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Il famoso confetto Falqui? È made in Sardinia
Quando a fine anni ’50, l’attore e comico Tino Scotti pronunciava il celebre slogan”Basta la parola”, un classico del carosello e della storia della pubblicità italiana, faceva riferimento alla famosa innovazione farmaceutica nata dalla mente del nostrano Pasquale Falqui
Figlio di un piccolo negoziante e di una latifondista di Serramanna, Pasquale Falqui nacque il 27 marzo del 1902 nel sud Sardegna, a Samassi, in una tipica casa campidanese dell’epoca. Dopo aver terminato gli studi superiori, nel 1921 si iscrisse a Chimica Industriale presso l’Università di Bologna per poi trasferirsi al corso di Farmacia e, nel 1923 tornare in Sardegna, dove concluse i suoi studi presso l’Università degli Studi di Cagliari.
Dopo poco tempo dal conseguimento della laurea, Falqui, insieme alla moglie Nice e i tre figli, emigrò in Lombardia, prima a Milano e poi a Como, dove nel ’43 venne al mondo la sua quartogenita. Durante la guerra, nel cercare di trovare rimedio al problema, comune a tanti, della stitichezza, per la quale erano presenti in commercio unicamente prodotti poco pratici da assumere, Falqui brevettò e mise sul mercato il “Prunol“, una nuova tipologia di lassativo alla prugna, dalla forma simile a un confetto, da consumare in maniera semplice quasi come se si stesse masticando una caramella.
Con la fine della guerra, il Falqui decise di aprire la sua farmacia, tutt’ora esistente, in viale Zara a Milano e, dato che in circa un anno, verso la fine del 1939, le vendite del Prunol raggiunsero i 100 mila pezzi, inaugurò, nella periferia milanese ad Affori, un laboratorio per la fabbricazione industriale del prodotto innovativo, che in seguito prese il nome del suo inventore, venendo ribattezzato “Confetto Falqui“.
Con gli anni, grazie al passaggio da una realtà artigianale a una industriale e alla diffusione della televisione, di cui Falqui colse immediatamente le potenzialità come mezzo per pubblicizzare il proprio prodotto, il successo dell’azienda crebbe notevolmente, tanto che dopo la campagna, nel ’58, vennero venduti ben 22 milioni di pezzi. Da lì in poi i successi dell’azienda aumentarono sempre di più portando alla creazione di nuovi prodotti, anche non farmaceutici, come le famose Zigulì; piccole caramelle a forma di pallina a base di succo di frutta.
Dopo un lungo periodo di attività e successi, nel 1985 l’inventore sardo decise di vendere il suo marchio a un importante industria farmaceutica, e trascorse gli anni della pensione in un antico Casale in provincia di Lecco. Morì il 3 dicembre del 1999 all’ età di 97 anni.
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