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Roberto Tola e il sogno americano
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Migliore o Miglior, con troncamento, sono parole che ricorrono nel curriculum di un sassarese con chitarra in mano, cappello in testa e passaporto in tasca.
È Roberto Tola, miglior strumentista jazz, miglior produttore jazz, miglior artista dell’anno.
Suoi il miglior brano jazz, la migliore registrazione jazz e la miglior registrazione dell’anno, solo per citare i premi a lui assegnati dall’Indie Music Channel Awards.
Roberto è chitarrista e compositore jazz sassarese che gira il mondo per suonare quanto per ritirare premi: Vox Populi Award al 16esimo Independent Music Awards di New York e menzione d’onore dall’Atlas Elite Entertainment Music Awards. Per farla breve un totale di 17 premi negli States tra 2017 e 2018.
Ciao Roberto!
Abbiamo rischiato di finire le pagine con l’elenco dei premi che ti sono stati assegnati… Come stai vivendo questo momento?
Bene! La sensazione è un mix di speranza e voglia di andare avanti. Ormai mi sto dedicando solo al progetto musicale.
Lullaby of Christams ti ha dato grandi soddisfazioni…
Direi di sì! Subito dopo la sua uscita sono stato contattato da un’etichetta discografica di Richmond che mi ha proposto di presentarlo alla Recording Academy, la fondazione che si occupa dell’organizzazione dei Grammy Awards. Il brano è stato accettato, ha superato tutti i ballottaggi ed ha sfiorato la statuetta…!
«Tutto parte dalle mie sensazioni: vedo la musica come una tavola di colori, ad ogni brano assegno il proprio con le sue sfumature»
Per molti artisti sardi l’isola è una gabbia dalla quale è difficile far uscire la propria musica. Tu come ci sei riuscito?
Ero un chitarrista di una importante ensemble, l’Orchestra Jazz della Sardegna; quando la collaborazione è terminata, ho continuato da solo suonando standards e brani miei. Durante una serata sono stato avvicinato da una signora inglese alla quale era piaciuta la mia musica; era Jill Saward degli Shakatak.
È nato tutto così: inizialmente ho collaborato in un brano, poi ho lavorato nell’intero album On The Corner degli Shakatak. Un anno dopo ho collaborato all’album di Jill, Endless Summer.
Sono state Jill e mia moglie ad incoraggiarmi; loro hanno dato il via al mio disco.
Sei un musicista contemporaneo, ma hai iniziato la tua carriera con le sole partiture, senza l’ausilio della tecnologia.
I programmi digitali per fare musica mi permettono di mettere in pratica in un attimo tutte le idee che mi passano per la testa; ho dedicato molto tempo a studiarli, ma scrivo in modo tradizionale tutta la musica che compongo per le mie parti di chitarra e per ognuno degli altri strumenti. Poi le invio ai musicisti che ho scelto per la registrazione e loro registrano così come scritto in partitura.
La tua musica e i colori del tuo look rispecchiano la solarità dei nati in agosto…
Ho un carattere easy going come direbbero gli americani, ma non so se questo abbia a che fare con l’essere nato ad Agosto! Il modo di abbigliarmi però non ha a che fare con il jazz, porto il cappello fin da ragazzo ed ho una vera collezione di ascot!
« … se devi lavorare su improvvisazioni o in un contesto live, gli strumenti li devi avere e soprattutto li devi saper suonare!»
Come nascono le tue composizioni?
Tutto parte dalle mie sensazioni: vedo la musica come una tavola di colori, ad ogni brano assegno il proprio con le sue sfumature.
Creo musica che mi fa star bene e spero che questo venga percepito da chi mi ascolta.
Che tipo di musicista ti definisci?
Mi ritengo un musicista totale, termine che ho preso dal Maestro Giorgio Gaslini (n.d.r. Giorgio Gaslini fu un grande compositore, a lui si deve l’introduzione del jazz nei conservatori italiani; fu uno
degli autori della colonna sonora di Profondo rosso), con il quale ho avuto la fortuna di lavorare.
Musicista totale significa non rinchiudersi in un genere, ma dare libero sfogo alla propria creatività attraverso un mix di culture musicali.
Bein’green è incentrato sulla chitarra, ma al contempo si viene avvolti dai suoni degli altri strumenti.
Per il mio debutto non volevo relegare i musicisti ad un mero ruolo di accompagnamento e non volevo che il disco suonasse come un semplice esercizio di stile. È un album d’insieme suonato con grandi professionisti e volevo che questo emergesse.
Fallimento della Gibson e ridimensionamento del Guitar Center di Los Angeles farebbero pensare che la chitarra stia passando di moda…
Non lo penso affatto!
È vero che in certi generi musicali la chitarra è relegata in secondo o terzo piano o non figura affatto, magari campionamenti e loop la fanno da padrone… ma se devi lavorare su improvvisazioni o in un contesto live, gli strumenti li devi avere e soprattutto li devi saper suonare!
«Su spotify ho una media di 2000 ascolti al giorno con punte di 4000, decisamente inusuali nel mio genere… »
Ti vedremo suonare in Sardegna?
Suonare in Sardegna in questi ultimi anni è diventata una cosa complicata, ma ci sto lavorando.
Sto preparando uno spettacolo con il quale portare in scena il nuovo album e dare continuità al vecchio.
Sul palco ci saranno alcuni dei musicisti coinvolti in sala di incisione e altri saranno presenti in alcune date come ospiti.
Il tuo prossimo tour partirà dalla Gran Bretagna, come mai?
Tutto è nato dal successo ottenuto con Bein’green.
Il disco è stato inserito in rotazione da alcune radio inglesi; durante un concerto poi un editore di una delle emittenti si è proposto come organizzatore.
Bein’green suona nelle radio di mezzo mondo…
Sì, suona negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, Germania, Giappone e tante altre nazioni; ricevo l’incoraggiamento di tante persone che hanno comprato il mio disco; mi arrivano messaggi, commenti sui social e nel mio sito dai quattro angoli del mondo.
Su Spotify ho una media di 2000 ascolti al giorno con punte di 4000, decisamente inusuali nel mio genere… Una grossa percentuale avviene dagli States, Inghilterra, Svezia, Germania, Australia, Canada… L’Italia si trova al sesto posto.
L’uscita del nuovo album di Roberto, Colors è attesa per la prossima primavera.
Nel frattempo lo scorso 10 novembre è stato pubblicato il brano Slow Motion, che in soli 2 giorni è entrato prepotentemente nella top 30 del genere negli Stati Uniti guadagnando la terza posizione.
Nella Top Ten di The Moth FM – un network di radio del Regno Unito – Roberto è presente con ben 3 brani e Slow Motion da 3 settimane occupa la prima posizione.
Tre brani dello stesso autore nella Top Ten, un record verificatosi solo un’altra volta con un altro artista nel 2016.
Roberto Tola è inoltre in finale al UK Songwriting contest con ben 4 brani: Funky Party, Flying Away, Tears for Niro, e With You All the Clouds Go Away.
Noi facciamo il tifo per lui.