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Daniele Piu e la sua “Experience” in musica
Quando il lockdown non è un limite ma un momento di introspezione, creazione e ripartenza, al ritmo di rullante
La Sardegna non risparmia sulle eccellenze musicali. Daniele Piu, 31 anni, sassarese, non possiamo definirlo solo un batterista. Polistrumentista, produttore, insegnante di percussioni. Una vita dedicata alla musica a partire dal suo quartier generale al SoundRoom di Alghero.
Si iscrive nel 2001 al conservatorio “Luigi Canepa” di Sassari nella classe di strumenti a percussione del M° Ivan Mancinelli, dove si diploma nel luglio 2010. Negli anni collabora con tantissime associazioni e istituzioni della musica quali: Orchestra dei fiati della Sardegna, piccola Orchestra d’archi della Sardegna, Ente lirico “De Carolis”, Orchestra Sinfonica del conservatorio di Sassari, Orchestra jazz di Trieste, Orchestra del coro Santa Cecilia, Orchestra del conservatorio di Cagliari, Banda Musicale di Sassari e Ploaghe, Sassari Percussion Ensemble, Associazione Spazio Musica, Associazione Teatro e\o Musica.
Ha collaborato con artisti nazionali e internazionali come: David Short, Nanni Moretti, Nicola Piovani, Vincenzo Mazzone, Pinuccio Sciola, Federico Malamann, Joe Perrino, Etnias, Mory Thioune, Mor Sow, Fabrizio Vella, NEJA, Ivan Satta, Pilar Arejo, Cover Garden, e tanti altri.
Ha partecipato a vari master con percussionisti e batteristi di fama mondiale (Peter Sadlo, Steve Smith, Dave Weckl, Ellade Bandini, Cris Coleman e altri) e collabora con ensemble afro e musicisti senegalesi, nello specifico con i Griot Mory thioune (percussionista di Zucchero e Youssou N’Dour) e Mor sow in Sardegna e Corsica.
Dal 2012 inizia la carriera di produttore aprendo la casa di produzione Isula Records ad Alghero, portando a termine diversi progetti e dischi con artisti nazionali. Crea il duo Electro\Funk, The Encore, insieme al socio Maurizio Pinna, pubblicando i singoli “Fall Into The Deep”, curato dal manager romano Alex La Gamba, e “No more chance” in collaborazione con NEJA e Federico Malaman.
Nel 2017 diventa Endorser per i marchi AGNER DRUMSTICKS piatti PASHA; partecipa al festival di batteria e percussioni “1000 Beats” a Selinunte in Sicilia, condividendo il palco con big come Crhis Colemann, Jojo Mayer, Evelyn Glennie, Howard Stevens; contemporaneamente prende parte ad un tour di Masterclass che gira tutta l’Italia e nel luglio, a Roma, vince il premio per il concorso nazionale “100% Batteristi”. Gli anni successivi sono ricchi di Masterclass di altissimo livello nel ruolo di docente, tour, concorsi, collaborazioni e presentazioni del suo primo libro “Hai senso del ritmo?”.
A dicembre 2019 viene pubblicato il suo primo singolo “LIFT”, scritto insieme al batterista di fama mondiale Kaz Rodriguez, e nel novembre 2020 pubblica il suo primo album da Solista “Drum Experience”, interamente composto, suonato e prodotto in autonomia, registrato al Soundroom studio di Alghero da Maurizio Pinna, masterizzato da Giuseppe Zaccaria al Rome Mastering Studio e da Peter Doell all’After Master Studio di Los Angeles.
Diventa anche insegnante di batteria e consapevolezza ritmica del progetto di Musicoterapia “Swim’n’swing” – “ritmo e nuoto”, finanziato dalla Regione Sardegna ideato dal Musicoterapeuta Dario Masala, con la collaborazione professionale di atleti come Filippo Magnini e musicisti come Massimo Moriconi e Max Rosati. Di recente è entrato a far parte dell’etichetta “La Fucina Dell’Arte” con la quale ha prodotto il videoclip del brano “Drum Legend” che trasforma in immagini il progetto “Drum Experience”.
Abbiamo parlato un po’ con lui per farci raccontare del suo passato, dei suoi traguardi e dei progetti futuri. Perchè anche nei momenti più bui la musica ci accompagna e ci salva.
