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LA PAROLA AL VESCOVO
Monsignor Saba: «Sassari e il suo territorio possiedono valori umani, culturali e spirituali che possono essere il motore per un rilancio»
Ha fatto il suo ingresso in diocesi da Arcivescovo il 1° ottobre. Questa per Lei sarà la prima Faradda. Immaginiamo conoscesse la tradizione da turista…
Conoscevo la tradizione della Faradda, come turista ebbi modo di parteciparvi nel 2004. Richiama alla mia memoria eventi analoghi che ho avuto modo di apprezzare negli anni di studi fuori Sardegna: la Corsa dei ceri a Gubbio, il Calendimaggio ad Assisi e altre rappresentazioni tardo-medievali e rinascimentali nei centri della Val Nerina.
Cosa si aspetta per questa sua prima edizione dei Candelieri da Vescovo?
Nei mesi scorsi ho avuto modo di interloquire con il sindaco di Sassari, con l’Intergremio e con responsabili e membri dei singoli Gremi. Ho riscontrato in essi il desiderio di veder riconosciuta da parte del Vescovo una dimensione della storia cittadina a cui i sassaresi sono fortemente legati. La storia delle confederazioni di arti e mestieri; ne è emerso un forte senso di appartenenza e ritengo possa essere maggiormente valorizzata la spiritualità del popolo. La devozione mariana, in concomitanza con la festa dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, è il nucleo spirituale e merita di essere approfondito e vissuto profondamente a livello ecclesiale. Sono conscio del fatto che la dimensione ludica, goliardica e spettacolare della festa costituisca un sano momento di aggregazione e di partecipazione, ma come Chiesa diocesana ci dobbiamo adoperare per preservarnere la dimensione della fede.
Come è stato l’impatto con Sassari?
È stato positivo. Mi sono sentito accolto fin da subito, reciproca simpatia ed affetto hanno permesso una significativa intesa nella collaborazione. La città di Sassari e il suo territorio possiedono valori umani, culturali e spirituali che possono essere il motore propulsore per un rilancio e uno sviluppo del contesto sociale, in modo particolare delle fasce segnate dalla fragilità, dall’assenza di lavoro e da molteplici forme di povertà. Il mio augurio è che la città in festa ci sensibilizzi verso coloro che non possono festeggiare.
Nove mesi dal suo insediamento non sono tanti ma un primo bilancio si può fare…
Il bilancio è positivo, con una conoscenza progressiva delle persone e della realtà. In questo rientra l’incontro che si rivela improntato ad amicizia, confronto e riflessione su spazi di collaborazione interistituzionale nel rispetto delle sfere e degli ambiti propri: una Chiesa che desidera camminare e gettare ponti; una società che lancia segnali di invito a promuovere e sostenere una rinascita Con un ritmo nuovo imposto dai mutamenti nazionali ed internazionali, con una nuova creatività più fiduciosa nella condivisione degli spazi di cooperazione. Con un ritmo certamente riflessivo, ma non bradicardico.