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Antiche Mura – La Chiesa della Festa
La Santa Maria dei Candelieri è la più amata dai sassaresi
Se la mole massiccia e maestosa del Duomo di San Nicola rappresenta la casa rassicurante della devozione cittadina, è innegabile che la Chiesa di Santa Maria di Betlem sia il luogo di culto più amato e vicino alla secolare religiosità dei sassaresi, con la sua facciata neoclassica, la bella cupola inconfondibile, il campanile lungo ed affilato e l’ampio sagrato pronto ad accogliere i dieci Candelieri della Festha Manna, alla fine delle loro spettacolari evoluzioni tra la gente. La sua denominazione deriva dalla devozione alla Vergine Assunta, patrona della nostra città, alla quale è dedicato l’edificio.
La lunga ed interessante storia di questa chiesa, che è adiacente alla dimora dei frati conventuali, parte dagli albori del XIII secolo. I francescani si insediano a Sassari nel 1274, immediatamente dopo il generoso lascito del Monastero di Santa Maria in Campulongu, che in precedenza era stato concesso dal Giudice Costantino ai Benedettini.
Attualmente questo luogo di culto appartiene al centro della città, vicino al campus universitario, agli uffici comunali ed alla stazione ferroviaria. Ma un tempo Santa Maria di Betlem – interamente in arenaria- era extra moenia, all’esterno della Porta Utzeri, più tardi demolita.
Le prime modifiche all’antico tempio sono registrate alla fine del Duecento, ma sono i cambiamenti strutturali del XV secolo – con le cappelle in stile gotico-cistercense – ad apportare sensibili variazioni architettoniche alla pianta longitudinale del complesso.
Alla fine del Cinquecento tra queste mura cresce ed irrobustisce la sua grande fede religiosa Antonio Zirano, poi martire della cristianità in terra africana e recentemente salito alla gloria degli altari come primo Beato della nostra regione, al termine di una commovente cerimonia che ha coinvolto i fedeli di ogni angolo della Sardegna. Nel XVII secolo viene aggiunta un’abside di forma semicircolare, e nei decenni successivi nascono le volte a crociera.
Ma la grande restaurazione della costruzione, che realizza i connotati stilistici odierni, risale alla prima metà dell’Ottocento. Il frate Antonio Cano – erudito di architettura – disegna la nuova foggia in stile neoclassico con alcune concessioni al rococò.
Si arriva all’attuale portale di ingresso con architrave imponente, che è sormontato da un elegante arco a tutto sesto. La nuova struttura della chiesa si presenta di pianta ellittica. Nel 1826 crolla il campanile, ed abbatte la cappella interna dedicata a San Giuseppe Lavoratore, patrono dei Falegnami.
Ma un recente restauro della Soprintendenza sassarese ha svelato che l’altare fosse originariamente dedicato a San Giuseppe di Copertino, che nel Settecento era tra i più amati dalle preghiere dei sassaresi.
Vent’anni più tardi nasce la leggera torre campanaria a matita dell’architetto Antonio Cherosu, che sostituisce l’antico campanile ottagonale del quattordicesimo secolo: è di gusto arabeggiante e sulla cima palesa un singolare cupolino con le vetrate, di grande gusto estetico.
La grande cupola nera ed opalescente è invece il reale simbolo della nuova pianta di questo amatissimo luogo di culto cittadino. Allo stato attuale l’unica navata annovera sette cappelle laterali, ed ospita alcuni gioielli di varia età, come la quattrocentesca e lignea Madonna della Rosa, il bel pulpito ed il Retablo di Sant’Antonio del pittore partenopeo Giovanni Antonio Contena.
Un’altra cosa di grande bellezza del complesso è il piccolo chiostro dei frati, con una bellissima fontana – detta “del brigliadore” – che esibisce tre stemmi ed alcune singolari teste di mostri bronzee. Anche la bella fontana di pietra esterna – con la vasca centrale a coppa – è una parte integrante che abbellisce degnamente la Piazza di S. Maria.
Attualmente Santa Maria di Betlem è la casa di sette Gremi della tradizione popolare turritana: i Muratori ed i Sarti, gli Ortolani ed i Falegnami, i Contadini ed i Piccapietre, senza dimenticare i più recenti autoferrotranvieri esclusi dalla Faradda del 14 agosto.
Proprio questa sua peculiarità trasforma Santa Maria, nel corso dell’anno visitata da un discreto e silenzioso pellegrinaggio dei devoti nelle ore diurne e serali, in uno sciame immenso di gremianti e cittadini.
E’ il giorno e la notte della Festha Manna. In quelle ore del 14 agosto la grande folla, che dal sagrato fa ingresso trionfale in processione per sciogliere un voto alla Madonna, è un immenso sciame di gremianti e fedeli pronti a sciogliere un voto.
Il voto imperituro e commovente della città. Intorno ai dieci ceri ed a Santa Maria di Betlem esiste un’anima popolare ed un senso di appartenenza, che nessuno scrittore al mondo potrebbe raccontare con adeguata maestria.
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