Serie D – Latte Dolce tra gruppo e difesa: coperta corta, ma le soluzioni non mancano
Tristania e Mariangela
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Mariangela Demurtas, una voce che spacca i fiordi. Da Bitti all’Heavy Metal in Scandinavia
Una perla della Sardegna si è incastonata tra i fiordi della lontana Norvegia, dopo una lunga ed emozionante navigazione. Ha lasciato le nostre acque trasparenti per approdare nella terra delle foreste infinite e dei gotici manieri, dei salmoni e dei grandi fiumi. La curiosità e l’emozione sono un patrimonio genetico di questa bellissima ragazza di Bitti, casualmente nata ad Ozieri e catapultata nel mondo del Gothic Metal scandinavo, dopo il rock progressive dei locali sardi e la laurea in lingue, che è un codice eloquente delle sue intenzioni.
Mariangela Demurtas ha conquistato i Tristania e le platee internazionali con i suoi occhi magnetici ed una rara presenza di palco, la voce bruna ed intensa del blues e lo studio capillare di un mondo insolito. Il suo demo di ricognizione ha sbaragliato un’ orda di concorrenti di tutto il mondo, e l’ha proiettata verso una prestigiosa band di solida dimensione internazionale, che cercava una rivoluzione stilistica dopo l’addio dell’eccellente soprano Vibeke Stene. Il gruppo vantava un suono sinfonico e molto teatrale: un abile mix di heavy metal e canti gregoriani, surreali atmosfere oniriche e cori cupi. Uno straordinario impasto di growl e lieve voce di soprano, in una sinfonia ricca e complessa di archi e sintetizzatori, metal ed eteree atmosfere. L’avvento forte ed aspro di Mariangela ha connotato il passaggio verso una nuova scelta stilistica, dopo il manifesto esistenziale di “Beyond the veil” e la costruzione elaborata degli esordi. Ora l’impatto è più immediato e diretto, duro e carnale. Ma a noi interessa primariamente il sogno realizzato della terza di cinque fratelli di una famiglia sarda dell’entroterra: una bambina introversa e creativa, che covava dai primi anni la voglia di cantare e recitare, viaggiare e superare la barriera dei propri limiti nella faticosa ricerca del nuovo.
L’INTERVISTA
Mi racconti l’approccio preliminare con la band? Che cosa hanno domandato alla nuova cantante dei Tristania?
Hanno ascoltato attentamente la mia voce, ed hanno apprezzato il mio lavoro. A questo punto mi è stato domandato di registrare le tracce e sovrapporre la mia timbrica per delineare il nuovo prodotto. Ho ritenuto opportuno non alterare la matrice originale, ma ho scelto una chiave più attuale. Era nell’aria un rinnovamento del gruppo, ma senza disperdere la sua anima più autentica e vera.
Come era nata questa esperienza?
Come ti ho detto, ho provato ad inviare demo e curriculum. Dopo la gioia di essere stata scelta, è cominciato un lavoro molto impegnativo. Ho affrontato l’aspetto culturale del mondo dei Tristania, che è da comprendere prima di un’interpretazione istintiva ed affrettata. Era una musica molto diversa dai soliti canoni norvegesi, quieti e riservati. Un sound maestoso ed orchestrale, che cercava una nuova casa per ritrovare energia. Ora le parti vocali sono più dirette e protagoniste: e si respira forte il coinvolgimento ed il feeling dell’intera formazione sulla scena. Io stessa collaboro alla scrittura ed agli arrangiamenti.
I tuoi punti di forza, Mariangela? E subito dopo confessami il tuo attuale limite, se credi…
Sono estremamente caparbia. Non mollo l’osso per niente al mondo, e studio costantemente le nuove tecniche e le conoscenze, alimentando ogni forma di contatto musicale e commerciale del mio lavoro. Niente arriva dal cielo, e l’ho imparato molto presto. L’essere italiana è un mio personale handicap. Ho dovuto vincere qualche pregiudizio iniziale, perché ci ritengono un popolo interessante e brillante, ma scarsamente affidabile.
