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Di dove sei? Da dove vieni? E dove vai? Riccardo Lai racconta la sua avventura artistica
Dopo aver partecipato al film di Matteo Fresi “Il Muto di Gallura”, il giovane artista di Villacidro è tornato al teatro portando in scena il suo Nitropolaroid. L’attore è stato allievo della grande Cristina Pezzoli
“Non nasce teatro laddove la vita è piena, dove si è soddisfatti. Il teatro nasce dove ci sono delle ferite, dove ci sono dei vuoti. È lì che qualcuno ha bisogno di stare ad ascoltare qualcosa che qualcun altro ha da dire a lui“, ha detto Jacques Copeau. Riccardo Lai – è nato a Villacidro, vive a Roma e fa parte della Compagnia teatrale Crack24 di Torino – è un attore cui piace ascoltare, ma che ha anche tanta voglia di raccontare. Per lui il teatro è davvero “il disperato sforzo dell’uomo di dare un senso alla vita” (Eduardo De Filippo). Da qualche anno, Lai sta sviluppando Nitropolaroid, “un progetto teatrale nato dopo un’intensa esperienza di studio con la regista Cristina Pezzoli”, ha spiegato a City. L’artista – tra una performance e l’altra – sta cercando di farsi strada anche nel mondo del cinema. Di recente, ha interpretato per il bravo Matteo Fresi una piccola parte nel film il Muto di Gallura (la trama è basata sull’omonimo romanzo storico scritto da Enrico Costa).
“È stata una bella esperienza, mi ha dato la possibilità di misurarmi con un cast di indubbio talento e soprattutto mi ha consentito di comprendere e riconoscere la classe, la precisione e la straordinaria attenzione per i particolari di Fresi”. Per Lai una importante esperienza, nel cast del “Muto” attori come Andrea Arcangeli, che nel 2021 ha interpretato il Divin Codino in un film biografico diretto da Letizia Lamartire e incentrato sulla vita del calciatore Roberto Baggio. Tutto bello, ma il film fa già parte del passato. Lai ora è concentrato sul teatro, in particolare su Nitropolaroid, un racconto autobiografico, ma anche l’esplorazione di tanti archetipi universali. “Le mie radici si sono formate in una terra in cui il tempo è fermo e nelle cui campagne sono stato cullato. I suoi riti, lingua, intimità e freddezza, mi hanno nutrito e cresciuto. Un’isola piena di magia, ritualità, figure ancestrali, che mantengono la loro purezza anche mescolandosi con il cambiamento dei tempi e la necessità dei suoi abitanti di non rimanere isolati. Una terra che ho amato e odiato. Amato, perché ogni volta che ci torno mi accoglie come figlio. Odiato, perché mi fa sentire il peso dell’abbandono“, ci racconta Lai.
Nitropolaroid nasce dall’incontro con Cristina Pezzoli che, durante un periodo di studio, aveva proposto di lavorare su un tema da lei chiamato Antropolaroid che si basava su tre domande a cui bisognava rispondere artisticamente: «Chi sei? Da dove vieni? Dove vai?». “Le visioni, i gesti e le parole nate con Antropolaroid sono tornate a visitarmi negli anni successivi più inquietanti e più rabbiose di prima, spingendomi a lavorarci e a renderlo uno spettacolo teatrale”. Nitropolaroid è la crasi tra «Nitroglicerina» e «Antropolaroid», ed è stato sostenuto da diverse realtà teatrali. Grazie a Versiliadanza nel dicembre 2020 (Teatro Florida di Firenze) e di Sardegna Teatro, nel marzo 2021, è stato possibile dare corpo alla drammaturgia. “In queste due residenze artistiche è stato fondamentale il lavoro con gli attori che ha permesso di sviluppare un primo scheletro dello spettacolo. Nel maggio e nel settembre 2021, grazie al Comune di Castelnovo ne’ Monti e ad Elsinor Centro di Produzione Teatrale, il lavoro di ricerca ha potuto continuare a svilupparsi fino ad aprire le prove a piccoli gruppi di esperti e di spettatori presso lo Spazio EffeBi19 di Reggio Emilia, il Teatro Testori di Forlì e il Cinema Teatro Gloria di Montichiari“.
L’impegno paga: Nitropolaroid è tra i 21 progetti selezionati dal Bando In-box Rete di sostegno del teatro emergente 2022. Un successo che coinvolge un cast di assoluto valore composto dagli attori Sara Drago, Elia Tapognani e Agnese Mercati, dai registi Riccardo Lai e Lorenzo de Iacovo, dagli aiuti drammaturgo Giovanni Ibba e Lorenzo de Iacovo. Ottime le scene del notissimo Giacomo Andrico, insostituibili e intriganti le luci di Stefano Mazzanti. “L’intero processo creativo – ha detto Lai – nasce dal desiderio di immergersi nei mondi degli altri accogliendoli senza giudizio, dal volersi perdere dentro il loro presente, consapevoli che la risposta ai drammi della vita di ciascuno, ammesso che ci sia, si trovi fuori e non dentro di noi. Il nostro teatro vuole raccontare storie di individui restituendone l’anima con la poesia”.
