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Musica – Il ritorno dei PMI “Per chi resta”
di Riccardo Frau (*)
(*) Autore del libro Vintage. Rock e dintorni nella Sassari degli anni ottanta, Alfa Editrice, 2020
I PMI (acronimo di Parole Musica Istinto), gruppo grunge in auge negli anni novanta, hanno pubblicato nei giorni scorsi un nuovo disco intitolato ‘Per chi resta’, un EP con cinque tracce, prodotto dalla Rockhaus di Alberto e Paolo Erre
Il nuovo progetto ha visto riunirsi, per l’occasione, gran parte dei componenti originari, vale a dire Stefano Demontis alla voce, Franco Mario Frau alla chitarra e Daniele Pala alla batteria, con l’inserimento nella line up di Massimo Canu. Dopo due partecipate presentazioni a Cagliari e a Sassari, il nuovo lavoro discografico, oltre che nel formato CD, è ora sbarcato sulle piattaforme digitali, in attesa del preannunciato ritorno dal vivo, in occasione del quale si unirà alla formazione una new entry, Riccardo Nieddu. Già dal primo ascolto è evidente il richiamo del gruppo alle sue radici, con un rock ad alta energia, che proietta l’ascoltatore nelle atmosfere degli anni novanta, rivisitate con sonorità molto accurate. Parola alla new entry Riccardo, allora: : «Ho visto per la prima volta i PMI nel 1993 ad Olbia, quando avevo appena 15 anni e poi li rividi dal vivo nel 1995, dopo il successo del loro primo album e del singolo “Giorni diversi”. Ora, dopo 30 anni, entro nel gruppo anch’io ed è un sogno che si realizza!»
La reunion arriva quindi dopo 30 anni tondi dal loro primo ed omonimo album del 1994 e nasce da un ritrovamento da parte di Alberto Erre, «Durante la pandemia – racconta Alberto – avevo iniziato a frugare nei miei archivi e avevo riscoperto alcuni provini registrati all’epoca in vista di un secondo album, mai pubblicato. Riascoltando questi brani, ancora freschi e accattivanti, la tentazione di riportare in vita il progetto è stata forte e da qui è partita l’iniziativa (proprio come nel film dei Blues Brothers, “in missione per conto di Dio”) tesa a rintracciare i componenti della storica band: quasi tutti hanno risposto all’appello, ritornando in sala di registrazione per rivisitare i materiali ritrovati, ma soprattutto per comporre tracce totalmente inedite»
Fin qui la cronaca. Ma l’uscita discografica offre anche l’occasione, ripercorrendo le origini del gruppo, per un flashback sui primi anni novanta, con uno sguardo retrospettivo sul contesto musicale e sullo scenario cittadino di allora.
La band, come molti ricorderanno, era nata a Sassari: riavvolgendo il nastro del tempo, potremmo dire che i PMI, se non erano i ragazzi della via Gluck, erano più o meno i ragazzi di via Pasubio. Abbiamo chiesto a Franco Mario Frau come è nato il nucleo storico della band: «Da bambini, io e Stefano abitavamo in via Pasubio, a un civico di distanza, e Franco Squintu aveva casa in Via Dalmazia, dietro l’angolo. Sul terrazzo di casa mia organizzavamo, negli anni ’80, interminabili partite di calcio, ed è questo il primo nucleo di amici da cui in seguito sarebbe nato il gruppo, quando, raggiunta l’adolescenza, per noi divenne fortissimo l’interesse per la musica. Ricordo che per me vedere Chuck Berry una sera suonare in TV a “Fantastico” fu il momento di svolta verso il rock».
Ma, per inquadrare meglio l’humus in cui affondano le radici di questa vicenda, va ricordato che Sassari aveva raggiunto la soglia del nuovo decennio dopo la golden age degli anni ‘80, caratterizzati sia per il benessere economico (con il reddito medio pro capite più alto in Sardegna), sia per gli eventi artistici e culturali, con il Big Bang a livello locale dei gruppi rock: le band del capo di sopra diventavano infatti il trampolino di lancio di diverse rassegne regionali stabili, come Musica Musica, ma anche Rockhaus, fino al festival RokkArea (in seguito ridenominato RockArea), iniziato nel 1985 e ribattezzato la piccola Woodstock sarda, che riuniva a Tonara le migliori formazioni isolane. Cresciuti in queste atmosfere, i giovani musicisti degli anni novanta andavano ora a realizzare un ricambio generazionale, rimpiazzando i pionieri del decennio precedente.