Ciao Daniele, vuoi raccontarci come è nata la tua passione per la musica e per la batteria?
Ciao a voi e grazie per per questa intervista. Inizio a studiare batteria e percussioni all’età di 10 anni al Conservatorio, i miei genitori vista la mia inclinazione a tamburellare qualsiasi superficie avessi vicino, ebbero l’intuizione di iscrivermi in Percussioni. Ero già appassionato di ritmo, rimanevo incantato ogni qual volta vedevo un batterista suonare e per questo penso che non potesse andare diversamente da così.
Quando e come hai deciso di far diventare la tua passione un vero lavoro e con molteplici declinazioni? Sappiamo che sei anche un insegnante e un produttore.
Iniziando fin da subito a studiare in Conservatorio, presi lo studio dello strumento seriamente sin dal primo momento, ovviamente con i limiti che un bambino di 10 anni può avere. Iniziai però a capire che nella mia vita avrei fatto proprio quello, all’inizio del liceo. Mi resi conto che la cosa più importante per me era la musica e la batteria\percussioni. Infatti, appena finito il liceo venni chiamato a insegnare al Liceo Musicale “Azuni” e a suonare in diversi progetti. Da lì mi resi conto che quella che inizialmente era solo una visione, ormai era diventata realtà.
Qual è finora il traguardo di cui vai più fiero?
È difficile indicarne solo uno. Ne sceglierò tre che più rappresentano, fino ad ora, il mio percorso: la mia prima Masterclass a Roma come docente a livello nazionale, la vittoria del concorso statale che mi ha permesso di prendere la cattedra in Percussioni e la stesura del mio primo brano “LIFT” insieme al batterista di fama mondiale Kaz Rodriguez. Tre obiettivi che fino a 10 anni fa erano solo un sogno.
Che legami hai con la Sardegna? Molti si sarebbero trasferiti altrove mentre tu hai scelto come “polo strategico” l’Isola, nonostante le numerose collaborazioni oltremare.
La Sardegna per me, come per tutti i sardi, rappresenta le radici. Ho girato tanti posti e città in questi anni e avrei potuto scegliere di vivere altrove, ma alla fine ho sempre sentito di dover rimanere qui, forse anche come sfida. Non ho mai voluto “fuggire” e volevo dimostrare a me stesso che potevo – e posso – creare qualcosa di importante senza abbandonare l’Isola, ma anzi cercando di portare qualcosa degli altri qui. In questi anni ho organizzato diverse Masterclass con artisti nazionali e internazionali e mi riempie di orgoglio, ogni volta, poter far vivere a queste persone l’esperienza che solo la Sardegna può dare. Ho sempre pensato che il fatto di essere sardo dovesse diventare un valore aggiunto e non il contrario. Posso affermare che a me, più che stare in una città, interessa viaggiare per il mondo con la mia musica, portandomi dietro le mie origini.
Qual è il progetto che ti ha aiutato a farti conoscere al grande pubblico?
Sicuramente la collaborazione con Kaz Rodriguez e il mio primo brano “LIFT”: mi hanno permesso di avere visibilità nel mio settore. Il brano è stato recensito su diverse riviste musicali di caratura nazionale incuriosendo i miei colleghi i quali mi hanno portato ad avvicinarmi al palcoscenico nazionale. Grazie a quel brano ho vinto il 2° premio del Concorso Nazionale per Batteristi “Charleston” a Roma, competizione per la quale sono diventato giudice a mia volta negli anni successivi, in compagnia di artisti che hanno fatto la storia della batteria italiana. Da lì ho iniziato a suonare nelle fiere e a collaborare con i marchi che mi hanno aiutato ad avere visibilità e prestigio, diventando anche loro “endorser”.
Parlaci del tuo libro “Hai senso del ritmo?” ? Qual è il tuo lettore ideale?
