Serie D – Latte Dolce tra gruppo e difesa: coperta corta, ma le soluzioni non mancano
ArròduCovid e le altre canzoni, Claudia Aru torna sul palco e sigla la pace armata con Salmo
A Gonnesa ha presentato il suo nuovo album Sardigna Caput Mundi, uno spettacolo da non perdere
C’era una volta momotti, e c’è ancora. Solo che per la nostra generazione momotti è l’ansia, che non sai cosa sia, ma sai che “comincia dalla pancia, ti sale sino alla gola e ti fa star male. L’ansia è un nemico della felicità: bogausu s’ansia, che ci far star male. Affrontiamo la vita senza paura: ajò, che il concerto cominci, cantiamo assieme ArròduCovid”. Claudia Aru è tornata sui palchi della Sardegna (noi di City&City l’abbiamo sentita a Gonnesa) per raccontare l’Isola che c’è e a urlare al mondo la sua poesia. Godiamoci il suo lavoro, ascoltiamola, traiamo beneficio dal suo arrabbiatissimo e musicale viaggio lirico. Con qualche gag, con molte canzoni e quattro o cinque assoli della sua prodigiosa band, Claudia vi farà conoscere – esilarante e profondo – il suo ultimo capolavoro. “Quest’anno ho intitolato il mio spettacolo Sardigna Caput Mundi, ha per oggetto la pandemia, perché questo accidente che ci è capitato addosso ha costretto tutti, in particolare il mondo dello spettacolo, all’immobilismo, al silenzio, a stare chiusi in casa, a non potersi muovere”.
Per tutti i cantanti, vagabondare per il mondo significa un’occasione in più per conoscere i mutanti colori della vita e della musica. Ecco perché per loro il Covid ha rappresentato una doppia iattura: non si possono tenere concerti ed è assolutamente vietato viaggiare. Peraltro, a causa della pandemia la cantante sarda ha dovuto pagare un tributo molto alto anche in termini personali: “Ma lo sai che sono stata bloccata in Niger? Ero lì per realizzare un progetto musicale e di interscambio che avevo elaborato con le Nazioni Unite, sarebbe dovuto durare due settimane sono rimasta lì per quattro mesi”. L’artista stava collaborando ad un programma di supporto psicosociale per i rifugiati che dopo essere stati salvati nelle regioni libiche vengono dirottati in Niger in attesa di ricollocamento. Un’azione che spiega bene l’attenzione di Aru per il sociale.
“La mia collaborazione doveva durare due settimane, poi a marzo del 2020 c’è stato il blocco dei rientri”. In principio, una maledizione. “Però, questi 4 mesi di stop mi hanno aiutato ad elaborare lo spettacolo che ora sto portando in molte piazze con la mia band”, ha ribadito con immutato ottimismo Claudia Aru. Perché se non si può viaggiare con il corpo si può rimediare con la mente. “Ho attinto da tutte le realtà musicali del pianeta Terra: chi ascolterà le mie canzoni attraverserà le strade musicali della Francia, dell’Argentina, del Tennessee, del Texas, poi andremo in India, in Africa e fra le tradizioni sonore della più profonda Europa dell’Est”.
Claudia sul palco si dimostra subito una performer notevole e si avvale delle alte prestazioni di una band da urlo. I musicisti che l’accompagnano, tutti sardi della Marmilla, sanno quel che devono fare e lo fanno con classe. A Gonnesa era in campo con tutta la big band, con Daniele Porta alla chitarra elettrica, Matteo Muntoni al basso, Stefano Vacca alla batteria, Simone Soro al violino. “Stiamo lavorando molto, ma con i numeri fatti registrare anche negli ultimi giorni dalla pandemia, siamo costretti a navigare a vista. Ogni giorno è una scommessa, abbiamo dovuto rinunciare a diversi eventi, e per poi noi ‘artisti poveri’ è davvero un problema, anche perché a volte le serate vengono rinviate con un semplice ‘e dai si rifarà’ … tanto lavoro sino a fine mese poi si vedrà”.
E dove ci vediamo? “Ora stiamo colonizzando musicalmente soprattutto il Sulcis: il 19 agosto siamo al Fico d’India al Poetto, il 20 siamo a Iglesias in piazza Sella, il 21 in piazza del Portico a Carbonia, il 2 settembre in un special dedicato all’Africa a Sant’Anna Arresi”. E ancora: “Sempre a settembre, a Nuoro, con la quale ho un legame molto forte, il 25 a Oristano”. Dai, regalaci un po’ di peperoncino con Salmo. “Ho una grande stima per Maurizio, è un musicista che io apprezzo moltissimo, sono anche molto orgogliosa per quello che è riuscito a costruire. Però, lo ho scritto chiaro e tondo su Facebook e lo dico ancora una volta con grande serenità, per me adi fattu una catzara”. Esagerata dai, perché? “Lui si è dimenticato di vivere in una condizione, meritata per carità, di privilegio. Lui vive nel lusso, ma non deve dimenticare che ci sono artisti come noi, comuni e poveri mortali, che vivono quasi esclusivamente di serate. E se la pandemia continua a mietere vittime noi non lavoriamo”. Detto con altre parole, se Salmo contribuisce all’aumento dei casi “mi sta ledendo”.
Un fiume in piena. “Ti dico la verità: ho avuto gli stessi sentimenti di nervosismo quando ho visto i festeggiamenti per la vittoria agli Europei di calcio dell’Italia, perché tutti i grandi assembramenti mi rendono furiosa. Per quanto mi riguarda, pretendo sempre – lo puoi vedere anche qui a Gonnesa – che il pubblico stia seduto e distanziato. Quindi noi le regole le rispettiamo. E quindi l’uscita di Salmo mi dà da pensare. Con tutto l’affetto che posso avere per un’artista come lui penso che a Olbia abbia commesso una sciocchezza”.
Progetti futuri? “Sono sempre in movimento, per il prossimo autunno ho già tante performance pensate per il teatro, in realtà le avevo già progettate per la scorsa stagione, ora sperò che questo sia l’autunno giusto, ma la cosa bella è che ho delle trattative in corso per alcune tournee all’estero. Dai Covid, fammele fare!”. Fra le altre cose, le è stato proposto di cantare nei circoli sardi degli Stati Uniti. “Si dovrebbe fare, se il filo su cui è appesa la nostra spada di Damocle regge agli attacchi del Coronavirus”. All’estero sì, ma con un piede sempre ben piantato in terra sarda. “Amo dire che vorrei essere come un compasso: con un piede fisso nell’Isola e con l’altro che si muove”. Perché conoscere non solo mi aiuta a superare i confini musicali ma anche le frontiere della mente.
La Sardegna? “Ai turisti direi: venite a casa nostra in inverno o, ancora meglio, in autunno, andate al mare ma anche in montagna, perché l’interno si respira una cultura diversa”.
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Bellissimo articolo, Paolo Salvatore Orrù, confermandosi una penna virtuosa, ci regala un ritratto straordinario dell’artista e del suo vissuto.