Serie D – Latte Dolce tra gruppo e difesa: coperta corta, ma le soluzioni non mancano
Musica | Le (72) stagioni dei Metallica
Il colore giallo, di per sé, è associato a significati e rappresentazioni di amicizia, compagnia, cameratismo, impegno, lealtà e dedizione. Quasi una dicotomia rispetto al significato della copertina del disco, una culla spezzata, i giocattoli disintegrati, abbandonati in perfetto (dis)ordine intorno a una stanza di bimbo che ha perso drammaticamente la sua funzione accogliente e rassicurante. La culla come spezzare le catene, la metafora della crescita e del cambiamento naturale evoluzione della vita con una certezza: nessuno rimane lo stesso per sempre
Metallica A.D. 2023.
Occorre davvero spiegare chi sono costoro?
Il combo di San Francisco in oltre quarant’anni di carriera ha saputo conquistarsi uno zoccolo duro di fans adoranti, come d’altro canto un altrettanto nutritissimo gruppo di feroci detrattori, sopratutto nella seconda parte della loro carriera, quella iniziata intorno a metà anni Novanta, quando raggiunsero il culmine della popolarità. Tutto ruota da sempre attorno alla figura del batterista Lars Ulrich un diciottenne che praticava il tennis, lo sport di famiglia, che senza alcuna esperienza musicale e con una conoscenza pressoché rudimentale dello strumento – ma abilissimo nelle relazioni e nel marketing – costruisce una vera e propria macchina da guerra, coinvolgendo un amico di un altro amico venuto con lui alle prove, un tale James Hetfield. È qui che inizia la storia di una band destinata a cambiare le regole del rock duro. Tutto era possibile negli anni Ottanta dell’America reaganiana e nella scoppiettante Bay Area di quel tempo, se uno ci credeva davvero.
Ed eccoci qui quarantadue anni e soprattutto tante tonnellate di note dopo dal marchio di fabbrica inconfondibile; d’altronde per i Four Horsemen ogni nuova uscita è per sua natura un evento destinato a far parlare di sé molto a lungo, fra chi lo acclamerà senza riserve gridando all’ennesimo miracolo di una carriera senza rimpianti e chi li accuserà di aver partorito l’ennesima parodia di… loro stessi. Una volta dati per assodati questi fattori è possibile addentrarsi nell’undicesimo album in studio della band californiana che segue Hardwired… to Self-Destruct, precedente prova in studio del 2016.
’72 Seasons’ è già un titolo che impone attenzione: con un rapido calcolo mentale le ’72 stagioni’ sono i primi diciotto anni dell’esistenza, quelli che decidono e forgiano nel bene e nel male la nostra vita. L’album è stato preceduto nell’autunno-inverno del 2022 da ben 4 singoli (Lux æterna, Screaming Suicide, If Darkness Had a Son, 72 Seasons ) che hanno ingannato l’attesa e monopolizzato l’attenzione dei fan da subito. Provate solo a immaginare le tonnellate di commenti vomitati dal postribolo del social network e i principali servizi musicali che offrono streaming on demand presi letteralmente d’assalto.
Il tema dominante dell’album può essere definito un vero e proprio concept
un viaggio che ripercorre la formazione dell’individuo all’insegna dei traumi della crescita, della consapevolezza del proprio io, della caduta e della rinascita: insomma, quelli affrontati dal chitarrista/cantante e autore dei testi James Hetfield durante i suoi travagliatissimi anni giovanili ma anche delle recenti vicissitudini all’insegna della riabilitazione e di un fresco divorzio. Lo stesso James sulla pagina ufficiale della band spiega la scelta narrativa:
“Le 72 stagioni sono i primi 18 anni della nostra vita che formano il nostro vero o falso io. Il senso esistenziale del “chi siamo” ci è stato inculcato dai nostri genitori. Penso che la parte più interessante di questo sia l’approfondimento di quelle convinzioni fondamentali e di come influenzano la nostra percezione del mondo una volta cresciuti. Gran parte della nostra esperienza adulta è rievocazione o reazione a queste esperienze infantili. Siamo prigionieri dell’infanzia o liberati da quei legami che portiamo“.
Il titolo del disco avrebbe dovuto essere – come ha dichiarato Hetfield stesso recentemente – un più scontato e didascalico 72 Seasons Of Sorrow
I testi sono indubbiamente interessanti e le canzoni nel loro complesso pur con qualche inciampo e dei deja-vu risultano sopra la media: 12 tracce e un minutaggio di 77 minuti che sono forse un azzardo nel 2023 ma che sono lo specchio dei tempi e del… digitale.
