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All’Università di Sassari la presentazione del volume “Cultura e società nel pensiero di Antonio Pigliaru”
Volume curato da Antonio Delogu e Aldo Maria Morace che saranno presenti all’evento
Venerdì 22 aprile alle 17.30, nell’aula magna dell’Università di Sassari, sarà presentato il volume “Cultura e società nel pensiero di Antonio Pigliaru” edito da ISRE (Istituto Etnografico Regionale di Nuoro Nuoro) e AIPSA (Cagliari).
Dopo i saluti del Rettore Gavino Mariotti e del direttore dell’ISRE Marcello Mele, interverranno i professori Antonio Delogu e Aldo Maria Morace curatori del volume.
Introduce i lavori il rettore emerito Attilio Mastino. La presentazione del libro cade opportunamente nella ricorrenza del centenario della nascita (17 agosto 1922) del grande intellettuale sardo.
Il volume è frutto del convegno promosso a maggio del 2019 dall’Università di Sassari, dall’Istituto Etnografico Regionale di Nuoro, dalle Amministrazioni comunali di Nuoro e di Orune, in occasione del cinquantenario della morte di Antonio Pigliaru (avvenuta il 27 marzo 1969).
Il programma completo: https://www.uniss.it/sites/default/files/evento/locandina_pigliaru.pdf
Antonio Pigliaru
Antonio Pigliaru è stato tra i più interessanti intellettuali sardi del Novecento. Della sua multiforme attività di pensatore, di studioso e soprattutto di infaticabile organizzatore di cultura, l’Università è stato uno dei “luoghi” centrali.
Nei non molti anni di vita che il destino gli ha riservato, la sua carriera accademica si è svolta quasi per intero all’Università di Sassari: tra l’inizio degli anni Cinquanta e la fine dei Sessanta, vi è stato prima assistente, quindi docente incaricato, infine Professore Ordinario di Dottrina dello Stato.
Di quella stagione restano a testimonianza non soltanto i numerosi scritti – primo fra i quali il citato libro giustamente famoso su “La vendetta barbaricina come ordinamento giuridico” – ma anche il suo intenso lavoro didattico.
Il rapporto fra Pigliaru e i suoi studenti è uno dei momenti più alti della sua interpretazione del ruolo dell’intellettuale nella Sardegna del secondo dopoguerra, in un momento epocale della storia dell’Isola, fra la conquista dello Statuto di autonomia regionale e l’ondata “rivoluzionaria” del movimento del sessantotto.
La sua ultima lezione nel marzo del 1969, tenuta poche ore prima della sua improvvisa scomparsa e drammatizzata da un confronto aspro e insieme profondo con le ragioni dei suoi allievi, è quasi metafora di un’intera esistenza in cui neppure una lunga, grave malattia poté allentare la tensione pedagogica di un uomo che aveva messo il proprio sapere e la sua stessa capacità di resistenza alle fatiche della vita a servizio della sua passione democratica.
Secondo Attilio Mastino, «Antonio Pigliaru ha vissuto la propria esperienza di intellettuale in modo eroico: non soltanto per il rifiuto, tutto barbaricino, di arrendersi a s’apprettu, alla pressione degli eventi personali e della stessa “storia grande e terribile” che si svolgeva in quegli anni in Sardegna non meno che in tante altre parti del mondo, ma soprattutto per la coerenza a un ideale della “missione dei clerici” che fu suo in un’età in cui tanti altri intellettuali vissero la cultura come impegno (ma tanti altri tradirono).
Nella battaglia culturale di Pigliaru e dei suoi amici si può leggere in filigrana l’immagine e l’interpretazione di un modello per il quale non è difficile richiamare il nome di Gramsci». Una parte importante di questa battaglia culturale è stata rappresentata dalla rivista “Ichnusa” che Pigliaru ha diretto dal 1949 al 1964.