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Come funziona il percorso di riabilitazione durante una pandemia?
Gli operatori sanitari della struttura di Recupero e riabilitazione funzionale sono i protagonisti nei reparti in “zona rossa“
Nel periodo centrale della pandemia Covid-19 hanno svolto oltre 240 valutazioni, realizzando centinaia di trattamenti riabilitativi. Sono i medici fisiatri, i fisioterapisti e i logopedisti dell’unità operativa di Recupero e riabilitazione funzionale diretta dal dottor Gildo Motroni.
Adesso che ci si avvicina al picco dell’ondata e i contagi continuano a preoccupare, gli specialisti invitano alla prudenza, all’utilizzo delle protezioni e al vaccino.
Sono entrati nei reparti Covid da subito, cioè da marzo 2020 e ancora oggi lavorano all’interno delle “aree rosse” ininterrottamente, cogliendo il bisogno riabilitativo del paziente.
«Sì, perché il paziente positivo o con patologia da Covid – afferma Gildo Motroni, direttore della struttura al sesto piano del Santissima Annunziata – e che si trova allettato vive anche un serio problema, quello legato alla perdita motoria».
Una situazione che riguarda, è vero, il paziente allettato in generale ma che in epoca di pandemia ha interessato in particolare sia il paziente ricoverato in terapia intensiva Covid, spesso con importanti complicanze respiratorie, sia quello che svolge la degenza nei reparti di area medica in “zona rossa“.
«L’elevata prostrazione, l’allettamento molto prolungato per garantire la ventilazione – spiega il fisiatra – provocano una perdita delle funzioni autonome, oltre che disabilità. Immaginiamo poi quando si tratta di anziani».
«La nostra azione, coordinata con gli altri reparti, ha permesso anche una presa in carico multidisciplinare che ha evitato le complicanze più temibili e ha permesso al paziente un recupero idoneo. Così, è stato possibile avviarlo al percorso riabilitativo che, iniziato in ospedale, dopo le dimissioni lo ha portato a proseguire il trattamento a casa o nei centri di riabilitazione», spiega Motroni.
Alcuni, però, continuano a portare con sé, a distanza di mesi, i postumi della malattia.
«È il long Covid – riprende – durante il quale stanchezza, affanno, difficoltà di concentrazione e dolori muscolari diffusi sono i sintomi che accompagnano i pazienti nel tempo. Anche in questi casi l’esercizio fisico può svolgere un importante ruolo terapeutico».
Il loro modo di lavorare è cambiato, almeno nelle modalità utilizzate e nel periodo centrale della pandemia lo sforzo messo in campo dalla struttura è stato grande.
«Il nostro lavoro ci ha visto impegnati su due fronti – racconta ancora Motroni – da una parte si lavorava nei reparti ordinari, dall’altra si entrava nei reparti Covid. Allora come oggi, si va nelle aree rosse tutti bardati: con tute, mascherine, caschi o visiere, guanti e stivali. Una condizione che comporta per gli operatori un grande dispendio di energie e, per il lavoro che svolgiamo, non poche difficoltà di movimento».
Nei reparti Covid quindi, ancora oggi, ci sono pazienti che hanno bisogno di essere valutati e quelli in dimissione hanno necessità di presidi che consentano loro il mantenimento dell’autonomia.
«Ecco, allora, che il nostro ruolo – aggiunge lo specialista sassarese – può consentire una riduzione dei tempi di degenza, facendo ottenere al paziente il recupero funzionale necessario per un suo rientro a domicilio».
In considerazione della situazione altalenante dei contagi, la preoccupazione degli operatori sanitari resta alta.
«Il nostro è un ospedale complesso, è un hub di secondo livello – afferma Gildo Motroni – e la nostra unità operativa lavora all’interno di reparti che sono il punto di riferimento per l’intera Sardegna. Inoltre qua ci sono i reparti Covid. Ecco allora che se dovesse verificarsi un’altra ondata come quelle passate, il nostro servizio verrebbe messo a dura prova, come il resto dell’intero ospedale».
L’invito quindi è mantenere alta la guardia, anche se gli esperti affermano che in Italia è stato raggiunto il picco e ci troviamo al giro di boa.
Dagli operatori della struttura di Recupero e riabilitazione funzionale arriva il consiglio di «mantenere ancora le mascherine, in particolare nei luoghi chiusi altamente frequentati. E per gli over 60 la parola d’ordine è vaccinarsi con la quarta dose, il vaccino anche adesso ha la sua utilità», conclude Motroni.