Scherma – Orgoglio CUS Cagliari: il fioretto maschile va in B1

“La vita è per il 10% cosa ti accade e per il 90% come reagisci”
Come reagiamo nei momenti di difficoltà? Come affrontiamo un ostacolo, un impedimento, un problema? Quanto stress ci provocano queste situazioni spiacevoli ed impreviste? Anche se è difficile da credere, lo stress che viviamo è in gran parte prodotto da noi stessi: esso infatti non dipende dagli eventi in sé ma da come noi li interpretiamo.
In sostanza lo stress dipende da quella che gli psicologi chiamano «valutazione cognitiva» e cioè il modo in cui interpretiamo la realtà. Ognuno di noi infatti filtra e seleziona gli stimoli che riceve dall’esterno, accettando e inserendo nelle propria mente soltanto le informazioni che ritiene utili o importanti. La realtà oggettiva certamente esiste, ma noi non viviamo nel suo mondo: la nostra esistenza si svolge all’interno della rappresentazione di quel mondo e cioè la nostra realtà soggettiva.
In sostanza come diceva il filosofo greco Epiteto: “La gente non è disturbata dalle cose in sé, ma dall’opinione che ha di esse”. Lo stesso evento, a seconda del modo in cui decidiamo di vederlo, porterà a stati d’animo, reazioni fisiche e comportamenti del tutto diversi. In fondo, si tratta pur sempre del vecchissimo e arcinoto principio del bicchiere: posso scegliere di vederlo come mezzo pieno o mezzo vuoto a seconda delle mie inclinazioni personali e del mio stato d’animo. In ogni caso, qualsiasi cosa scelga, mezzo vuoto o mezzo pieno, alla fine si tratta dello stesso bicchiere.
Il modo di interpretare un determinato evento porta a decisioni e comportamenti differenti: reputare intenzionale un comportamento sgradito può portare per esempio ad una reazione rabbiosa o stizzita; ma se interpretiamo quel determinato comportamento come frutto di un errore involontario, la nostra reazione sarà ben diversa. Di fronte ad un problema posso lamentarmi e piangermi addosso; oppure posso vederlo come una sfida e attivarmi per risolverlo.
Ed è proprio questo “stile cognitivo” differente che caratterizza ottimisti e pessimisti.
Martin E. P. Seligman, psicologo della Pennsylvania University, considerato il fondatore della psicologia positiva, nel 1988 sottopose il nuotatore della squadra olimpica statunitense Matt Biondi ad un esperimento. Durante una manifestazione sportiva nella quale Biondi doveva testare al massimo le sue capacità, l’allenatore gli comunicò un tempo peggiore di quello ottenuto in realtà. Nonostante la notizia potesse avere un impatto scoraggiante, quando chiesero a Biondi di riposare e di riprovare, la sua prestazione, che in realtà era già stata eccellente, fu ancora migliore. Quando lo stesso esperimento fu ripetuto con altri membri della squadra (dimostratisi pessimisti nell’ambito di altri test) le prestazioni al secondo tentativo furono peggiori.
Insomma come diceva l’ex presidente degli Stati Uniti Harry Spencer Truman: “Un pessimista è uno che crea difficoltà dalle sue opportunità e un ottimista è colui che crea opportunità dalle sue difficoltà.”
Ognuno di noi ha uno stile predominante, appreso nell’infanzia dai modelli di riferimento, ma di sicuro un atteggiamento ottimista ha più vantaggi di uno pessimista, in primis sulla salute.
Una ricerca condotta dagli scienziati americani dell’Università di Kentucky e pubblicata sulla rivista di psicologia Psychological Science ha infatti dimostrato che chi affronta la vita con fiducia e con ottimismo si ammala meno di chi è pessimista. Gli scienziati hanno studiato un gruppo di centoventi studenti valutando il loro stato d’animo in una serie di test ed è risultato che il sistema immunitario degli studenti ottimisti era più efficiente contro le aggressioni di virus e batteri.
E allora se pensi di possedere uno stile pessimista comincia a guardare le cose da un punto di vista differente, la tua vita non potrà che migliorare.
Alessandra Puggioni
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