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“Priorità alla mia famiglia”, Aru annuncia il ritiro dopo La Vuelta
di Paolo Salvatore Orrù
La notizia è giunta in Sardegna inattesa, soprattutto quando le cose sembravano tornate – finalmente – a girare per il verso giusto. Invece ecco la bomba, “dopo la Vuelta lascio il professionismo”, ha scritto su Facebook Fabio Aru, il più grande ciclista sardo di tutti i tempi. “Prendere questa decisione non è stato facile, ma è giunto il momento di dare priorità ad altre cose”. Quali cose? La famiglia, un nuovo lavoro, un libro, un ritorno agli studi (ha frequentato il classico) dove eccelleva? Sarà il tempo a dare le risposte. A fermarlo, potrebbero anche essere stati i problemi di salute che da tempo hanno minato la qualità delle sue prestazioni. Tutto è possibile, anche la stanchezza psicologica.
C’è anche chi ipotizza, soprattutto a Villacidro, il suo paese d’origine, un suo ritorno alla mountain bike, il suo primo amore sportivo. Vero, falso? Il corridore 31enne sembra commosso. “Vorrei dire tante tante cose in questo momento ma preferisco godermi ogni singola emozione di quello che chiude un capitolo così importante della mia vita. Con il passare dei giorni e del tempo avrò la possibilità di raccontare tutti quelli che sono stati i momenti più belli e brutti della mia carriera sportiva professionistica. Ho riflettuto a lungo su quale fosse la decisone giusta da prendere, notti insonni, pianti e quant’altro. Ma se devo essere sincero ho imparato ancora di più ad amare il mezzo e lo sport che mi ha portato a raggiungere traguardi che mai avrei immaginato, lottare con i ciclisti più forti del mondo, viaggiare, conoscere nuove culture, partecipare ed essere protagonista alle Olimpiadi, ecc…
Una scelta coraggiosa. “E ad oggi nonostante sia qui a comunicarvi questa scelta importante della mia vita posso gridare a gran voce che amo il ciclismo, amo ancor di più andare in bici, amo allenarmi e non ho nessuna intenzione di lasciarla in garage. Ma come tutti gli inizi c’è sempre una fine. Da quel lontano 5 maggio 2005 sono stato immerso in un sogno e viaggiato a 1000 all’ora; non rimpiango niente, anzi rifarei tutto, e con l’esperienza che ho adesso lo farei ancora meglio”. Chi lo ha conosciuto, chi lo visto da giovanissimo arrampicarsi sulle impervie e polverose strade che portano sulle cime del Monte Linas o sull’altopiano di Oridda non può essere dispiaciuto di questa scelta. Ma la rispetta.
“La @lavuelta sarà la mia ultima gara da ciclista professionista. Sono molto orgoglioso di ciò che ho fatto ma essendo un gran testardo avrei voluto fare tanto di più. Una cosa però è certa: ho dato tutto me stesso, sino all’ultima goccia di sudore e lo darò nelle prossime tre settimane. Ora è giunto il momento di godermi un nuovo capitolo della mia vita, accanto alla mia famiglia. Per i ringraziamenti ci sarà tempo i prossimi giorni ma un grazie speciale va a chi mi ha permesso con grandissimi sacrifici di diventare quello che sono. Mia mamma @antonellapisano1, mio papà @alessandro.aru e la mia compagna @valentinabugnone che mi ha regalato il dono più grande che potessi desiderare, la nostra piccola Ginevra.
“Grazie per esserci sempre. Vi voglio bene”. Il ciclista, corre per il Team Qhubeka NextHash, professionista dal 2012, è soprannominato il Cavaliere dei Quattro Mori. Professionista dal 2012, Aru in carriera oltre alla Vuelta 2015 ha vinto il campionato italiano nel 2017. È salito sul podio al Giro nel 2014 (3°) e nel 2015 (3°), arrivando quinto al Tour de France 2017 e 6° alle Olimpiadi di Rio nel 2016. In carriera ha vestito le maglie di leader in tutti e tre i grandi giri, vincendo tre tappe alla Vuelta e due al Giro. La Vuelta parte sabato con una crono di 7,1km a Burgos e si chiuderà il 5 settembre con una crono con arrivo a Santiago de Compostela. È il primo sardo (e quarto italiano assoluto dopo Felice Gimondi, Francesco Moser e Vincenzo Nibali) ad aver indossato la maglia rosa, la gialla del Tour e la rossa della Vuelta.