Serie D – Latte Dolce tra gruppo e difesa: coperta corta, ma le soluzioni non mancano
SUL CAMPO DEI MIRACOLI
di Argentino Tellini
Stintino Calcio: una storia da film che culmina in quel fatidico 8 ottobre…
Chi l’ha detto che nel calcio le favole non esistono? Ora ve ne racconto una. Vera.
Voi tutti conoscete Stintino, il suo mare turchese, la stupenda spiaggia della Pelosa, gli incantevoli paesaggi a primavera. Molti però ignorano le gesta della sua squadra di calcio ed è ciò che sto per raccontarvi. Ma andiamo per gradi.
Negli anni ’70 e ’80 il calcio stintinese si distingue per il puro dilettantismo: squadra prevalentemente composta da elementi locali, ogni tanto un exploit, ma quasi sempre la formazione milita in Seconda e Terza Categoria, con qualche breve apparizione in Prima. Il campo di gioco è il vecchio biliardino del Pippia, esposto a tutte le bizze di Eolo. Sovente per gli ospiti si trasforma in una trappola, specie quando il terreno sabbioso viene tormentato dal gelido ed impetuoso maestrale invernale. Gli spogliatoi sono a dir poco angusti, posti sotto la bandierina del calcio d’angolo. Ma a quei tempi si bada al sodo, anche in luoghi calcistici ben più prestigiosi. Due vecchie panche, qualche sedia di plastica, attaccapanni raccattati chissà dove: questi gli arredamenti dei ripostigli senza riscaldamento degli atleti. Dopo l’allenamento spesso si grida al miracolo se dai tubi delle docce arrugginite sgorga acqua calda per tutti. Si tratta di tempi eroici, dove i tatuaggi se li fanno i detenuti in galera, dove nello spogliatoio si respira l’odore acre di sudore ed olio canforato: nostalgia di un calcio che non c’è più. Dopo questi anni all’insegna del sano divertimento, a fine anni ’90 si intravvedono i primi segnali di riscossa per i bianco blu camoglini. Si, perché da Camogli, suggestivo avamposto di pescatori ligure, provengono molte famiglie di Stintino, la cui storia meriterebbe un capitolo a sé. Torniamo però al calcio. Agli inizi degli anni 2000 l’undici del borgo marinaro viene rimpinguato amorevolmente dai cugini portotorresi, scugnizzi che per varie ragioni vengono scartati dalla principale squadra turritana.
Dal paese natio di San Gavino si assiste anche ad un esodo di tecnici, tutti in dolce esilio: Vincenzo Valente, Salvatore Pirino, Tore Sechi, Giuseppe Pulina fra gli altri. Lo Stintino Calcio però continua a barcamenarsi, fra qualche patema d’animo, in una onorevole Prima Categoria. Appariva quest’ultima la massima dimensione a cui poteva ambire la squadra bianco e blu. Qualche calciatore comunque segna l’epoca, come tal Mauretto Sanna da Porto Torres, detto Niguretta. Simpatico ed estroso, variabile come il tempo, si rende interprete di giocate e gol favolosi. Il 2010 è l’anno della svolta: diventa Presidente della squadra Angelo Schiaffino, commerciante. Nessuna parentela col grande calciatore uruguaiano Juan Alberto Schiaffino, pure lui di origini liguri. Il riflessivo Angelo, classe 1979, parole dosate col contagocce, in precedenza gioca da portiere. Non era certo Zamora, ma conosce il calcio come pochi e sa di che pasta sono fatti gli uomini. Soprattutto ci vede lungo, caratteristica che distingue i vincenti dai millantatori. Pezzo per pezzo Schiaffino e i suoi collaboratori costruiscono una società perfetta, che investe senza sperperare un quattrino. Un gruppo dirigente che inoltre onora gli impegni, cosa rara nel calcio dilettantistico di oggi.
Udassi è poco propenso alle pubbliche relazioni, ma getta sangue e cervello sul campo, dove è amato dai suoi giocatori.
Lo Stintino Calcio sfiora nel 2013/ 2014 la vittoria del campionato di Prima Categoria. Franco Frau, ennesimo turritano, è al timone di quella squadra, che l’anno successivo viene affidata a Gabriele Porcu, edicolante, altro portotorrese doc. Lo Stintino, sotto la direzione di Porcu, ottiene il tanto agognato salto in Promozione Regionale. Potrebbe essere l’epilogo. Ma non è cosi. Sornioni come sempre, il Presidente Schiaffino e i Suoi rilanciano in grande stile. Con vista da falco nella stagione 2015/16 il gruppo dirigente assume come tecnico Stefano Udassi, uomo leale, ruvido e taciturno. Stefano è stato un ottimo calciatore, come del resto suo padre. Da allenatore sino a quel punto ha fatto bene ovunque. Udassi è poco propenso alle pubbliche relazioni, ma getta sangue e cervello sul campo, dove è amato dai suoi giocatori. Ma anche odiato. E chi non è con lui salta la porta. Con Stefano la squadra conquista sedici risultati utili consecutivi ed ottiene una salvezza tranquilla. Nella stagione successiva, quella appena trascorsa, si compie l’ennesimo miracolo: con pochi ritocchi lo Stintino vince il campionato di Promozione e approda nel gota del calcio sardo, quello dell’Eccellenza regionale. Alfiere della squadra è il senegalese Lamine Doukar, classe 1993, di mestiere centravanti. In campo è una pantera imprendibile e gli avversari per fermarlo gli danno un sacco di botte. Ma lui se ne frega realizzando 25 reti, una più bella dell’altra. Quest’estate Schiaffino e soci, in piena sintonia con l’allenatore Udassi, compiono l’ennesimo capolavoro di buon senso. Effettuano pochi e mirati acquisti, come il trequartista Cherchi ed il portiere Secchi, uniti a qualche giovane interessante e di sicuro avvenire. Si riparte quindi senza eccessivi proclami. Lo Stintino a metà campionato è terzo in classifica, dopo essere stato a lungo in cima. Un altro prodigio. Nel frattempo è opportuno rimembrare questa data: 8 Ottobre 2017. Un giorno che rimarrà per sempre scolpito nel cuore degli stintinesi. In quella fatidica domenica lo Stintino Calcio batte la Torres di Sassari 3 a 2. Un paesino di 1700 abitanti che ne batte uno di 130.000. Chi l’avrebbe mai detto o solo pensato? Da altre parti forse ci avrebbero fatto un film. Interpreti un generoso e intrepido gruppo di atleti, un allenatore concreto e sapiente, una società composta da dirigenti appassionati e competenti.
Ma non penso che sia ancora finita: altre meravigliose pagine verranno scritte. Tutte bianco e blu.