Scherma – Orgoglio CUS Cagliari: il fioretto maschile va in B1

Ogni giorno d’estate, all’alba, iniziava con la passeggiata verso la cima di Monte Moro. Finché le forze glielo hanno permesso e fino a quando ha trascorso le vacanze a Villa Cerbiatta, il risveglio del principe Aga Khan rispettava questo rito quotidiano
Monte Moro è un’altura che supera a malapena i 400 metri di quota, ma inerpicandosi verso la vetta lo sguardo si apre a meravigliosi panorami che spaziano da Porto Rotondo alla vicina Corsica
Per l’Aga Khan era un saluto del sole, un momento di raccoglimento prima di giornate che di vacanziero avevano poco, sempre divise tra mille impegni ed incontri. Era un’immersione totale in una natura sconosciuta, perché quel parco naturale – in realtà mai istituito – era e resta ancora oggi un’oasi ignorata dai più.
Il principe non era mai da solo. Lo accompagnavano gli uomini della scorta, giovanotti galluresi dell’istituto di vigilanza di Porto Cervo, addestrati alla discrezione e abituati a seguirlo senza essere invadenti. E l’Aga Khan, davanti allo spettacolo del sole nascente sul Golfo Pevero, si lasciava spesso sfuggire esclamazioni di meraviglia, uno stupore da fanciullino pascoliano che si rinnovava ogni giorno nel sapersi solo, lontano da tutti, per quel seppure breve ritaglio di giornata.
Sotto di lui, la vista gli permetteva di abbracciare quasi per intero la sua creatura prediletta: la Costa Smeralda.
Già molti anni prima, agli albori della sua avventura gallurese, Karim aveva fama di camminatore abituato a concedersi lunghe solitudini in mezzo alla natura.
Villa Cerbiatta, l’appartamento affacciato sul vecchio molo di Porto Cervo, non era ancora la sua casa e il principe alloggiava nella stanza 101 dell’hotel Cala di Volpe.
Da lì l’Aga Khan si spostava a piedi, avventurandosi in solitaria per disagevoli sentieri che lo portavano verso i cantieri di ville e residence in costruzione.
Poteva capitare che, nel corso degli spostamenti pedestri, andasse a bussare alla porta di quei pochi proprietari locali che non avevano ceduto alle sue avances e si erano rifiutati di vendere la loro terra, resistendo anche alle offerte del più fidato tra i suoi negoziatori: il belga Felix Bigio.
Quando nel 1970 nacque Zahra, la primogenita, Il 34 enne Karim volle festeggiare il lieto evento riconoscendo una paga doppia al personale del Consorzio e celebrando la nuova arrivata con una festa che coinvolse l’intera popolazione locale.
Il perché Arzachena e la Gallura abbiano amato tanto Karim è stato spesso semplicisticamente spiegato come obbedienza cieca, servile, ad un padrone generoso, in un rapporto impari con un territorio tanto povero quanto il capo ismaelita era incommensurabilmente ricco.
Ma non fu solo questo. Alla riconoscenza si aggiunse l’affetto per un uomo che era sinceramente innamorato di una terra abbracciata per caso e le cui radici volle sempre rispettare, anzitutto con l’eloquente edificazione della chiesa Stella Maris, tempio cattolico voluto da un Imam musulmano.
Quando Karim ebbe la cittadinanza onoraria di Arzachena, nel 1965, aveva già avviato i contatti per la creazione dell’Istituto professionale alberghiero, una scuola di formazione che potesse preparare le giovani generazioni al futuro turistico che le attendeva.
La scuola nacque nell’ottobre del 1965 e Karim, al suono della prima campanella, non fece mancare la sua presenza e la stretta di mano ai primi alunni.
Una visione rivolta al futuro ben lontana dal pragmatismo dei volgari speculatori mordi e fuggi. La scuola alberghiera esiste ancora oggi ed è l’istituto professionale con la maggiore capacità di occupazione in Sardegna.
Quella prima campanella trillò anche alle orecchie del presidente della Regione Efisio Corrias, invitato dall’amministrazione locale. Di quell’incontro fu testimone il consigliere comunale Giovan Michele Digosciu, diventato poi sindaco di Arzachena nel 1970. Anni dopo, Digosciu rivelò che in quella occasione il presidente della Regione aveva rivolto al fondatore della Costa Smeralda l’invito a dirottare i suoi investimenti al sud, nella zona di Villasimius.
Non venne ascoltato. Sfuggito alle cronache ufficiali, quel dettaglio spiega meglio di qualunque altra analisi perché Karim, tanto amato dalla sua Gallura, non abbia goduto di altrettante simpatie unanimi nel resto della Sardegna.