delle Sabbie”, “Stasi frenetica”, “Di Ansie e paure”, “Di Pensieri ossessivi”, “Di Attacchi di Panico”, “Andrà tutto…”, “Notti di Coprifuoco”, “Un’alba meravigliosa”. Moretti ha collaborato con tanti artisti, come la violoncellista Julia Kent, il violinista e cantautore Michele Gazich, Paolo Fresu, Gavino Murgia, Franco Mussida, Davide Van de Sfroos, il gruppo svizzero Vad Vuc, i Maisie, Max Brigante, Fiorello, il comico Leonardo Manera, l’attrice Isabella Carloni, i video artisti Olo Creative Farm e i progetti Nichelodeon e Wuji Ensemble. All’attivo ha una ventina di incisioni discografiche, tra i quali tre dischi da solista per arpa elettrica. Ha vinto il premio L’artista che non c’era 2020, il premio Archivio Cervo 2020 in duo con Beppe Dettori ed è arrivato come finalista alle Targhe Tenco 2020. È l’ideatore e il direttore artistico del Festival Internazionale Arpe del Mondo, che riunisce in Sardegna i migliori arpisti di tutti i generi da ogni parte del mondo.
L’artista italo svizzero – che ora però vive a Sestu (provincia di Cagliari) – tornerà molto presto in scena per portare, insieme alla voce Beppe Dettori, “Animas” (Undas edizioni musicali); due le date per ora fissate: 31 marzo a Sassari (al Vecchio Mulino) e 1 e 2 aprile a Cagliari (Teatro Houdinì).
*Titolo è tratto dal romanzo Il Signore degli Anelli (Tolkien)