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Il D Day della Torres: la trasferta di Alessandria
“Direttore mi serve una nave. La devo caricare di tifosi”. Con queste parole il presidente della Torres Bruno Rubattu si presenta negli uffici della Tirrenia. La squadra è al primo posto in graduatoria in C2 e all’ultima partita, quella decisiva, deve giocare in trasferta ad Alessandria, stadio Moccagatta. Il direttore strabuzza gli occhi “Ma sta scherzando?”. “Affatto – risponde il mitico Bruno – perché in realtà gliene volevo chiedere due”.
A questo punto il direttore si arrende. E con piacere. Pochi giorni ed è tutta esaurita. Cabine e poltrone. Sabato 6 giugno 1987 si assiste al più grande esodo sportivo che la storia dello sport sassarese ricordi. Migliaia di tifosi rossoblù invadono Porto Torres e si imbarcano per Genova, da cui raggiungeranno Alessandria. Scavalcando l’Appennino Ligure. I tifosi sono in festa. Sicuri della vittoria. Alla squadra in realtà basterebbe un pareggio per raggiungere l’agognata C1. Nella notte fiumi di birra e cori. Nessun dorma. Le cabine sono state prese quasi per sport. Il pomeriggio al Moccagatta c’è solo un grido: fozza Torrese.
La squadra di Zola, Piga, Ennas, Petrella, Tolu e tanti altri. Nomi che i tifosi non dimenticheranno mai. “I grigi ci aspettavano col coltello tra i denti – ricorda la grande ala sinistra -. La stagione passata gli rovinammo la promozione vincendo nel loro stadio con un rete di Folli. Erano davvero avvelenati. Ma noi eravamo più forti e dietro avevamo un intero popolo. Impossibile sbagliare. E non sbagliamo. Vincemmo 1-0 e fu una giornata meravigliosa, tra le più belle della mia vita”. Il gol della vittoria al 26′ del primo tempo di Mario Piga, esperto in gol promozione, visto che una sua rete al Marassi contro la Sampdoria valse ai lupi dell’Avellino il salto in serie A. “Mi involai sulla sinistra – racconta Mario – misi la palla a Galli sulla destra. Lui tirò al volo ma ne uscì un tiro cross. Io per fortuna ho seguito l’azione e di collo destro in mezza rovesciata ho messo dentro”. Un gol che in pochi avrebbero saputo fare. Ma Mario Piga si sa aveva classe da vendere.
La Torres, guidata dalla panchina da Bebo Leonardi, non rischiò nulla, dominò il gioco e si aggiudicò gara e campionato. Il Moccagatta divenne il Maracanà sardo, lo spogliatoio torresino una bolgia di gioia. A Sassari fu subito carnevale. Decine di migliaia di persone si riversarono in piazza d’Italia. Tra le vie del capoluogo le macchine di un solo colore: rossoblù. Fu una festa memorabile. Di quelle che non si dimenticheranno mai. Durata giorni. Al ritorno giocatori, allenatore e dirigenti vennero accolti come Roma accolse i legionari di Cesare. Non avevano conquistato la Gallia, ma per sempre un posto nel cuore di tutti i sassaresi. Comprese le generazioni future.
E sono passati 36 anni tondi tondi.
La classifica finale che premio Torres e Derthona con la promozione in C1