Cosa racconta l’opera teatrale? Sebastiano nasce a Villacidro, il paese delle streghe. Spesso rimane chiuso nella sua cameretta, un posto dove si scatenano le sue visioni e favole interiori. Sebastiano cresce in fretta e conosce subito la morte. Prega la Madonna Nera e lei arriva sempre. I ricordi della sua giovinezza cominciano a un certo punto a travolgerlo. C’è un diavolo che lo insegue nelle notti buie e insonni, e c’è la sua Madonna Nera che lo guida in un mondo onirico liberandolo al suo Daimon. I genitori sono burattini bloccati da un ideale di figlio e ridotti ad adorare le fotografie sbiadite dei loro idoli sacri e pop: il padre fedele al suo uliveto e a John Wayne, la madre alla chiesa e a Renato Zero. Ci sono gli zii Francolino, re delle serre, e lo zio Giannetto, brujo, legato alla magia, che hanno preso parte alla sua crescita. Sebastiano vive in un mondo su cui si affaccia il divino fino al giorno in cui la «realtà» lo amputa delle sue visioni, riportandolo a stare coi «piedi per terra» e sacrificandogli l’anima. Da quel momento in poi inizia un viaggio verso la redenzione che lo porterà a spiccare il volo.
Note di regia
In quest’epoca sempre più invasa dalla frenesia e dalla perdita totale della propria identità e delle proprie radici “vogliamo raccontare una storia universale“, in altre parole, come spiega Tolstoj, raccontare il proprio villaggio per essere universali. “In una società come quella contemporanea, devastata dall’epidemia, dove i giovani sono costretti alla Dad, tutti inseguiamo un capitalismo sempre più sfrenato … Siamo occupati dalla società della performance, intrisa di incertezze, a cui siamo attaccati con un nuovo cordone ombelicale, al punto di ridicolizzare la nostra anima, dimenticare chi siamo e da dove veniamo”, si legge nella presentazione. Oggi si tende ad annullare «il cosa saremo», così “ogni forma di collettività, di magia, di trasmissione orale, di credenza popolare, è in via di estinzione. “L’Italia è il paese in Europa ultimo nelle classifiche come nascite, significa che a breve spariranno culture e tradizioni. Il popolo non avrà più il desiderio di raccontare la sua storia. Tuttavia non critichiamo questa onda nera che sta travolgendo il mondo e non abbiamo nemmeno la pretesa di arrestarne la corsa”. Siamo società liquida, narcisista, “dove regna la voglia costante di apparire, la bulimia consumistica dell’usa e getta che ha inquinato ogni ambiente, compreso quello artistico, evidenzia in maniera sempre più palese un allontanamento totale dal rito”.
Il silenzio, il raccoglimento, il sacro esistono, ma non comunicano. “Questa forma di comunità silenziosa si scontra contro le urla, i musi, l’ego, il baccano, i festeggiamenti del parlamento per la caduta del DDL Zan, contro gli alberi abbattuti come soldati in battaglia per le cementificazioni, contro l’individuo che pesta i piedi come un bambino e che si ritrova a girare a vuoto, privo di un mondo concreto e di interazioni e relazioni vere. Il rito resta l’unica pratica capace di liberare la società da questo narcisismo collettivo, creando connessioni vere e ritornando a meravigliare il mondo”, si legge nelle note di regia.
Riccardo era un ragazzo, aveva 14 anni, e lavorava nelle serre di zio Francolino… “Nel silenzio e con il forcone in mano, sognavo di fare l’attore. L’altro zio, il Brujo, mi faceva stare tra galline, api, cinghiali e uccelli, magie e miele. Quello che mi faceva vivere era romantico più di ogni altra cosa“. Poi l’età chiede il suo tributo e “tutte queste cose svaniscono come un sogno bello che sfuma al risveglio la mattina. Avevo preso parte fin da piccolo alla confraternita di Santa Barbara, pregavo la Madonna nei miei giorni di solitudine, la quale arrivava sempre ricordandomi mio nonno, ripetendo con me i versi della Spendula, la cascata di Villacidro (mio paese natio), e i rumori d’acqua che scorre, celebrando su di me un battesimo con il riso e i soldi, facendomi all’amore. Assieme alla Madonna nera, c’erano le processioni in onore dei santi, i funerali, ma anche le visite nelle carceri e nelle comunità dove erano stati i miei zii, sin da quando ero piccolo“.
La Sardegna, la famiglia allargata dei sardi, un destino che sembra deciso, ma poi arriva il teatro “come mezzo per rivivere l’isola con le sue storie e risolverle, per giocare con loro“. Nitropolaroid viaggia tra il passato e il futuro attraverso un linguaggio antico, analogico, ma estremamente rivoluzionario. Nitropolaroid parla di un mondo spirituale e di un mondo terreno, della fede e della sua perdita, parla di famiglia, di incomunicabilità, di disperazione e purificazione, di morte e redenzione. Nitropolaroid si connette con quella parte di me che crede ancora alla magia, parla di un mondo che non esiste più, un meta-luogo rurale, onirico e fuori dal tempo, meraviglioso e perduto, allucinato e inquietante. Nitropolaroid è un sogno lucido che ogni sera può uscire dalla porta della cameretta, perché ogni sera si rinnova, nasce e viene consumato dal nulla.
La Compagnia Crack24
Crack24 è una compagnia teatrale che sta diventando una solida realtà, una comunità artistica di 24 giovani professioniste e professionisti delle arti performative. Nel 2019 è vincitrice del bando Hangar Point, progetto promosso dall’Assessorato alla Cultura e Turismo della Regione Piemonte e realizzato dalla Fondazione Piemonte dal Vivo. Come tutti gli attori, l’attore di Villacidro tenterà di rispondere per tutta la vita alle tre domande che aveva proposto la Pezzoli: di dove sei? Da dove vieni? E dove vai? “. Per Riccardo Lai non è stato difficile rispondere alle due prime domande, ora spetta a lui spiegare dove sta andando. E che il grande cuore della Sardegna gli sia vicino.