Il meltin’ pot di questo movimento era, al tempo, piazza d’Italia e dintorni, luogo di ritrovo aggregante per la comunità cittadina, dove spesso l’appartenenza ad un genere musicale determinava una precisa collocazione topografica delle varie compagnie giovanili, con le “zone di influenza” dei metallari, dei punk, ma anche delle frange più glam, dirette discendenti dei paninari degli anni ottanta. Il locale di riferimento per la musica dal vivo alternativa era lo Zanzibar, sito nelle scalinate di via Adelasia (costeggiando il cinema Moderno), con atmosfere underground e talvolta finali di serata “movimentati”.
Daniele Pala ci ricorda che: “era il periodo in cui, a livello internazionale, si ascoltavano gruppi come Primus, Machine Head, Korn, Mudhoney, ma anche il trash metal, mentre oltre Tirreno il riferimento erano i Casino Royale, i Ritmo Tribale, ecc. In Sardegna si affermavano band come gli Ozelo, i Narkan, i Kenze Neke e gli Antennah”. Massimo Canu aggiunge che: “erano anche gli anni della new wave, del dark, del garage e anche del crossover e del rap, ma soprattutto soffiava un vento nuovo da oltreoceano, destinato a contaminare tutto l’underground ed era l’avvento del grunge, direttamente da Seattle, da cui rimanemmo rapiti e ammaliati, un genere che, sebbene ebbe una parabola breve, segnò comunque un momento intenso e caratterizzante”. Stefano Demontis fa una sottolineatura personale: «Gli anni 90 ci portarono a scoprire il grunge, ma nel tempo ho realizzato che il mood di questo genere, un po’ più malinconico del rock puro, era già un in qualche modo presente nel mio sentire: non era quindi una sensazione del tutto nuova, ma è come se questa musica avesse portato alla luce delle emozioni che noi ragazzi avevamo già dentro, magari inconsapevolmente».
Questo ambiente diventa il brodo di coltura per la nascita della band (e di molte altre): i già citati Stefano Demontis, Franco Mario Frau e Franco Squintu, a cui si uniscono Daniele Pala alla batteria e Andrea Mura al basso, fondano una prima formazione chiamata Jaw Breaker, che si fa notare ad un contest di gruppi tenuto al Palazzetto della Sport di Piazzale Segni (più noto all’epoca come “Il Quadrato”). Ma nel 1991, dopo la registrazione di un demo e la partecipazione a diversi festival, il gruppo, con lo stesso organico, ma con gusti ora più orientati al crossover e al grunge, evolve infine nei PMI, originariamente acronimo di Proposta Musicale Isolana, che diviene poi Parole Musica Istinto, adottato anche come titolo dell’album di esordio, pubblicato, come detto, nel 1994, con la produzione delle Ragazze Terribili, all’epoca figure emergenti nell’organizzazione di eventi (e oggi consolidate operatrici del settore).
Qui accade l’imprevisto: il disco ha un’eco clamorosa e l’originalità dei brani, unita alla forte presenza scenica nei concerti dal vivo e al crescente seguito negli ambienti giovanili, porta la Flying Records di Napoli (nella cui scuderia militavano anche gli Articolo 31, gli Extrema e i Sottotono, per intenderci) a mettere sotto contratto i cinque ragazzi isolani, in gran parte non ancora ventenni, distribuendo il CD nel 1995, con una nuova copertina, su tutto il territorio nazionale.
Le recensioni sono molto favorevoli e i PMI vengono riconosciuti tra le più fresche realtà del panorama musicale italiano, mentre il loro videoclip del brano Giorni Diversi approda alla rubrica Videomusic Italia e sbarca sulle emittenti nazionali. Nel frattempo la band raggiunge anche le fasi finali del concorso Arezzo Wave, che all’epoca costituiva il contest di punta a livello italiano, che li lancia in tour sulla Penisola. Per qualche anno, i cinque giovani musicisti vivono così una stagione ad alta intensità, in bilico fra la ribalta dei palchi più prestigiosi e gli impegni quotidiani di cinque ragazzi “normali”, scuola compresa. E per molti giovani appassionati isolani il sogno di intraprendere un futuro da professionisti nella musica rock nei circuiti nazionali sembra, per un attimo, quasi alla portata.
Ma con la morte di Kurt Cobain e l’affievolirsi del movimento grunge, a cui si aggiungevano impegni personali non più rinviabili, arrivava poi lo scioglimento della formazione: il sogno finiva e i componenti si dedicavano ai loro percorsi di vita e di lavoro.
E ora, tornando al presente, dopo aver ascoltato il nuovo CD, è forte la curiosità di riascoltare dal vivo la band nella sua maturità, magari in vista di un nuovo progetto discografico di ampio respiro: in un’epoca di mainstream commerciale, talvolta il rock – quello vero – torna sorprendentemente a farsi sentire…