Serie D – Latte Dolce tra gruppo e difesa: coperta corta, ma le soluzioni non mancano
CINEMA SARDO, ANNO D’ORO
di Laura Fois
Ciak, si gira e rigira in un’isola che nuota tra le pellicole
Se per Pasolini il cinema era l’esplosione del suo amore per la realtà, si potrebbe dire di quest’anno come il mondo del cinema sia la dimostrazione dell’amore per la Sardegna. Spesso e volentieri le programmazioni settimanali hanno ospitato locandine di film di registi sardi o ambientati nell’isola. Grandi traguardi son stati raggiunti dal cagliaritano Gianfranco Cabiddu, vincitore del David di Donatello per la miglior sceneggiatura per La stoffa dei sogni. Il film, liberamente ispirato a “L’Arte della commedia” di Eduardo De Filippo e alla sua traduzione de “La Tempesta” di Shakespeare, è stato «volutamente girato all’Asinara», come ha sostenuto lo stesso Cabiddu, «non solo come sfondo scenografico di incanto, ma come luogo carico di storia e fascino naturalistico, un luogo simbolo, un paradiso espropriato per oltre un secolo ai suoi abitanti, patrimonio dell’umanità».
Restando in tema di David, il sassarese Mario Piredda ha vinto, sempre quest’anno, il prestigioso riconoscimento dell’Accademia del Cinema Italiano per il miglior cortometraggio con A casa mia per essere “una storia non banale che racconta della ricerca di felicità e di un sentimento di speranza destinato ad alimentarsi nel tempo, nonostante le circostanze avverse. Quasi una metafora delle ambizioni del miglior cinema italiano”. Promosso ugualmente dalla critica Chi salverà le rose?, sia per la tematica affrontata sia per gli scenari mozzafiato del film scritto e diretto dal regista algherese Cesare Furesi, girato ad Alghero e presentato in anteprima a Roma nel marzo scorso con attori di eccezione come Carlo Delle Piane, Lando Buzzanca, Caterina Murino e Philippe Leroy.
Sempre a marzo è andato in distribuzione Nel mondo grande e terribile, prodotto da Tore Cubeddu, che racconta la vita e il pensiero di Antonio Gramsci negli anni del carcere. Aprile ha visto in scena Peter Marcias, autore del documentario Silenzi e parole, che segue in maniera coraggiosa e originale due comunità di Cagliari apparentemente lontane, i frati cappuccini del convento di Sant’Ignazio, che applicano ogni giorno i principi del loro ordine religioso aiutando i più deboli ed emarginati, e l’associazione ARC, attivissima da tempo sul territorio in favore dei diritti LGBT. È invece nelle sale in questi giorni Accabadora di Enrico Pau, una storia ambientata durante la Seconda guerra mondiale tra le campagne sarde e una Cagliari devastata dalle bombe che ruota intorno alla figura de s’accabadora, cui gli studiosi dell’antropologia ufficiale guardano con diffidenza. Insomma, c’è l’imbarazzo della scelta per farsi un’idea dell’ampia e profonda produzione cinematografica dei registi sardi di questi tempi. A tutti, buona visione.