Serie D – Latte Dolce tra gruppo e difesa: coperta corta, ma le soluzioni non mancano
Carcere, quanto ci costi?
di Antonello Unida
Garante Territoriale di Sassari delle Persone private della Libertà personale
Quanto spende lo stato Italiano per il carcere? Le risorse destinate sono utilizzate al meglio per il reinserimento nella società del condannato? A queste domande proviamo a rispondere oggi
Un qualsiasi comune cittadino di Sassari, con un suo stile di vita ordinario, quale trattamento pretenderebbe per chi ha commesso reati?
Lo immaginiamo , l’abbiamo sentita tutti pronunciare da qualcuno che conosciamo la famosa frase “chiudiamolo dentro e buttiamo via la chiave”…un classico, vero?
Ok, mettiamo da parte per un momento l’articolo 27 della Costituzione, dove teoricamente la Persona detenuta deve “imparare” a non delinquere più.
Gli Educatori, Psicologi, Volontari, Psichiatri, Cappellano dovrebbero rafforzare, insieme alla famiglia e gli affetti più cari, il periodo di detenzione, e indirizzare il detenuto ad una nuova presa di coscienza, ad una nuova consapevolezza.
Una presa in carico molto complessa quindi, uno sforzo congiunto da parte della Persona detenuta insieme a tutti gli attori elencati prima, in un percorso che dovrebbe portarlo, una volta scontata la pena, ad una serie di opportunità nuove capaci di ricondurlo nei ranghi di una vita all’insegna della legalità.
Ora io mi chiedo, le nostre Strutture sono veramente espressione di tutto questo? Allo stato attuale no!
Un dato emblematico su tutti: la recidività, che vuol dire la possibilità che chi ha commesso reati torni a commetterne dopo aver terminato il periodo di detenzione, è altissima; ovviamente faccio dei distinguo tra le varie tipologie di Persone detenute, ad esempio chi è affetto da dipendenze purtroppo rischia di tornare a delinquere più facilmente.
L’attuale detenzione, nella Struttura di Bancali, per come è concepita ed eseguita assolve il proprio compito? La pena eseguita in carcere è cioè deterrente, risocializzante, strumento per promuovere maggiore sicurezza collettiva?
Decisamente NO!
Conosciamo l’enorme spesa che si affronta per l’organizzazione e la gestione del sistema di esecuzione penale carceraria in Italia? Inoltre dovremmo porci un’altra domanda: a fronte delle grandi cifre di denaro destinate, si è in grado di raggiungere gli obiettivi prefissati, e cioè maggiore benessere sociale, accresciuta sicurezza collettiva o riduzione dell’illegalità?
Pensateci un attimo, avviene tutto ciò? La risposta è facile, no.
Vero è che in questi ultimi anni, il carcere sta uscendo pian piano dalla cosiddetta zona d’ombra in cui è sempre stato confinato, diventando sempre in più occasioni, oggetto di dibattito pubblico e interesse mediatico.
In queste occasioni si è fatto spesso riferimento a una cifra che rappresenta il costo medio affrontato dallo Stato per ogni Persona detenuta: si parla circa 122 € al giorno. Allora, con questo dato, facciamoci due conti e moltiplichiamolo per i circa 60.000 detenuti, disseminati nelle 200 Strutture sul territorio nazionale, beh, si evince una gran bella cifra, che si mette a disposizione ogni anno: TRE MILIARDI CIRCA, DI EURO.
Una cifra enorme così ripartita:
– 106 € circa per il personale.
– poco più di 9 € per il detenuto.
– 7 € circa, debiti pregressi.
Credo che salta subito agli occhi la pochezza delle risorse destinate direttamente a loro. Chiaro no?
Che Uomini e Donne può restituirci un sistema penitenziario così organizzato, se non Persone più incazzose e meno responsabili?
Oggi più che mai si ha bisogno di un nuovo paradigma, di spostare l’attenzione su percorsi veri di re-inserimento, solo così, potremo davvero sperare di vivere in una società più giusta è sicura per tutti, nessuno escluso.