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Antiche mura: la via della Spiga
Il Palazzo della Frumentaria è un simbolo della lunga storia comunale
Le grandi città si riconoscono facilmente: hanno reperti di storia, grandi piazze e palazzi imponenti nel centro del tessuto urbano.
Sassari è una piccola città di provincia.
Eppure qualcosa è cambiato – secondo le antiche carte topografiche del borgo turritano di orti e fontane – dopo la lunga e sonnolenta età comunale ed il silenzioso cammino medioevale, prima del Seicento.
Un antico editto di Pietro IV di Aragona detto il Cerimonioso permetteva al nostro comune di raggruppare e stipare 6400 rasieri di grano, che rappresentavano una scorta considerevole per l’abitato.
Un raro documento ci segnala che il Palazzo della Frumentaria nasce alle porte del XVII secolo: due costruzioni a due piani simili in forma e dimensione, con i caratteristici tetti a doppia falda, che sono costruiti con grande cura tra il 1597 ed il 1608.
Abbiamo la certezza che la Frumentaria sia stata il primo deposito pubblico di cereali della Sardegna, e tra i primi in Italia.
Questo edificio storico sta nel quartiere di San Sisto, a ridosso dell’antica Via delle Muraglie e la Via Rosello delle botteghe.
E’ una delle rare testimonianze di quest’epoca ancora presente nella nostra città vecchia, ed ha per la storia di Sassari un valore inestimabile.
Era la prima costruzione di una zona deputata all’approvvigionamento alimentare dei cittadini, e che presto avrebbe enumerato il Macello, la Pescheria e la Casa del peso – destinata alla misurazione del grano da inviare ai mulini e la farina riportata in città – ora scomparsi.
In questa strada era registrato l’andirivieni della gente del borgo, soprattutto in occasione dei frequenti periodi di carestia.
Il Palazzo della Frumentaria ha lungamente conservato la sua funzione elettiva di deposito, ed ha conservato la sua mole originaria nonostante alcuni periodici cedimenti e le successive ristrutturazioni.
Per lungo tempo il Palazzo della Frumentaria ha conservato il suo ruolo di deposito del grano da encierro: una parola spagnola che esprimeva la precisa misura dello stoccaggio utile al fabbisogno annuale.
Questa parola si può tradurre con l’equivalente del termine italiano chiusura, ed è relativo alle procedure municipali trasmesse ai produttori locali di granaglie per l’ammasso dei cereali nel sito.
Questa è stata la sua fondamentale funzione per due secoli.
La Frumentaria era la naturale via della spiga e dell’ alimentazione cittadina, prima che nella seconda metà dell’Ottocento divenisse una caserma del Regno d’Italia; e successivamente ospitasse la sede della celebre falegnameria dei Fratelli Clemente, fino al colpevole abbandono.
Dopo gli anni del declino, una recente operazione di restauro ha individuato per l’edificio il ruolo di interessante Polo Museale, con la felice inaugurazione della sede nel 2000 e le prime mostre.
La struttura attuale presenta due ingressi.
Il piano superiore e l’inferiore non sono comunicanti.
Il piano inferiore è di pianta rettangolare ed esibisce tre saloni con volte a botte, mentre dalla Via delle Muraglie una lunga rampa di scale introduce ad un luminoso salone con il soffitto di legno e le ampie finestre rettangolari per uno spazio espositivo di cinquecento metri quadrati, che periodicamente propongono l’arte figurativa sarda ed arte internazionale in alcune mostre patrocinate dal Comune.
Il piano inferiore è inoltre utilizzato qualche volta per le attività di laboratorio del Museo di Città’.
L’ultima esposizione ha presentato la delicata ed estetica retrospettiva del Periodo Edo giapponese – in collaborazione con il Museo Arte Orientale di Venezia, i Musei Civici di Padova e l’Associazione Tabularasa: è la popolare saga del Genji monogatari, l’opera di Murasaki Shibiku – dama di corte dell’imperatrice nipponica Soshi nel secolo XI – attraverso testimonianze grafiche ed oggeti bellissimi di quel momento storico della dinastia, corredate da alcune pregiatissime incisioni del sublime grafico e disegnatore contemporaneo Miyayama Hiroaki.
Ma altre importanti rassegne artistiche hanno trovato nel Palazzo della Frumentaria una casa ideale in questi anni: dall’Arte dell’Africa nera ai siti archeologici sotto il cielo stellato, dai foulards di Grace Kelly e Jacqueline Onassis disegnati da Accornero per Gucci alle sculture di Costantino Nivola e le ceramiche di Elio Pulli.
Si tratta sempre di cibo.
Ma è il cibo dello spirito che si sovrappone a quello secolare nato dalla fame e dalle semplici necessità di una città che stipava il grano per fronteggiare il freddo e la neve, le pestilenze e gli eventi infausti.
C’è tanta storia della nostra Sassari semplice e perduta, tra le antiche mura del borgo originario e questi due palazzi rettangolari che si stringono da secoli per custodire i ricordi e le tradizioni contadine.
La Frumentaria è un argine saggio contro l’incerto futuro del pianeta.
Alberto Cocco
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