Il mio libro nasce da uno studio che feci per la mia tesi di laurea, riguardante il corso abilitante all’insegnamento. Mi incuriosiva capire da cosa potesse nascere il bisogno dell’essere umano di approcciarsi al ritmo, sia per i musicisti che non. Da quello studio scoprii che il senso del ritmo è una qualità innata che tutte le persone hanno anche se in percentuale diversa. Ogni individuo vi aspira in quanto ogni parte del nostro organismo biologico “lavora” seguendo dei ritmi ben prestabiliti, percepiti fin dalla nascita. Per questo e altri motivi, il libro – come dico nella descrizione anteriore – è indirizzato non solo ai musicisti in quanto, a parte alcuni capitoli più tecnici, si parla della storia e degli studi scientifici che ci portano ad affermare con sicurezza che il ritmo è parte integrante della nostra vita. Un tema che ci affascina fin dalla notte dei tempi.
Nel 2020 è uscito il tuo album “Drum Experience”: quanto e come le restrizioni Covid19 hanno influito?
Le restrizioni per il virus, sembra strano dirlo, in realtà hanno permesso la creazione dell’album. Avevo in mente di registrare il mio album da tempo, ma non trovavo mai il tempo e neanche la concentrazione. Durante il lockdown, la reclusione forzata mi ha portato ad avere il tempo libero per poter comporre, riflettere e capire più cose di me stesso: quelle emozioni si riflettono in ogni singolo brano del disco, con la loro apparente diversità. Una volta pronti i brani, ho lasciato trascorrere l’estate e a Ottobre ho registrato il disco tutto in una sera. Devo ringraziare per l’aiuto il mio socio ingegnere del suono, Maurizio Pinna, con il quale abbiamo anche fatto uscire il disco il 5 Novembre, ovvero il giorno del mio compleanno.
Senti che il periodo complesso che stiamo vivendo abbia cambiato il modo di fare musica?
Penso che il periodo che stiamo vivendo abbia fermato totalmente la musica live, indispensabile per vivere e condividere emozioni. Allo stesso tempo ho ragionato sul fatto che ogni periodo storico difficile ha portato gli artisti ad approfondire dei concetti e a trovare ispirazione. In molti hanno scritto della musica in questo ultimo anno e sono convinto che, quando tutto finirà, sarà ancora più bello condividerla insieme.
Ultimissima uscita è il brano “Essential”: trasmette calma ma anche un po’ di malinconia. Che parte di te hai messo qui dentro?
“Essential”, come preannuncia il nome, rappresenta esattamente il mio stato d’animo di questo ultimo anno. Il fatto di stare di più con me stesso mi ha fatto capire quanto l’essenziale in realtà sia quella parte da custodire all’interno di noi con un’attenzione incredibile. La sensazione di malinconia che può trasmettere in realtà è un richiamo all’essenza, alla calma e alla dilatazione del tempo. Proprio quest’ultimo concetto è quello che più ho apprezzato in questo periodo: il fatto di non dover seguire la routine mi ha fatto comprendere la bellezza del “non avere sicurezze”, concetto che ci spaventa, ma che se capito profondamente ci rende liberi.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Sicuramente portare live il mio progetto e il mio disco. Da poco ho iniziato a lavorare con un’etichetta discografica, “La Fucina Dell’arte”, e con il suo manager Ivan Cassese che ha creduto nella mia visione musicale e con la quale proprio il 12 Aprile abbiamo fatto uscire il primo videoclip di un mio brano inedito, “Drum Legend”. Il video è stato girato sui Monti del Matese in Campania, sotto la Regia di Giovanni Iadonisi e l’aiuto del collega batterista Pasquale Riccio. È stato un successo e, appena questa pandemia andrà a svanire, saremo pronti per far assaporare dal vivo questa “Experience” – come amo definirla – in giro per l’Italia.
Cosa pensi della scena musicale sarda?
Penso che in Sardegna ci siano grandi artisti e musicisti, e tutti i colleghi di ogni parte d’Italia hanno sostenuto questa tesi. Quello che servirebbe alla Sardegna sono gli investimenti sugli eventi e sulla cultura ma, soprattutto, dei collegamenti facilitati per far sì che tutti possano godere della musica dei nostri artisti e dell’energia che solo la Sardegna può donare.
Domanda d’obbligo prima di salutarci: cosa consiglieresti ai giovani e giovanissimi che iniziano a studiare musica oggi?
Il consiglio che mi sento di dare ai più giovani è quello che darei al “Daniele” di 15 anni fa, ovvero: non trovare una scusa per mollare ma trova un motivo per continuare, perchè se molli non saprai cosa si prova ad esaudire i tuoi sogni.