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IL NUOVO VOLTO DELLA POLITICA È DONNA
di Andrea Loi
Daniela Falconi, sindaco di Fonni:«La politica è il coraggio di pensare cose nuove»
Daniela Falconi è nella fase popolarità. Le elezioni regionali del 2019 sembrano lontane, ma già le chiedono di candidarsi. A presidente. Ma chi? «Tutti, me lo chiedono tutti».
Da un anno è il sindaco di Fonni e non pensa ad altro. Quando parla del suo paese e commenta gli ultimi fatti di cronaca (l’agguato al compaesano Salvatore Nolis nei giorni della festa di San Giovanni, ndr), lo fa con quell’area protettiva che una madre riserva solo a un figlio.
«Non ho detto a caso che hanno ucciso un paese. Non ce lo meritiamo. Siamo sotto shock. Come spiegarlo ai nostri figli?». Anche (e soprattutto) questa è politica, dare risposta alle vicende del quotidiano. “Esaltazione e depressione. Gioia e tristezza. Lavoro duro e fatica. Funziona così la politica”, ha scritto di recente in un post su Facebook, dove è seguitissima.
Sono gli stessi fonnesi a chiederle di scrivere sui social. «Per me è un modo di comunicare. Mi sono resa conto di quanto possano essere utili quando a gennaio abbiamo avuto l’emergenza meteo. Per tre giorni il paese è stato isolato e quotidianamente davo gli aggiornamenti su Facebook. È servito perché ogni giorno trovavo in strada nuovi volontari pronti ad aiutare a spalare la neve. In quel periodo è nato un sentimento più forte di comunità».
È questo il leitmotiv della sua amministrazione, il benessere di una comunità. Come si misura? «Non solo dalle strade asfaltate, ma dalle iniziative culturali che si propongono alla popolazione, dalla felicità dei nostri vicini, dalla possibilità che si dà a chi non può permettersi un viaggio di farlo, o ai nostri giovani di immaginarsi un futuro qui». Quando è arrivata sui banchi comunali, i dipendenti le hanno detto di scordarsi l’impostazione privata del lavoro. Lei, un passato da imprenditrice, non si è scomposta. «È vero, ci passa più tempo e carta, ma l’impresa aiuta ad essere concreti». Ancor di più se amministri un paese della Barbagia.
«Nonostante Fonni sia un centro dinamico dal punto di vista imprenditoriale, è il lavoro a mancare, c’è una solitudine diffusa, gli anziani hanno bisogno di sostegno. E poi ci manca una generazione: oggi un trentenne va via. Non possiamo farli lavorare qui con dei voucher a 450 euro. Bisogna avere il coraggio di trovare nuove forme di lavoro e di sviluppo. Per me questa è la politica, pensare a cose nuove. Servono competenze, determinazione, soprattuto una visione, quella che manca all’attuale giunta regionale. Vedo una gestione delle emergenze e basta». Si può e si deve fare di più.
«Tra sindaci ci sentiamo molto, c’è una bella collaborazione con l’ANCI e col CAL. Vorrei vicinanza istituzionale, ma vorrei anche che l’assunzione di responsabilità se la prendesse anche chi vota. La Sardegna è in mano a pochi gruppi di potere. Sulla questione delle servitù militari, perché la nostra regione non ha il coraggio di dire no? Siamo subalterni per i trasporti e per qualunque cosa ci riguardi. Perché allora non affrontare realmente il tema autodeterminazione?».