Lux æterna il primo singolo (rilasciato a novembre 2022) è stato accolto bene e lasciava presagire che lo spirito fosse quello giusto quasi a dimostrare che gli anni Ottanta non sono solo uno sbiadito ricordo e che la band dopo i controversi anni Novanta è tornata definitivamente in carreggiata. Nessun miracolo, forse non vinceranno alcun premio originalità ma è quello che i fan si aspettano da loro e che vogliono sentire. E infatti la title-track è tutto questo : veloce, graffiante, con una buona dose di riffing vecchia scuola ed un ritornello in cui James Hetfiled trasmette tutta la sua rabbia in quasi 8 minuti che volano via in un amen. I pezzi ricalcano questo canovaccio e sono quasi tutti piuttosto lunghi, ad eccezione proprio di Lux Æterna e presentano una struttura lineare, scevra da inutili virtuosismi o ossessivi cambi di tempo.
I tanti mid-tempo ed i riff di Hetfield e Hammett girano intorno alla loro formula consolidata eppure questa volta sembrano essere pervasi di un rinnovato vigore, trovando la loro ragion d’essere in brani diretti e dal forte mood hard rock.
Vivere costantemente col ruolo di dover essere sempre all’altezza del proprio nome è logorante anche se ti chiami Metallica
La band si è liberata del fardello di dover a tutti i costi fare i conti con l’ingombrante passato e non ha timori di giocare sul sicuro: dai solchi dell’album emergono nitidi i fantasmi dal loro anthem Enter Sandman in Sleepwalk My Life Away per non parlare Too Far Gone? che rimanda alla furia cieca di No remorse di killemoliana memoria. Passa il check point anche il secondo singolo Screaming Suicide con un testo che affronta il tabù del suicidio: un buon riff supportato da un ritmo che hanno il loro punto debole nelle linee vocali di Hetfield meno efficaci del solito, specialmente nel ritornello.
Ma non è tutta luccicante la scaletta dell’album che non si fa mancare le classiche note dolenti
Sappiamo quanto i Metallica amino le composizioni lunghe, ma brani come Chasing Light, You Must Burn!, o anche If Darkness Had a Son, non convinco appieno denotando strutture musicali più prolisse, oltre i livelli di guardia e un cantato ai limiti della sufficienza, che ne limitano il potenziale facendo scadere nell’anonimato la parte centrale del disco. Convince invece Crown of Barbed Wire, dai toni cupi e in cui Hetfield sfoggia una buona delle migliori prestazioni vocali del disco e che ambisce forse non troppo velatamente al titolo di Sad but True di questo secolo. Anche Room of Mirrors è sul pezzo: semplice, veloce e trascinante come lo fu Holier than Thou dal Black album.
Inamorata
È il brano forse meno Metallica di sempre ma si rivela una delle sorprese del disco, con una parte centrale che omaggia Orion, e, a conti fatti, il miglior pezzo di questo full length: 11 minuti e spiccioli del brano più lungo di tutta la discografia che assume ora la dimensione di una jam in studio, come fosse un divertissement e dove i quattro amplificano sfumature che lambiscono il jazz fino a vaghi richiami che rievocano i padri Black Sabbath, distillando – come fosse una resa dei conti – tutti i sentimenti delle 72 stagioni: “Misery, she’s not what l’m living for“ e sembra domandare se siano necessarie all’esistenza la malinconia, la depressione, la tristezza; si cerca quel respiro profondo nell’attimo infinitesimale di una risposta che rimane inesorabilmente sospesa, irrisolta forse quanto l’anima dei Metallica.
Tracce
- 72 Seasons – 7:39 (James Hetfield, Lars Ulrich, Kirk Hammett)
- Shadows Follow – 6:12
- Screaming Suicide – 5:30 (James Hetfield, Lars Ulrich, Robert Trujillo)
- Sleepwalk My Life Away – 6:56 (James Hetfield, Lars Ulrich, Robert Trujillo)
- You Must Burn! – 7:03 (James Hetfield, Lars Ulrich, Robert Trujillo)
- Lux æterna – 3:22
- Crown of Barbed Wire – 5:49 (James Hetfield, Lars Ulrich, Kirk Hammett)
- Chasing Light – 6:45 (James Hetfield, Lars Ulrich, Kirk Hammett)
- If Darkness Had a Son – 6:36 (James Hetfield, Lars Ulrich, Kirk Hammett)
- Too Far Gone? – 4:34
- Room of Mirrors – 5:34
- Inamorata – 11:10Testi e musiche di James Hetfield e Lars Ulrich, eccetto dove indicato.