Mi descrivi la vita in Norvegia, Mariangela? Quali sono state le tue principali difficoltà nell’ambientamento iniziale?
E’ una vita ordinata e rilassante, ma troppo monotona e prevedibile per i miei gusti. Manca l’adrenalina degli alti e bassi: tutto scorre con lentezza didascalica. Hanno un grande rispetto della tua privacy, sono gentili ed affettuosi a modo loro. Si concedono nell’amicizia dopo un lungo periodo di conoscenza. I norvegesi esprimono una forma di cauta diffidenza. Non decidono mai niente, e sono scarsamente ambiziosi. E’ un paese enorme con pochi abitanti, quasi viziati dal governo centrale. Ogni problema è risolto senza apparente fatica, ed esiste un implicito livellamento. Il costo della vita è molto alto: una birra costa dodici euro ed una pizza venti. Ma è un posto con regole molto forti e bene scandite, e ti insegna a vivere semplicemente e con poche risorse.
Sogni un tuo ritorno nell’isola? Come hai vissuto il passaggio traumatico dai piccoli locali di nicchia della Sardegna alle grandi arene europee?
Voglio continuare a sentirmi europea nella mentalità. Ma non fraintendermi: mi sento profondamente sarda, sono felice di ritornare ed è fondamentale manifestare le proprie radici identitarie per non avere mai alcuna crisi interiore lungo il proprio cammino. La Sardegna mi restituisce una sensazione di libertà nei movimenti, che in Norvegia non vivo. Ora sto qui per alcuni mesi, e sto preparando alcune serate live nell’isola.
Abbiamo carpito una ghiotta anticipazione: è vero che hai un disco acustico da solista in uscita imminente?
Sì, è vero. Non è proprio imminente, ma siamo a buon punto. Lo sto auto-producendo nello studio di registrazione sassarese di Marco Marini. E’ un disco acustico di soft rock. Le tracce sono dieci, ed una in italiano.
Descrivi ai lettori di City & City la Mariangela privata: il carattere e gli hobbies, l’amicizia e l’amore.
Amo viaggiare. A sedici anni Intercultura mi ha fatto vivere un indimenticabile anno nella Repubblica Dominicana. Dopo la quinta superiore ad Ozieri, sono stata a Milano prima di questo salto nel buio verso la terra di Munch ed Ibsen. Ho studiato a Sassari lingue e letterature straniere: inglese, francese e spagnolo. Dopo la laurea – esperienza utile per spalancare gli orizzonti mentali – ho scelto il canto senza reticenze. Leggo le poesie di Neruda ed i best sellers di Umberto Eco. Amo fare attività sportiva: corro e vado in bicicletta, gioco a volley e pratico aerobica non agonistica. Nei rapporti di amicizia sono una ragazza socievole e costante nei sentimenti, ma rivendico la mia libertà. Mi piace rendermi utile, questo sì. In amore… sto con un musicista straniero. E dopo le incertezze della mia adolescenza, ho imparato sulla mia pelle a scindere le cose presonali dagli errori oggettivi. Non sono possessiva e mi sento discretamente fatalista. La mia coscienza è il sano organo di controllo delle emozioni.
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Ho ascoltato i Tristania delle prime esperienze, ed un estratto dai recenti concerti con la voce potente ed espressiva di Mariangela Demurtas. La differenza è grande. I primi passi della formazione scandinava erano un’imponente opera gothic, teatrale ed inquietante, e segnavea il territorio. Ora il coinvolgimento è evidente, con il growl diretto ed una coralità fisica molto lontana dai cori ieratici di anni lontani. E poi gli occhi sensazionali di questa ragazza di Bitti. Hanno sciolto le nevi eterne della Norvegia.Ora che è tornata in Sardegna, non è da perdere una sua performance live: è musica di alto profilo e racchiude molti generi del rock. E’ anche una costruttiva esperienza antropologica: Mariangela ci insegna l’arte dell’esilio, e la partenza fiera e con le idee chiare. Una lezione di ottimismo e coraggio, in queste stagioni di depressione ed incertezza per il proprio futuro.