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L’anniversario | Bob Dylan compie 80 anni
“Tutto quello che posso fare è essere me stesso, chiunque io sia” e così Dylan ha attraversato la storia del rock in continua contraddizione con le aspettative legate al suo nome, oggi compie 80 anni
Ma chi è Bob Dylan?
Un menestrello, un poeta una maschera enigmatica e sfuggente, in perenne contraddizione con la propria immagine. Lontano dagli stereotipi che il tempo gli ha cucito addosso.
“Non sono io che ho creato Bob Dylan. Bob Dylan è sempre esistito e sempre esisterà”.
Difficile inquadrarlo, lui Bob Dylan, è un personaggio in cerca d’autore, protagonista di una folk song dimenticata. Bob Dylan non è nulla di quello che verrà mai scritto di lui.
Come nasce Bob Dylan?
Bob Dylan, nome d’arte di Robert Zimmermann, nasce il 24 maggio del 1941 a Duluth, Minnesota (USA). Quando ha solo sei anni si trasferisce a Hibbing, al confine con il Canada, inizia a studiare pianoforte e a fare pratica su una chitarra acquistata per corrispondenza. A dieci anni scappa di casa per andare a Chicago.
Inizia a suonare in un complessino, a 15 anni, i Golden Chords, e nel 1957 al liceo conosce Echo Hellstrom, la Girl From The North Country di qualche anno dopo. Frequenta l’università a Minneapolis, nel 1959, e contemporaneamente inizia a suonare nei locali di Dinkytown, il sobborgo intellettuale della città. Al Ten O’Clock Scholar, un locale poco distante dall’università, si esibisce per la prima volta come Bob Dylan, eseguendo “traditionals”, brani di Pete Seeger e pezzi resi popolari da Belafonte o dal Kingston Trio.
Dylan non ha mai chiarito da dove avrebbe tratto questo nome e perché. Ad ogni modo, Bob Dylan è diventato il suo nome anche legalmente a partire dall’agosto del 1962.
Quali i suoi esordi?
Un menestrello ambulante, che gira l’America senza un soldo. Nel 1959 trova il suo primo impiego fisso in un locale di strip-tease. Qui è costretto ad esibirsi fra uno spettacolo e l’altro davanti ad un pubblico, che però non sembra apprezzare la sua arte. Nell’autunno del ’60 si realizza un suo sogno. Woody Guthrie, il suo mito, si ammala e Bob decide che questa può essere l’occasione propizia per conoscerlo. Ha così inizio un’intensa e vera amicizia. E sulla spinta degli incoraggiamenti del maestro, inizia a girare i locali del Greenwich Village.
Il suo stile, tuttavia, si distingue nettamente da Woody. Come lo rimarcano le critiche da parte dei più accaniti sostenitori del folk tradizionale, che lo accusano di contaminarlo con il ritmo del rock’n’roll. Ma i suoi fan riconoscono in lui l’inventore di un nuovo genere, il cosiddetto “folk-rock“.
I suoi testi colpiscono l’attenzione dei giovani ascoltatori, la generazione che si sarebbe espressa nel ’68. Poco amore, poco romanticismo ma molta attenzione ai problemi sociali. Viene ingaggiato per aprire un concerto del bluesman John Lee Hooker al Gerde’s Folk City e la sua performance viene entusiasticamente recensita sulle pagine del New York Times.
Il 19 marzo 1962, viene pubblicato l’album d’esordio, una raccolta di brani tradizionali, tra cui la celebre House Of The Rising Sun, ripresa in seguito dal gruppo The Animals e In My Time Of Dyin, e anche in una rivisitazione dei Led Zeppelin nell’album del 1975 Physical Graffiti.
A partire dal 1962 comincia a scrivere una gran quantità di brani di protesta, canzoni destinate a lasciare il segno nella comunità folk e a diventare dei veri e propri inni dei diritti civili: ne fanno parte Masters Of War, Don’t Think Twice It’s All Right, A Hard Rain’s A-Gonna Fall e, soprattutto, Blowin’ In The Wind.
Il mito
Ormai un’icona pop senza eguali, nel 1992 la sua casa discografica, la Columbia, decide di organizzare un concerto in suo onore al Madison Square Garden di New York City: l’evento è trasmesso in mondovisione. Sul palco, tutti nomi leggendari del rock americano e non; da Lou Reed a Stevie Wonder da Eric Clapton a George Harrison ad altri ancora.
Nell’aprile del 2008 i prestigiosi premi Pulitzer per il giornalismo e le arti hanno insignito Bob Dylan, di un riconoscimento alla carriera quale cantautore più influente dell’ultimo mezzo secolo.
Nel 2016 riceve il Premio Nobel per la Letteratura, per aver “creato una nuova poetica espressiva all’interno della grande tradizione canora americana“.
Alla fine del 2020 Bob Dylan vende i diritti del suo intero catalogo musicale alla Universal per 300 milioni di dollari, un record.
“Essere giovani vuol dire tenere aperto l’oblò della speranza, anche quando il mare è cattivo e il cielo si è stancato di essere azzuro” – Bob Dylan
By Giada Carta