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BEPPE DETTORI E I SUONI DELL’ACQUA
Il cantautore isolano traccia nel suo nuovo album “Abba” un raffinato percorso sonoro
L’acqua è un elemento fortemente simbolico che evoca immagini ancestrali legate alla vita, alla rinascita e al perpetuo corso degli esseri nel mondo. Forse per questo Beppe Dettori, uno dei nostri cantautori più apprezzati e per anni voce dei Tazenda, ha scelto “Abba” come titolo del suo nuovo lavoro discografico. Un album ricco di sfumature in cui la ricerca del suono e la scelta dei testi si fondono insieme così da perdersi e ritrovarsi costantemente l’uno nell’altro; come fa l’acqua quando scorre, si agita in onde e poi torna a calmarsi. La stessa acqua che nel 2013 travolse la nostra isola.
«Anche Bitti come molte altre parti del nostro territorio è stata fortemente colpita dall’alluvione – ci dice Beppe Dettori – Era prevista l’edificazione del Museo Multimediale del Canto a Tenores ma i fondi che erano stati stanziati sono stati giustamente investiti nelle opere di emergenza. Anche noi artisti abbiamo cercato di renderci utili sostenendo la nascita del Museo. Una serie di partnership che mi hanno riempito il cuore.»
Il singolo che dà nome a tutto l’album nasce quindi con la collaborazione di altri musicisti tra cui spiccano senza dubbio Alessandro Carta dei Nasodoble, Paolo Fresu e i Tenores di Bitti. Un’iniziativa corale per fare in modo che l’acqua, attraverso il proprio suono, possa restituire almeno in parte ciò che ha portato via.
Beppe Dettori non è comunque nuovo alle collaborazioni artistiche. Sono tanti i grandi nomi con cui ha diviso palco, musica e anche insegnamento. Di recente ha infatti tenuto una masterclass al Centro Professione Musica di Franco Mussida, nome storico della PFM.
«E’ stata una lezione su quelle che sono le mie attività artistiche, di propedeutica e di didattica: il rapporto tra il canto armonico e il canto popolare. Quelle diplofonie che Demetrio Stratos promulgava nella sua attività con gli Area o i Tenores esprimo nei loro cori, vengono rapportate ai canti popolari di paesi lontanissimi come la Mongolia, Tuva o il Tibet. In “Abba” cerco di utilizzare alcuni di questi suoni che riconosciamo in culture molto diverse tra loro.»
E’ la ricerca di una vocalità nuova ma antica al tempo stesso che ricorda da vicino lo yoga come lo stesso Beppe ha spiegato: «Lo yoga non è solo posizioni o tecniche ma soprattutto voce. Da essa scaturisce una vibrazione unica e guaritrice che produce una rigenerazione non soltanto nel nostro essere ma in tutto ciò che ci circonda.»
Ascoltando con attenzione scopriamo quindi un percorso sonoro che viene descritto in modo compiuto nel dispiegarsi dei vari brani che danno vita ad “Abba”, toccando simbolicamente tutti gli elementi naturali che sono da tempo immemorabile fonte di ispirazione per l’essere umano.
«In un brano è importante il contenuto ma ciò che deve entrare dentro è il suono. La mia fissazione è sempre stata un po’ quella di riuscire a veicolarlo.»
Ecco spiegato il perché di una traccia tanto affascinante quanto atipica come “Aèra”.
«Non potevo scrivere un brano sull’aria perché si tratta di un sibilo, un effetto che trapassa l’essere e va via per un’altra dimensione. Ho pensato allora di realizzarlo solo attraverso suoni vocali. Ho provato ad emulare il soffio del vento, ho registrato il rumore della mia barba e circa altre 20 tracce. Sembra una pazzia ma desideravo molto farlo.»
Non ci resta che scegliere l’elemento che più ci rappresenta e perderci nell’atmosfera profonda e sorridente che Beppe Dettori è riuscito ancora una volta a ricreare per noi.
Francesca Arca
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